Commento al Vangelo di oggi, 11 Giugno 2019 – Mt 10, 7-13

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Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.

S. Barnaba apostolo (memoria)

X settimana del tempo ordinario – II settimana del salterio

Segni da riconoscere

«Il  regno  dei  cieli  è  vicino»  (Mt  10,7).  Questo  è  l’annuncio  fondamentale  di  Gesù  all’inizio  del  suo  ministero  itinerante,  questo deve  rimanere  l’annuncio  degli  apostoli  che  egli  invia  in  missione,  come  pure  è  e  rimane  l’evangelo  che  la  Chiesa,  in  ogni  tempo,  non  si  stanca  di  proclamare.  Gesù,  tuttavia,  non  si  è  accontentato  di  proferire  parole.  Il  Regno  si  fa  vicino  in  lui,  nella  sua persona,  nei  suoi  gesti,  nel  suo  stile  di  vita.  Allo  stesso  modo, i  discepoli  non  devono  limitarsi  a  un  annuncio  verbale;  devono rendere prossimo il Regno con i loro gesti di cura dei bisogni e di liberazione dal male: «Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate  i  lebbrosi,  scacciate  i  demòni»  (10,8).

Soprattutto,  sembra dire  loro  Gesù,  siate  testimoni  di  gratuità:  «Gratuitamente  avete ricevuto,  gratuitamente  date»  (10,8).  Il  Regno,  infatti,  è  anche questo,  forse  –  potremmo  giungere  a  dire  –  è  soprattutto  questo:  epifania  della  gratuità  di  Dio,  dono  della  sua  grazia.  Non  è un bene che dobbiamo meritare o conquistare in qualche modo. Possiamo  solo  riceverlo  come  un  dono  e  custodirlo  come  tale, senza  sfigurarlo.  Per  questo,  ciò  che  gratuitamente  riceviamo deve  essere  altrettanto  gratuitamente  condiviso  con  altri.  E  poiché  è  la  gratuità  senza  restrizioni  a  dover  caratterizzare  il  dono, esso deve essere offerto a tutti. Non è possibile fare selezioni o porre limiti: non c’è qualcuno che lo meriti più o meno di altri. Se ci  sono  dei  destinatari  privilegiati,  sono  proprio  i  poveri,  perché in  essi  maggiormente  può  manifestarsi  la  logica  di  una  gratuità così radicale.

Anche per questo motivo i discepoli, inviati ad annunciare questa prossimità, devono farlo spogli di tutto, liberi da tutto. Non c’è nulla che possano possedere, perché tutto deve essere condiviso;  non  c’è  nulla  che  appartenga  loro,  perché  tutto  devono ricevere,  dalla  grazia  di  Dio,  certo,  ma  anche  dalla  generosità  di coloro  ai  quali  sono  inviati,  e  da  cui  devono  in  qualche  modo dipendere,  rimanendo  nelle  loro  case  (cf.  10,11).  Ad  annunciare il  Regno,  non  bastano  le  parole  e  neppure  i  gesti:  è  necessario un  più  globale  e  totalizzante  stile  di  vita.  Si  può  proclamare  con credibilità la presenza del Regno di Dio soltanto mostrando come la sua prossimità abbia già profondamente trasformato la propria esistenza, in ciò che si dice, in ciò che si fa, in ciò che si possiede, in ciò a cui si rinuncia, in una parola: in ciò che si è.

C’è,  però,  un’ulteriore  modalità  nella  quale  il  Regno  va  annunciato:  ce  lo  ricorda  l’apostolo  Barnaba,  di  cui  facciamo  memoria ascoltando un illuminante brano degli Atti in cui Luca ci descrive la sua figura umana e spirituale, prima ancora che la sua azione. Scrive  l’evangelista:  «Quando  questi  [Barnaba]  giunse  e  vide  la grazia  di  Dio,  si  rallegrò  ed  esortava  tutti  a  restare,  con  cuore risoluto, fedeli al Signore» (At 11,23). Ad Antiochia sta accadendo qualcosa di nuovo, che la comunità di Gerusalemme, dalla quale Barnaba proviene, non ha ancora conosciuto: per la prima volta, in  modo  ordinario,  Gesù  viene  evangelizzato  anche  ai  greci,  ai non  circoncisi  (cf.  11,20).

Allora  la  Chiesa  madre  di  Gerusalemme invia  Barnaba  per  verificare  cosa  stia  accadendo  in  questa  giovane  comunità,  di  recente  fondazione.  Barnaba  giunge  e  vede: riconosce che in quanto accade operano non gli uomini, in modo autonomo, ma attraverso di loro è la mano stessa del Signore ad agire (cf. 11,21). Vede, in altre parole, i segni della prossimità del Regno, che sta maturando dentro le vicende umane.

Per annunciare il Regno di Dio occorre diventare capaci di riconoscere e rendere visibili anche agli altri i segni della sua prossimità, che gratuitamente precedono ogni nostra azione, ogni nostra decisione. Gesù invia anche noi, come i discepoli storici, a proclamare l’evangelo del Regno. E noi dobbiamo andare, parlare, testimoniare, compiere gesti di cura e di liberazione, ma sempre con questa consapevolezza: il Regno ci precede. A noi spetta riconoscerne e mostrarne i segni.

Padre, abbiamo ascoltato e pregato la tua Parola. Possa essa aprirci gli occhi e illuminarci lo sguardo, così che possiamo vedere i segni del tuo Regno in noi e in mezzo a noi e rallegrarcene. Le novità non ci spaventino e non ci rendano ansiosi, ma ci consentano di riconoscere la tua mano che gratuitamente agisce nella storia, per la salvezza di tutti, nessuno escluso.

Leggi il Vangelo di oggi

Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 10, 7-13

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti.
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».

Parola del Signore

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