Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
S. Alfonso Maria de’ Liguori, vesc. e dott. della Chiesa (mem.)
XVII settimana del tempo ordinario
I Settimana del Salterio
Dimora
Sin dalle prime battute del suo vangelo, Matteo ci fa contemplare il Signore Gesù come un nuovo Mosè che diventa salvatore proprio perché, a sua volta, salvato dal pericolo di essere non accolto alla nascita o sterminato subito dopo assieme ai bambini di Betlemme. Quest’oggi la Parola di Dio che ci viene proposta dalla liturgia ci fa assistere all’erezione della «Dimora» (Es 40,18).
Questo luogo santo ha due funzioni principali. Prima di tutto è lo spazio dell’incontro tra Dio e il suo servo Mosè per discernere ciò che è buono per il popolo in cammino verso la libertà. Inoltre, rappresenta il segnale per indicare al popolo il tempo per camminare e il tempo per riposare. Il testo ricorda che «per tutto il tempo del loro viaggio, quando la nube s’innalzava e lasciava la Dimora, gli Israeliti levavano le tende» (40,36). A partire da questo racconto possiamo dire che il luogo della Dimora è contemporaneamente l’ambito dell’intimità e della sosta silenziosa per intrattenersi nella preghiera, come pure il segnale per rimettersi in cammino.
Da questo punto di vista la Dimora-Tenda conserva tutto il suo carattere profetico e dinamico in confronto al Tempio costruito in pietra. Il tempio di pietra è inamovibile, tanto da assomigliare più ai luoghi di culto dell’Egitto faraonico che non alla caratteristica particolare del popolo di Dio nomade e sempre in cammino.
Il segno della Dimora rimane nella memoria di Israele, come pure nella coscienza della Chiesa non è un ricordo nostalgico dei «tempi d’oro» di una fede essenziale e di una sequela generosa. Esso rappresenta un monito per chiedersi fino a che punto rimaniamo stabili nel rapporto con Dio e continuamente in cammino per corrispondere alla sua volontà, che si manifesta attraverso i segnali della vita. Nel racconto dell’Esodo continuamente viene ricordato che ogni gesto avviene «come il Signore aveva ordinato a Mosè» (40,32).
Possiamo applicare a Mosè ciò che il Signore Gesù dice a conclusione delle sue parabole: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche» (Mt 13,52). Questa piccola parabola conclusiva segue l’evocazione della «rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci» (13,47).
La nostra vita è per sua natura complessa e spesso segnata da ambiguità, oltre che accompagnata da momenti di fragilità e persino di trasgressione. Eppure il Signore Gesù ci permette di sperare sempre e comunque. La minaccia che rischia di immobilizzarci nella paura – «e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti» (13,50) – è in realtà uno stimolo a sentire l’urgenza di agire con l’intelligenza e la sapienza dello scriba, «divenuto discepolo del regno dei cieli». Non possiamo e non dobbiamo mai accontentarci di ciò che abbiamo raggiunto. Dobbiamo essere capaci di frugare nel nostro cuore e di cercare con attenzione negli eventi che accadono nella nostra vita, per trovare sempre «cose nuove e cose antiche». La sfida è di essere sensibili sia alle «cose nuove» che alle «cose antiche» per sapersi fermare e, al contempo, sapersi rimettere in marcia.
Signore Gesù, donaci la calma e la diligenza dello scriba divenuto discepolo del Regno e infondi nel nostro cuore la stessa mitezza che amasti in Mosè, tuo servo. Talora la fretta ci rende superficiali e distratti, fa’ che apprendiamo l’arte dell’attesa e coltiviamo il coraggio della pazienza e del discernimento.
Leggi il Vangelo di oggi
Raccolgono i buoni nei canestri e buttano via i cattivi.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 13, 47-53In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate queste parabole, Gesù partì di là.Parola del Signore