Il commento al Vangelo del 8 Maggio 2019 a cura dei Dehoniani.
III settimana di Pasqua III settimana del salterio
Il tuo nome è Stile, alleluia!
La prima lettura ci mette di fronte non solo al dramma della persecuzione, ma anche a quella che potremmo definire la grazia della persecuzione. La morte di Stefano rappresenta nella storia della Chiesa un momento importantissimo che fa da spartiacque tra un prima e un dopo. Dal martirio di Stefano in poi diventa chiaro che ai discepoli è riservata la stessa sorte del loro Maestro. Il dramma della persecuzione racchiude la grazia dell’imitazione e il racconto della lapidazione di Stefano sottolinea come il discepolo sia in tutto simile al Maestro nelle parole, nei gesti…in una parola, nello stile.
L’accanimento di quanti hanno bisogno di eliminare la coraggiosa testimonianza dei discepoli del Risorto, invece di indebolire non fa che rafforzare ulteriormente l’entusiasmo della prima comunità. Non si tratta certo di entusiasmo per la sofferenza in quanto tale, ma della profonda gioia di sentire che la propria vita può essere radicalmente conforme a quella del Signore diventando così partecipi del suo mistero pasquale.La penna dell’evangelista Luca ci introduce in questo paradosso della vita discepolare. Nel racconto che la liturgia ci offre quest’oggi, se le prime parole evocano la «violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme» (At 8,1), le ultime parole sono invece quasi di soddisfazione: «E vi fu grande gioia in quella città» (8,8).
Tra la persecuzione e la gioia vi è un filo rosso che non è legato certo a una sorta di masochismo spirituale, ma alla consapevolezza profonda di potersi inserire con la propria vita, e persino con la propria morte, nel solco tracciato dall’offerta pasquale di Cristo. Forse sarebbe meglio dire che la gioia è frutto della persecuzione nella misura in cui si sa accogliere il mistero della faticosa dispersione, che diventa una sorta di necessità e quasi la condizione per l’ampliarsi dell’evangelizzazione nella logica del seme che viene ampiamente sparso: «Quelli però che si erano dispersi andarono di luogo in luogo, annunciando la Parola» (8,4).
Il vento della Pentecoste sembra che continui a spazzare il cielo della storia attraverso il vento della persecuzione, che permette comunque, in un modo o nell’altro, che il polline del vangelo fecondi i fiori della nostra umanità, sempre più lontano e sempre più in alto. Così diventa promessa di un raccolto più che abbondante. Il Signore Gesù si fa nutrimento della nostra gioia e della nostra pienezza di vita: «E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno» (Gv 6, 39).
La salvezza si riceve da un altro come un sorriso, perché radica nella stessa vita della Trinità e sgorga dalla stessa intimità divina: è relazione, dialogo, condivisione, comunione allo stesso pane, fraternità che nasce e si rafforza nella condivisione dei propri bisogni e delle proprie necessità. Essere salvati ed essere inondati di gioia è semplice come un «buongiorno» o un «ciao» pieno di allegra tenerezza. Si potrebbe dire che come discepoli siamo chiamati a preparare la nostra testimonianza a partire dalle cose più semplici di ogni giorno.
Non possiamo e non dobbiamo dimenticare che Stefano fu scelto tra i primi sette diaconi per servire alle mense. La sua disponibilità a servire nelle piccole cose di ogni giorno è stata la quotidiana preparazione al dono pieno della vita di Stefano. Così deve essere per ciascuno di noi, chiamati a entrare nello stile dei martiri, nello stile del Crocifisso risorto.
Signore risorto, ti benediciamo per i martiri di tutti i tempi e di tutti i luoghi, per coloro di cui conosciamo il nome e di quanti sono segretamente scritti nel libro della vita. Ti ringraziamo perché il tuo Spirito ci dà la gioia di imitare il tuo stile pasquale di una vita gioiosamente donata in ogni circostanza. Alleluia!
Questa è la volontà del Padre: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6, 35-40In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.