Commento al Vangelo del 23 Maggio 2019 – Gv 15, 9-11

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Il commento al Vangelo del 23 Maggio 2019 a cura dei Dehoniani.

V settimana di Pasqua – I settimana del salterio

Stabili nell’amore

Quando  si  giunge  verso  la  fine  della  propria  vita  e  si  volge  lo sguardo  indietro  per  comprendere  il  senso  di  un  cammino,  allora ci si accorge che davvero sono poche le cose che veramente contano.  La  nostra  vita,  certo,  è  piena  di  fatti  significativi,  di  incontri preziosi,  di  realtà  belle  e  ricche  di  bontà.  Ma  tutti  questi  rimangono  nel  nostro  cuore  solo  quando  in  essi  si  è  saputo  scorgere o  seminare  ciò  che  veramente  conta,  ciò  che  rimane  per  sempre.

E ciò che conta e ciò che rimane ce lo dice Gesù in queste parole che  oggi  il  vangelo  ci  consegna:  «Come  il  Padre  ha  amato  me, anche  io  ho  amato  voi.  Rimanete  nel  mio  amore»  (Gv  15,9).  Ciò che orienta profondamente la nostra esistenza, ciò che ci permette di  camminare  senza  tentennamenti  per  quella  via  che  conduce alla pienezza della vita, non è altro che l’amore di Cristo riversato nei  nostri  cuori  per  mezzo  dello  Spirito  che  ci  è  stato  donato.  Un amore  senza  limiti  e  senza  ripensamenti,  senza  barriere  e  senza discriminazioni.

Di  fronte  alle  resistenze  di  coloro  che  volevano condizionare  l’annuncio  dell’evangelo  ai  pagani  con  l’osservanza dei  precetti  giudaici,  Pietro  afferma  la  gratuità  dell’amore  di  Dio dicendo: «E Dio, che conosce i cuori, ha dato testimonianza in loro favore,  concedendo  anche  a  loro  lo  Spirito  Santo,  come  a  noi» (At  15,8).  È  lo  Spirito  che  ci  rivela  questo  amore  e  ci  permette  di rimanere saldi in esso: «Rimanete nel mio amore». Ed è un amore che ha il volto concreto e profondamente umano di Gesù, il volto di una vita donata per noi, suoi amici, ma anche per ogni uomo, anche per chi non lo conosce.

Rendersi conto che tutto ciò che noi siamo o facciamo è preceduto da questo amore del Padre in Gesù, senza condizioni, senza misura o limiti, senza ripensamenti, è una scoperta che dovrebbe cambiare la nostra vita giorno dopo giorno. Forse, paradossalmente è proprio questa la fatica della nostra vita di cristiani: la pretesa di essere sempre noi i protagonisti dell’amore (anche di quello di Dio) e non accettare una gratuità che   ci precede e chiede solo di essere accolta. Quante volte, in varie esperienze del nostro cammino di fede, si è tentati di prendere in mano la guida del cammino, di precedere il Signore, convinti che la nostra generosità sia il modo più sicuro di essere fedeli alla sua Parola?

Pietro ha tentato più volte di essere il protagonista della sua sequela, pretendendo di sostituirsi al suo Maestro anche nel dono della vita. Solo quando questo idolo è crollato (perché si trattava di un idolo), di fronte allo sguardo di compassione e di perdono di Gesù, Pietro ha compreso che era ora di arrendersi e di lasciarsi amare senza condizioni o pretese da colui che ha dato la sua vita per lui, da colui che lo ha amato sino alla fine. Pietro allora ha capito che ciò che conta non è lo sforzo di dimostrare di amare Gesù, ma è lasciarsi amare da lui, dimorando nel suo amore.

«Rimanete nel mio amore»: ecco ciò che dà unità alla vita del discepolo, liberandolo da quel fragile protagonismo che lo rende impermeabile alla compassione e al perdono del Signore.

Tuttavia rimanere nell’amore di Cristo richiama una scelta di continuità, una stabilità che esige la fatica di non spostarsi dal luogo in cui è custodito questo amore. Che cosa ci permette di scegliere di rimanere ogni giorno nell’amore di Cristo? Gesù ci dice:

«Se  osserverete  i  miei  comandamenti,  rimarrete  nel  mio  amore, come io  ho  osservato  i  comandamenti  del  Padre  mio  e  rimango nel  suo amore»  (Gv  15,10).  L’amore,  per  essere  autentico  e  non solo un’emozione passeggera, esige l’obbedienza, cioè esige una relazione  di ascolto  e  di  fiducia.  L’amore  in  cui  siamo  chiamati  a rimanere è l’amore di Cristo, nel quale di riflette e si comunica l’amore  stesso  del Figlio  verso  il  Padre.  E  Gesù  più  volte  ci  ricorda la  qualità  della  sua relazione  filiale  con  il  Padre.  Essa  è  l’obbedienza alla sua volontà, alla sua Parola: «Come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore».

Rimanere nell’amore di Cristo esige anche per noi la stessa obbedienza, cioè esige  l’ascolto  della  sua  Parola  e  la  scelta  di  metterla  in pratica.  Ma non  si  deve  dimenticare  che  ogni  parola  di  Gesù  ci orienta  sempre  in un’unica  direzione:  quella  dell’amore.  Si  rimane nell’amore di Cristo obbedendo al comandamento dell’amore!

Se il tuo amore dimora in noi, o Cristo, avanzeremo sicuri nel cammino della vita. Non dovremo più temere la tristezza, non dovremo più aver paura della solitudine, sapremo scegliere ciò che veramente può comunicarci la vita. Saremo per ogni fratello evangelo vivente, fonte di consolazione e di gioia.

Rimanete nel mio amore, perché la vostra gioia sia piena.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15, 9-11

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:

«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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