Il commento al Vangelo del 30 Aprile 2019 a cura dei Dehoniani.
II settimana di Pasqua | II settimana del salterio
S. Pio V, papa (memoria facoltativa)
Comunione
Coloro che hanno iniziato una forma di vita religiosa, i fondatori di ordini e congregazioni, hanno sempre avuto davanti agli occhi un’icona ideale di comunità nella quale si realizzano le esigenze radicali dell’evangelo. Si tratta della prima comunità dei discepoli che si è formata a Gerusalemme dopo la morte e risurrezione di Gesù, e che man mano si è ingrandita con l’adesione di uomini e donne alla fede pasquale predicata dagli apostoli.
Troviamo una descrizione completa di questa comunità in At 2,42-47: ciò che crea comunione tra coloro che credono in Cristo non è soltanto l’insegnamento degli apostoli, lo spezzare il pane e la preghiera, ma è la perseveranza in una vita di condivisione e di lode. La gioia dà il tono a questa comunità di discepoli perché vivono «con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo» (2,46-47). Lo stesso stile di comunione e di condivisione lo ritroviamo in un altro testo di Atti, in cui ancora una volta ci viene presentata la Chiesa di Gerusalemme. E due elementi offrono la qualità della comunione che unisce i credenti in Cristo. Anzitutto, ci dice Luca, erano «un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune» (4,32). C’è una profonda unità che abita il cuore di questa comunità, e tale unità è data dal reciproco dono di sé che trasforma i rapporti tra i credenti in Cristo.
È una comunità che sa passare continuamente dal «mio/tuo» al «nostro», cioè sa condividere i doni del Signore, dalle cose semplici della vita (i beni, la mensa) alla vita stessa. È una comunità che ha veramente imparato dal suo Signore: il dono della vita che Cristo ha fatto all’umanità con la sua morte e risurrezione è veramente diventato quella forza che può vincere ogni forma di egoismo, chiusura, potere. Ma c’è un’altra forza che sostiene questa comunità di credenti e che dà qualità alla loro comunione. È la forza della testimonianza degli apostoli: «Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù» (4,33). Ciò che sostiene la fede dei credenti non è una qualche ideologia, non è un insieme astratto di concetti o discorsi su Dio, ma è la testimonianza viva di coloro che hanno posato il loro sguardo sul Crocifisso e Risorto, coloro che sono stati trasformati dall’incontro con Cristo, coloro che lo hanno seguito, anche se con molte titubanze e fatiche.
La comunità dei credenti che si riunisce attorno agli Undici a Gerusalemme è una comunità che è veramente rinata dallo Spirito, quello Spirito che come «il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va» (Gv 3,8). È una comunità che ha posto al centro della sua vita il mistero pasquale di Gesù, il mistero del Figlio «innalzato» e dell’Unigenito «donato» per la salvezza del mondo. Per questo è una comunità di salvati, che sa trasmettere la gioia di vivere da uomini e donne redenti in Cristo. Nella loro vita si è operato quel passaggio cruciale che Gesù aveva indicato a Nicodemo: «nascere dall’alto» (3,7).
È il passaggio dalla radicale incapacità dell’uomo di amare (amare come Gesù) a una nuova possibilità di amare. E il modo nuovo di amare è proprio espresso in un movimento paradossale che deve accompagnare lo sguardo del credente: «E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna» (3,14-15). Lo sguardo del credente è condotto verso l’alto, verso il Crocifisso e Risorto, ma proprio in questo volto scopre che la vera qualità dell’amore, quell’amore che comunica la vita, si abbassa, si umilia per condividere il cammino e le sofferenze dell’uomo. L’Innalzato è il Disceso, e l’unica via che ci fa salire in alto è quella del dono di sé, dell’umiltà: in basso.
Questa è la forza di ogni vera comunione, quella che ha sostenuto la vita della prima comunità, quella che sostiene da sempre la vita della Chiesa, quella che può trasformare le nostre comunità.
Signore Gesù, i tuoi discepoli hanno faticato a seguirti, ma hanno perseverato nella tua parola e nel tuo amore. Con il dono dello Spirito li hai trasformati in una comunità capace di trasmettere gioia e consolazione. Continua anche oggi a rendere le nostre comunità, spesso stanche e tristi, luoghi di speranza e di salvezza, di condivisione e di comunione.
Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3, 7-15In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.