Il racconto del dono dello Spirito inizia in sordina. I discepoli sono riuniti in casa dopo che Gesù li ha lasciati per salire al Padre. Essi hanno sostituito Giuda, uno dei Dodici, e sono concordi nella preghiera.
Consapevoli di aver abbandonato Gesù nel momento della passione e morte, confortati dalla sua resurrezione e dal dono della pace, i discepoli non sanno bene cosa fare se non aspettare lo Spirito che Gesù ha promesso loro. La festa di Pentecoste per i giudei era il memoriale del rinnovo dell’alleanza ed era celebrata cinquanta giorni dopo la Pasqua.
Ed è proprio in questo giorno di memoria dell’alleanza che lo Spirito giunge all’improvviso per rinnovare l’alleanza di Dio con l’uomo. Il dono delle lingue rimanda all’episodio della torre di Babele (Gen 11,1-9), in cui Dio ha moltiplicato le lingue per contrastare il progetto di dominio dell’uomo sull’uomo, simboleggiato dalla costruzione della torre.
Là l’unica lingua serviva per uniformare la vita a un progetto di dominio. Qui la varietà delle lingue è al servizio di un progetto di amore per i fratelli e di promozione della vita. I discepoli, pieni dello Spirito di Dio, annunciano le grandi opere di Dio: la creazione del mondo, il perdono dei peccati e la salvezza dalla morte, per poter vivere una vita da fratelli, fiduciosi che il Signore dà a sufficienza per tutti ciò che è necessario per vivere (questo è il significato di pace).
Non c’è più motivo di invidiare i beni e la vita dell’altro, né di opprimerlo per timore che non ci sia a sufficienza per tutti. Dio abbonda nella vita e chi accoglie il suo Spirito diventa capace di moltiplicare la vita, principio di benedizione per quanti vivono accanto a loro.
Questo avvenimento suscita sempre meraviglia, perché è il Signore che si fa presente nella storia dell’umanità con il suo amore e con l’amore di quanti accolgono la sua parola.
A cura di Marco Bonarini e Teresa Ciccolini – ACLI Milano
Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare.
Dagli Atti degli Apostoli
At 2, 1-11Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e proséliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».Parola di Dio