Il commento al Vangelo del 11 Maggio 2019 a cura dei Dehoniani.
III settimana di Pasqua – III settimana del salterio
Parola di vita
«Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,68). Mentre i più si scandalizzano per la durezza delle parole di Gesù, Pietro, insieme ai suoi compagni, rimane, riconoscendo nel discorso di Gesù sul pane della vita una parola di vita, non di morte, e di vita eterna. È molto forte e ricca questa espressione, soprattutto se la collochiamo nel contesto più ampio del Vangelo di Giovanni, cogliendo il modo con il quale l’evangelista la utilizza.
La vita eterna, infatti, per lui non è soltanto la vita che ci attende oltre la morte, una vita che non avrà più termine mentre la nostra esistenza storica conoscerà un’interruzione; vita eterna è una qualità diversa di vita che possiamo sin da ora gustare, poiché ci viene donata, proprio da Gesù, dalla sua Parola e dal suo pane, la possibilità di condividere la vita stessa di Dio, e dunque il suo amore, la sua fedeltà, la sua fecondità. Quella di Gesù è una Parola che nutre la nostra esistenza non soltanto perché ci tiene in vita, ma perché ci dona la possibilità di amare come lui ci ama, fino a divenire fecondi per la vita di altri.
Forse anche Pietro non ha ben capito, in questo momento, le parole di Gesù. Intuisce qualcosa, ma probabilmente non comprende ancora tutto. Sa però quanto basta: occorre rimanere con Gesù, perché lui, e soltanto lui, ci può concedere il dono incomparabile di un’esistenza trasfigurata dall’amore. Che cosa poi significhi che quella di Gesù è una Parola di vita eterna Pietro lo comprenderà più avanti, quando potrà costatare la sua efficacia e la sua bellezza non solo nella propria storia, ma anche in quella degli altri, che vengono raggiunti, attraverso la sua predicazione e la sua testimonianza, dalla Parola di Dio. È quanto oggi ci narrano gli Atti: a Lidda Pietro guarisce un paralitico, Enea, mentre subito dopo, a Giaffa, risuscita una discepola chiamata Tabità, cioè Gazzella. I due episodi si inseriscono in una sezione del racconto di Luca incorniciata da due sommari che ricordano che la Chiesa di Dio cresceva (cf. At 9,31) così come cresceva la Parola di Dio (cf. 12,24).
Nei nostri versetti non incontriamo tuttavia il resoconto di una predicazione della Parola, come accade in altre pagine degli Atti (pensiamo ai grandi discorsi di Pietro, di Stefano, dello stesso Paolo), ma la narrazione di due miracoli: la guarigione di un paralitico e la risurrezione di una morta. Nella visione di Luca – è evidente – questi due prodigi sono comunque un segno della Parola di Dio che cresce e si espande, diffondendosi ovunque. Dove la Parola cresce, cresce anche la vita, il male viene debellato, la gioia e la fede hanno il sopravvento sul lutto e sul pianto.
La Parola di Dio cresce e si diffonde non solo in senso geografico, raggiungendo altre città e villaggi, ma soprattutto in senso esistenziale, entrando e maturando dentro tutte le dimensioni della vita umana, comprese quelle della malattia e della morte.Allo stesso modo l’apostolo di Gesù deve preoccuparsi di annunciare la Parola di Dio non soltanto all’intelligenza e al cuore dei suoi ascoltatori, ma all’intera loro esistenza, segnata dal male, dal peccato, dalla malattia, dalla morte. La proclamazione della Parola produce la guarigione piena della persona, e dunque la sua conversione dal peccato, la sua liberazione dalle molte forme di male e di sofferenza, la vittoria della vita sulla morte.
Questo è quanto fa Pietro, prima a Lidda e poi a Giaffa, incontrando il paralitico Enea e la defunta Tabità.Signore, da chi andremo? Dobbiamo rimanere con Gesù, perché soltanto lui ha una parola che trasforma la nostra vita rendendola partecipe della vita stessa di Dio, ma poi da lui dobbiamo lasciarci inviare per essere, come Pietro, testimoni e annunciatori della Parola di vita ovunque la morte minacci l’esistenza umana. Sia a Enea sia a Tabità Pietro ordina di alzarsi. C’è qui un verbo di risurrezione: anìstemi, «risorgi». La parola di Gesù, la parola di Pietro, la parola di ogni discepolo nella Chiesa è parola di vita perché a tutti può annunciare la fecondità della pasqua di Gesù.
Signore Gesù, Pietro, annunciando la tua Parola, ha guarito un paralitico e ha ridato vita a una morta. L’annuncio che oggi ascoltiamo, e il pane eucaristico che condividiamo, liberino anche noi dalla paralisi che ci impedisce di camminare sulle tue vie, dai segni di morte che ci offuscano lo sguardo e ci avvelenano l’esistenza. Tu hai parole di vita eterna. Concedici di crederlo e di annunciarlo ad altri.
Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6, 60-69In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.