Il commento al Vangelo del 15 Maggio 2019 a cura dei Dehoniani.
IV settimana di Pasqua – IV settimana del salterio
In comunione
Gli Atti degli apostoli ci narrano oggi un momento decisivo nella vita della prima comunità cristiana, i cui frutti giungono fino a noi e al nostro essere Chiesa, qui e oggi. La comunità di Antiochia invia Barnaba e Saulo nel loro primo viaggio missionario. La Parola di Dio continua a crescere e a diffondersi, come narra Luca introducendo l’episodio (cf. At 12,24), e ora, grazie all’opera di questi missionari dell’evangelo, raggiunge nuove terre, viene proclamata ad altre genti.
Al cuore di questa iniziativa c’è la comunità di Antiochia, di cui gli Atti ci hanno narrato la nascita nel capitolo precedente (lo avremmo dovuto ascoltare ieri, ma la festa di san Mattia ci ha ricondotti all’indietro, all’inizio del libro). «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8), afferma Gesù nel discorso missionario di Matteo. È ciò che accade ad Antiochia; la comunità è nata dalla predicazione di alcuni missionari, originari di Cipro e di Cirene, i quali, giunti nella capitale della provincia romana di Siria, avevano iniziato a evangelizzare Gesù anche ai greci (cf. At 11,20).
Ora, quanti sono venuti alla fede grazie al vangelo loro donato, avvertono la necessità di donarlo ad altri. Questo è il modo con il quale la Parola di Dio cresce, nella dinamica gratuita del dono: si torna a donare ad altri quello che da altri si è ricevuto.Una seconda considerazione: negli Atti emergono i volti di due comunità, prima Gerusalemme, poi Antiochia. Della prima Luca evidenzia la comunione, al punto da scrivere che i cristiani di Gerusalemme avevano «un cuore solo e un’anima sola» (4,32); della seconda mette in luce l’anelito missionario: è questa comunità che invia Barnaba e Saulo. Comunione e missione: due tratti che devono sempre caratterizzare il volto della Chiesa.
Due tratti non giustapposti l’uno all’altro, perché sono l’uno dentro l’altro. La comunione è autentica quando genera la missione, la missione è feconda quando è vissuta nella comunione. Nell’invio da parte di Antiochia i due tratti si integrano e si unificano. A inviare gli apostoli, infatti, è l’azione dello Spirito, che però si manifesta attraverso l’agire della comunità. Infatti, è l’intera Chiesa a scegliere e inviare, a imporre le mani e a congedare, e lo fa mentre vive il momento culminate della sua vita comunitaria, quando è radunata in preghiera per celebrare il culto del Signore.
Possiamo immaginare che stia celebrando l’eucaristia, il sacramento che più di ogni altro fa di noi una sola cosa, e nello stesso tempo ci rende, in Gesù morto e risorto, un solo corpo, donato per la vita del mondo.Qui la comunione si manifesta in tutta la sua verità e bellezza. È comunione tra i discepoli, perché fondata in quella comunione con Dio che si alimenta e vive di preghiera, di digiuno, di culto, di adorazione. Allora, nella radicalità di questa comunione, la comunità vive nello Spirito e lo Spirito parla e agisce attraverso la comunità. Barnaba e Saulo sono allo stesso tempo inviati dalla comunità e dallo Spirito Santo.
È un’unica azione, generata da un agire comunitario: dalla comunione in Dio e dalla comunione tra i discepoli. Questo è l’agire della Chiesa!In essa torna a manifestarsi la stessa dinamica che unisce, nello Spirito, il Padre e il Figlio. Nella pagina giovannea che oggi la liturgia ci propone, Gesù svela la profonda unità che lo fa essere una cosa sola con il Padre. «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato» (Gv 12,44-45). E poco più avanti: «Io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire» (12,49).
Allo stesso modo, la comunità cristiana non ha altre parole da dire se non quelle che riceve da Gesù, non ha altro agire se non quello che è plasmato dallo Spirito. Tutto è comunione e tutto tende verso la comunione, in Dio, tra noi, con coloro ai quali siamo inviati. La comunità cristiana non è luogo per liberi battitori, ma per chi sa agire «insieme», nell’unità dello Spirito.
Spirito Santo, Spirito di Dio, tu che sei il Paraclito e parola di verità, donaci lingue nuove, plasma in noi gesti santi e giusti, perché possiamo anche oggi annunciare con fedeltà il vangelo e testimoniare con fecondità la vita che nasce dalla pasqua di Gesù. Gratuitamente abbiamo ricevuto, insegnaci a dare con altrettanta gratuità, sulle strade nelle quali ci invii come segno del Regno che viene.
Io sono venuto nel mondo come luce.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 12, 44-50In quel tempo, Gesù esclamò:
«Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.