Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
XIII settimana del tempo ordinario
I settimana del salterio
Domande
Non va dimenticato che la cosa più importante non sono le risposte, ma le domande. In alcuni casi, soprattutto nella formazione dei giovani, la cosa più difficile da conoscere e da formulare non sono le risposte, che si possono anche ripetere meccanicamente o cercare agevolmente ormai sul proprio smartphone.
Ciò che fa la differenza e permette una conoscenza reale del modo di pensare e di essere delle persone che siamo e che incontriamo è la qualità delle nostre domande. Nel vangelo di quest’oggi troviamo dei presunti o potenziali discepoli che, invece di porre al Signore delle domande, sembrano inondarlo con delle affermazioni o delle concessioni già prestabilite.
La reazione del Signore Gesù è esigente. Per ben due volte, il Signore sembra voler mettere in crisi i suoi interlocutori per evitare che cadano nell’illusione che tutto sia chiaro e scontato. Gesù non accetta di essere informato, ma chiede di essere realmente coinvolto nei processi di decisione, senza essere escluso dal lungo cammino di discernimento. Inoltre, la sequela esige l’urgenza del momento presente, che rimanda all’esigenza di una relazione viva e realmente capace di mettere l’altro al primo posto: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti» (Mt 8,22).
Ben diverso è l’atteggiamento di Abramo nella prima lettura di quest’oggi. Il nostro padre nella fede si dimostra capace di porre le domande giuste al Signore. Egli la fa con garbo e insistenza, ma senza nessuna forma di petulanza: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio?» (Gen 18,23). La domanda di Abramo è resa possibile dalla decisione divina di non escludere il suo amico dalle proprie decisione divine: «Devo io tenere nascosto ad Abramo quanto sto per fare […]?» (18,17).
Dopo l’incontro sotto la tenda, lo scambio dei doni e il rinnovo delle promesse, tra Dio e il suo servo Abramo si crea un’intimità che permette qualunque domanda senza obbligare a nessuna risposta: «Come ebbe finito di parlare con Abramo, il Signore se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione» (18,33). Il dialogo serrato tra l’Altissimo e Abramo non toglie a nessuno dei due interlocutori la libertà. Di fatto, il seguito del racconto ci rivela che il Signore ha accolto la provocazione di Abramo. Sodoma e Gomorra verranno distrutte, ma Lot e la sua famiglia vengono salvati prima che il fuoco cada sulle due città.
Il Signore Gesù cerca di aiutare i suoi interlocutori a non accontentarsi di buone ed eroiche disposizioni a una sequela che rischia di non essere capace di misurare fino in fondo il peso della sequela. Lo scriba e il discepolo che si propongono al Maestro con morbida generosità esprimono bene la sfida aperta per ognuno di noi. Non basta decidere o desiderare di diventare discepoli, è necessario al pari di Abramo costruire la possibilità di un dialogo sincero senza voler controllare ciò che avviene per se stessi e per gli altri. Bisogna aprirsi a una vera fiducia capace di assumere la provvisorietà e la precarietà: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Mt 8,20).
Signore Gesù, ogni giorno cerchiamo le risposte giuste per continuare a vivere e a sperare, e talora ci sembra di non riuscire a trovarne. Aiutaci a maturare le domande giuste per instaurare rapporti di fiducia sempre più profondi, a partire dai quali possiamo serenamente accogliere la realtà senza sentircene schiacciati.
Leggi il Vangelo di oggi
Seguimi.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 8, 18-22In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva.
Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».
Parola del Signore