Commento al Vangelo del 22 Aprile 2019

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Il commento al Vangelo del 22 Aprile 2019 a cura dei Dehoniani.

Ottava di Pasqua / Tempo di Pasqua / Proprio

«Salute a voi!»

Una delle caratteristiche dei racconti pasquali riportati nei vangeli è l’incontro con il Risorto. L’esperienza o la comprensione della risurrezione di Cristo non avviene attraverso una qualche descrizione di un evento di per sé indicibile, e di fatto non visto da alcuno. Che cos’è avvenuto nella notte tra il sabato e il primo giorno della settimana? Nessuno lo sa e nessuno è stato spettatore della risurrezione di Gesù.

Il mattino del primo giorno della settimana c’è la scoperta di un sepolcro vuoto che non contiene più il corpo del Crocifisso. E un sepolcro vuoto può essere interpretato in molti modi. Nella loro malafede i capi dei sacerdoti danno una lettura di questa assenza in funzione della loro visione degli eventi e della persona di Gesù. Infatti, corrompono i soldati dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”» (Mt 28,13). Ma c’è una parola che i capi dei sacerdoti non hanno udito (e sicuramente non vorrebbero udire) che orienta a un’altra interpretazione.

È la parola udita dalle donne al sepolcro, il misterioso invito dell’angelo a cercare Gesù altrove, anzi a lasciarsi cercare da lui: ««Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto […] vi precede in Galilea; là lo vedrete» (28,57). È come una parola di Dio che orienta le donne alla comprensione di ciò che altrimenti resta chiuso alla loro mente. Altrove devono proseguire la loro ricerca. Devono guardare altrove, in un luogo che permette a loro, a tutti i discepoli, di riprendere il loro cammino di sequela, senza rimanere catturati nel passato. Infatti in questo luogo vedranno Gesù, colui che è risorto dai morti, perché Gesù precede sempre e il discepolo può riconoscerlo, rivederlo, riascoltarlo solo se si mette alla sua sequela, se sta dietro a lui, mettendo i suoi piedi nelle sue orme.

E il brano di Matteo che abbiamo appena ascoltato è proprio una conferma delle parole dell’angelo alle donne, una conferma che solo l’incontro con il Risorto può aprire mente e cuore alla comprensione del mistero di Gesù, del mistero della sua pasqua e della pasqua del discepolo. Non solo a sorpresa Gesù si fa vedere dalle donne, ma va loro incontro. È lui a fare il primo passo, e questo non solo esprime la delicatezza con cui Gesù vuole esaudire il desiderio di coloro che lo cercano, ma ci fa comprendere che da soli, o meglio con il nostro solo sforzo, anche se la nostra ricerca è sincera e appassionata, non possiamo incontrare il Signore Gesù. L’incontro è un dono del Signore.

E dalle parole di Gesù si rivela tutta la grazia del dono dell’incontro: «Salute a voi!» (28,9). Non è il saluto occasionale; la parola donata da Gesù ha tutto un altro sapore perché essa rivela la grazia dell’incontro. E in greco il termine è molto più bello e ricco: «rallegratevi». La grazia dell’incontro custodisce la gioia. Ciò che le donne compiono come risposta a questo incontro è stupendo. Ormai in loro la paura si è dissipata, quella gioia grande che avevano nel cuore si è liberata e soprattutto si è radicata nella gioia della parola di Gesù. Ora possono accostarsi e, senza dire una parola, abbracciano i piedi di Gesù, adorando il loro Signore. È il gesto della peccatrice perdonata, il gesto di Maria a Betania, l’umile gesto di chi si sente accolto nella sua povertà.

Ma con i piedi si cammina. E allora, perché non vedere in questo gesto il desiderio di essere veramente discepoli di colui che sempre ci precede, di rimanere attaccati alle sue orme, di diventare annunciatori dell’evangelo della salvezza, anzi diventare evangelo di salvezza per tutti coloro che si incontrano? Con quel gesto le donne si rendono disponibili a essere loro stesse discepole e apostole, ad annunciare quella parola pronunciata da Pietro con tanta franchezza nel giorno di Pentecoste: «Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni» (At 2,32).

La gioia dell’incontro si trasforma nella gioia di chi si rende disponibile a far incontrare altri con Gesù, nella gioia di chi testimonia che Gesù è vivo e che sempre ci precede, sempre cammina avanti a noi.

Signore Gesù, sono molti i luoghi di morte che rendono triste la nostra vita, i sepolcri dei nostri fallimenti. A volte rimaniamo fermi accanto a essi, pieni di paura, senza speranza. Solo tu puoi liberarci da essi. Vieni ancora incontro a noi e donaci quella Parola che ci comunica la gioia e la vita.

Mt 28, 8-15
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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