Paolo scrive questa prima lettera ai Corinti verso la Pasqua del 54 d.C., su sollecitazione di una delegazione della comunità che lo aveva raggiunto ad Efeso. Corinto era un grande porto, città di passaggio di marinai e merci, multietnica e con culti diversificati.
La comunità era formata in prevalenza da pagani convertiti. E’ una comunità vivace e che ha problemi di rapporti interni. Ricordando la loro provenienza, Paolo offre due criteri per discernere chi viene dalla Spirito e chi no.
Nessuno mosso dallo Spirito può dire Gesù è anatema, cioè maledizione, come solo sotto lo Spirito si può dire: Gesù è Signore. Paolo affronta poi il problema dei carismi, cioè dei doni dello Spirito per il bene della comunità (v. 7).
Se la diversità è un dato di fatto ed è cosa buona voluta dal Signore, tuttavia essa viene dall’unico Dio, che è Padre, Figlio e Spirito santo, e per questo motivo non può essere causa di rivalità e di divisione all’interno della comunità.
Il linguaggio di sapienza, di conoscenza, la fede, il dono delle guarigioni, il potere dei miracoli, il dono della profezia, il dono di discernere gli spiriti, la varietà delle lingue e la loro interpretazione, indicano la ricchezza della vita della comunità che viene dalla presenza dello Spirito del Signore, che abbonda nei doni per il bene comune.
Tutte queste attività sono il segno della presenza dello Spirito che le distribuisce secondo il suo beneplacito. Nessuno si deve sentire orgoglioso del dono ricevuto e per questo migliore o superiore a qualcun altro, e nessuno carisma è più grande e/o migliore degli altri. Invece i carismi vanno vissuti secondo l’intenzione dello Spirito che li distribuisce: per il bene della comunità.
Tutti sono necessari, ma tutti sono dono gratuito per il bene comune. Cristo infatti non è diviso in se stesso, come il corpo che ha molte membra e che cooperano tra di loro. Ognuna è necessaria e nessuna può prendere il sopravvento sulle altre, perché tutte cooperano al bene del corpo. Questo principio di comunione e di relazionalità dei carismi, si può applicare anche alla vita civile, come il paragone del corpo – utilizzato già dagli antichi filosofi e politici romani – ci aiuta a comprendere.
1Cor 12, 1-11
Riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio lasciarvi nell’ignoranza. Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare senza alcun controllo verso gli idoli muti. Perciò io vi dichiaro: nessuno che parli sotto l’azione dello Spirito di Dio può dire: «Gesù è anàtema!»; e nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo.
Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue.
Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.
Parola del Signore