Il commento al Vangelo del 25 Aprile 2019 a cura dei Dehoniani.
Ottava di Pasqua / Tempo di Pasqua / Proprio
Incontrare il Risorto
I racconti evangelici che ci narrano le apparizioni di Gesù risorto ai discepoli ci fanno comprendere che ogni incontro con il Risorto non è un’esperienza spontanea, immediata, che avviene senza resistenze da parte del discepolo. Spesso viene sottolineata la paura, lo smarrimento, l’incredulità, il dubbio. E sono reazioni che avvengono proprio quando davanti agli occhi dei discepoli appare il Risorto stesso.
Lo si vede chiaramente nel racconto di Luca proposto dalla liturgia di oggi: mentre Gesù appare in mezzo ai discepoli, essi rimangono «sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma» (Lc 24,37). Dunque non è sufficiente vedere Gesù per riconoscerlo e per comprendere il senso della sua pasqua. È necessario che lui stesso guidi per mano il discepolo e gli indichi alcuni luoghi in cui la sua fede può radicarsi e maturare per accogliere e scoprire il suo mistero. Anzi, l’esperienza dei primi discepoli è testimonianza per noi. Dopo la guarigione dello storpio, Pietro così parla al popolo: «Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni» (At 3,15).
La testimonianza dei primi discepoli diventa allora un paradigma per il nostro cammino di sequela, trasmettendoci proprio quei luoghi in cui la nostra fede in Gesù può maturare e in cui il nostro incontro con il Risorto può avvenire realmente. E proprio a partire da questi luoghi, ci rendiamo conto che la nostra situazione rispetto a quella dei primi discepoli non è poi così svantaggiata come potrebbe sembrare. Quante volte ci viene da pensare: ma i primi discepoli hanno visto Gesù e la loro fede in lui era più facilitata della nostra.
Questo in parte è vero. Ma proprio i racconti delle apparizioni ci testimoniano, in qualche modo, il contrario: nessun discepolo lo riconosce subito, anzi la reazione è quella della paura o del turbamento. Riconoscere Gesù, incontrarlo non è un’esperienza che avviene da uno sguardo diretto su un volto, ma dalla comprensione della sua persona e della sua vicenda alla luce di alcuni segni che Gesù stesso dona ai discepoli. E sono segni donati anche a noi, segni che permangono nel cammino di fede della Chiesa. E il racconto di Luca ci offre alcuni di questi luoghi in cui si può incontrare il Risorto. Il primo di questi luoghi è la realtà stessa della carne di Gesù, la sua umanità: essa è veramente sacramento di incontro con il suo mistero.
Gesù, ai discepoli increduli, non mostra fenomeni straordinari che attestano la sua nuova realtà, ma mostra le mani e i piedi feriti e chiede loro da mangiare: «Mostrò loro le mani e i piedi. […] disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”» (Lc 24,4041). Il Risorto si presenta con il sigillo della sua umanità, ma soprattutto con i segni della realtà più drammatica dell’uomo, la morte violenta impressa sulla sua carne; ciò che era stato vissuto dai discepoli come esperienza di sconfitta e fallimento, diventa il tratto dell’identità che accompagna il Cristo nella sua nuova condizione. E il discepolo deve comprendere che solo passando attraverso l’inaudita esperienza del Crocifisso (il dono di sé fino alla morte), può riconoscere il Risorto.
Ma Gesù ci indica anche un altro luogo di incontro con lui. E questo luogo è la Scrittura. Nel racconto di Luca, ma anche negli altri racconti, Gesù parte o ritorna sempre alla Scrittura: «Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: “Così sta scritto”» (24,4546). Il discepolo non può riconoscere il Risorto, e soprattutto il legame tra la morte violenta in croce e la risurrezione, nella vicenda di Gesù, se non mediante quello «sta scritto», perché proprio nella Scrittura tutta la storia di Gesù, la vicenda umana di quella unica Parola che Dio ha detto all’uomo, trova un senso e un compimento.
Ed è questo un luogo di fede che è dato anche a noi, perché ogni volta che accostiamo le Scritture per comprendere la Parola di Dio che esse contengono, Gesù stesso, misteriosamente, ci appare e apre la nostra mente e si rivela a noi.«Di questo voi siete testimoni» (24,48): così Gesù dice agli Undici. Di questo incontro, di queste possibilità che Gesù ci ha donato per conoscere il suo volto, anche noi ora siamo testimoni, così come lo sono stati i primi discepoli.
Signore Gesù, tu sei il vivente in mezzo a noi, ma nella nostra incredulità non ti riconosciamo. Tu ci mostri i segni del tuo amore, nelle tue mani e nel tuo costato, e noi rimaniamo turbati e tristi. Apri la nostra mente e il nostro cuore perché possiamo essere testimoni di vita e di resurrezione.
Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 24, 3548In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.