Commento al Vangelo del 14 Maggio 2019 – Gv 15, 9-17

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Il commento al Vangelo del 14 Maggio 2019 a cura dei Dehoniani.

S. Mattia, apostolo (festa)

IV settimana di Pasqua – Proprio

Tre fili

La chiamata di Dio ci raggiunge sempre in modo sorprendente e, pur dentro una continuità, si manifesta in modo diverso nelle differenti stagioni della vita. Accade anche a Mattia. Dai criteri che Pietro offre alla comunità, per orientare la sua scelta, deduciamo che Mattia sia stato con il gruppo più ampio dei discepoli, che sono rimasti con Gesù sin dal battesimo di Giovanni. Da allora è stato chiamato e ha seguito Gesù con fedeltà, fino a che ha potuto, perché anche lui, come gli altri, lo ha abbandonato nell’ora della croce. Ora però la sua vocazione assume un aspetto più radicale: è chiamato a diventare «testimone, insieme a noi, della sua risurrezione» (At 1,22).

La chiamata cambia non solamente perché ci affida incarichi differenti; cambia perché ci raggiunge in modo diverso. Di Mattia non sappiamo nulla di come abbia iniziato a seguire Gesù. Possiamo però intuire che abbia vissuto un’esperienza simile agli altri: lo ha incontrato, è rimasto attratto dalla sua persona, probabilmente Gesù stesso gli avrà rivolto una parola accendendo in lui il desiderio della sequela. Ora, invece, la chiamata lo raggiunge attraverso la comunità. C’è la parola di Pietro, la preghiera della Chiesa, infine la sorte, che non è uno sfidare il caso, ma un modo di esprimere la consapevolezza che, pur passando attraverso la mediazione della comunità, è comunque Dio a scegliere e chiamare.

Nel modo in cui la comunità opera il discernimento c’è il sapiente intrecciarsi di fili diversi. Sia pure in modo più personale, li ritroviamo nella vicenda di ciascuno di noi. Un primo filo è costituito dalle circostanze storiche, dalle scelte, anche sbagliate, che la libertà di ciascuno può compiere, che però non vanno subite, ma interpretate nella luce della Parola di Dio. È quanto fa la comunità di Gerusalemme: interpreta ciò che ha fatto Giuda. Non si attarda a indagare le motivazioni del suo gesto, a cercare colpe o giustificazioni, piuttosto si interroga su come debba lasciarsi interpellare da quanto accaduto. Lo fa aprendo la mente e il cuore alla Parola di Dio, grazie a Pietro che cita un paio di versetti dai Salmi 69 e 109 (cf. At 1,20).Un secondo filo è costituito dalle necessità della comunità: «Bisogna dunque che […] uno divenga testimone, insieme a noi, della sua risurrezione» (1,21-22).

Pietro avverte la necessità che venga ricomposto il numero dei Dodici, per ciò che simbolicamente rappresenta, in riferimento ai dodici patriarchi di Israele. Non si tratta di divenire il popolo nuovo di una nuova alleanza, ma di riconoscere la continuità della comunità cristiana con la storia dei padri, che eredita e accoglie, perché c’è un solo popolo di Dio e una sola alleanza, che si compie progressivamente nella storia. La Chiesa, evidentemente, nel corso del tempo manifesta bisogni ed esigenze diverse, che occorre saper riconoscere e ascoltare, perché anche attraverso di essi ci raggiunge la chiamata del Signore.

Un terzo filo è infine rappresentato dalle qualità della persona, dalla sua vicenda biografica, dalla sua identità. Vengono proposti due discepoli, Giuseppe e Mattia, perché entrambi sono stati nel gruppo dei discepoli sin dagli inizi del ministero pubblico di Gesù. Colui che verrà scelto dovrà diventare testimone della risurrezione, ma è importante che sia anche testimone della vicenda storica di Gesù. Occorre saldare insieme i due aspetti, perché, se da una parte è la Pasqua a interpretare la storia di Gesù, dall’altra è proprio quella storia a consentire di comprendere il perché e il significato della Pasqua. Inoltre, nella perseveranza della sequela si svela la fedeltà alla Parola di Gesù che oggi Giovanni ci consegna. Hanno saputo dimorare stabilmente nell’amore del Signore, rimanendo anche nella comunione fraterna, in obbedienza al comandamento nuovo.

Se sappiamo intrecciare questi tre fili, tipici di ogni cammino discepolare, allora anche la nostra vita porterà un frutto che rimane, perché in noi e attraverso di noi agirà l’azione del Signore che ci sceglie, ci chiama, ci invia.

Signore Gesù, noi non ti abbiamo conosciuto nella carne, ma crediamo che sei risorto e presente in mezzo a noi, come il Vivente che sempre viene a incontrarci. Ti ringraziamo per tutti coloro che ci hanno testimoniato la tua vita e la tua risurrezione, chiamandoci alla tua sequela. Donaci di rimanere nel tuo amore e di portare il frutto che tu attendi da noi.

Non vi chiamo più servi, ma vi ho chiamato amici

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15, 9-17

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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