Come in altre parti del Vangelo, anche qui Gesù paragona la nostra vita ad un albero. Conoscendoci intimamente, afferma che ognuno di noi trae i suoi frutti dal buon tesoro del nostro cuore, e che è ciò che diciamo (per estensione, ciò che facciamo) che mostra quello che abbiamo davvero nel cuore.
Se siamo capaci di riempirlo di verità e di bene, le nostre azioni, informate da quel vero e da quel bene, saranno sante e buone. Riempire dunque questo contenitore che è il nostro cuore dipende dall’ascolto e dall’accoglienza che riserviamo alla parola di Dio.
Come ci dice Gesù, a che serve chiamarlo se poi non facciamo quello che ci indica? E infatti, proseguendo nella lettura del brano, ci dice che le fondamenta del nostro edificio spirituale o sono poste sulla roccia, cioè su Cristo, o sulla sabbia.
Ascoltando le sue parole, e soprattutto mettendo in pratica il suo insegnamento, sempre guidati dalla preghiera, la nostra casa è ben solida e capace di resistere all’infuriare dei venti e della tempeste, cioè noi siamo in grado di resistere alle tentazioni, altrimenti ne dobbiamo vedere la disfatta.
Fonte: Arcidiocesi di Pisa – https://t.me/AscoltaEMedita