La Parola di questa domenica ci presenta un interessante episodio di incomprensione tra i discepoli del Battista e quelli del Nazareno.
Con molta probabilità, agli inizi della Chiesa coesistevano due tipologie di battesimo: una del Battista e una dei discepoli di Gesù.
Il brano intende chiarire che Giovanni si mette da parte, che vuole che sia lo sposo a crescere, egli sente di avere concluso la sua missione e il suo percorso di vita.
Immenso Giovanni che sa farsi da parte, che capisce quando è il momento di andarsene, di gettare la spugna, di voltare pagina.
Gesù definisce il Battista come il più grande degli uomini mai esistiti.
Ha ragione: Giovanni è grande proprio per la sua umiltà autentica e fattiva, per la sua capacità di trovare il suo ruolo all’interno della grande storia di salvezza che Dio intesse nelle nostre piccole storie.
Giovanni passa la sua vita cercando l’Assoluto, inquieto e burbero, non condivide fino in fondo la vita comunitaria di Qumran e se ne va, scegliendo la strada difficile della solitudine assoluta.
Nei pressi del Mar morto, sulle rive del Giordano, attira migliaia di persone affascinate dalla sua forte personalità carismatica.
Non ha peli sulla lingua, Giovanni, fustiga il potere costituito, anche religioso, senza paura.
Interrogato su chi egli sia, in maniera inattesa risponde: “Io sono voce”.
Questo gli ha svelato il deserto: egli è una voce imprestata alla Parola.
E tu, amico lettore, chi sei?
Paolo Curtaz