Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
S. Giovanna Francesca Frémiot de Chantal, religiosa (mf)
XIX settimana del tempo ordinario
I Settimana del Salterio
Cristo-pesce!
Nella prima comunità cristiana il simbolo del pesce aveva un valore cristologico ed era immagine ricorrente nelle catacombe. Già nell’epigrafe di Abercio, vescovo di Gerapoli morto nel 167, troviamo inciso l’acrostico che gioca sul termine greco per dire pesce – icthys – nel quale i cristiani riconoscevano il nome di Gesù: Iesoùs Christòs THeoù Yiòs Sotèr, «Gesù Cristo Figlio di Dio salvatore». Non so se Matteo avesse già presente quest’associazione simbolica tra il pesce e il mistero di Gesù. Comunque sia, essa offre a noi lettori una suggestione preziosa per comprendere il brano evangelico che oggi la liturgia ci propone.
Gesù coglie una circostanza occasionale, come quella in cui vogliono riscuotere anche da lui, oltre che dai suoi discepoli, la tassa per il tempio, per offrire una profonda rivelazione del suo mistero personale. Se i re della terra riscuotono le tasse e i tributi non dai propri figli, ma dagli estranei (cf. Mt 17,25-26), Dio dovrebbe comportarsi in modo diverso? La tassa in questione, infatti, è per il Tempio, dunque ultimamente per Dio, che è il Signore del Tempio e lo abita. Come fanno i re della terra, allo stesso modo anche Dio non riscuote la tassa dal proprio Figlio.
Ecco la rivelazione che Gesù fa di se stesso, affermando implicitamente di essere Figlio di Dio. Il racconto di Matteo potrebbe concludersi a questo punto e avremmo già un annuncio importante circa l’identità di Gesù. L’evangelista, tuttavia, aggiunge ancora una parola: «Per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te» (17,27).
Gesù vuole anzitutto scongiurare uno scandalo ed evita una rivelazione di sé che i suoi interlocutori non sarebbero in grado di comprendere. La sua parola e il suo gesto, tuttavia, non si limitano a questa preoccupazione, la oltrepassano per approfondire ulteriormente la rivelazione del mistero. Accettando di pagare la tassa, è come se Gesù si spogliasse della propria singolare relazione con il Padre. Entra pienamente nella nostra condizione umana, come ricorda l’inno di Filippesi 2, ma lo fa con l’intento di donare anche a Pietro la possibilità di pagare la tassa del Tempio, non con un denaro che egli possederebbe, ma con quello che gli dona Gesù stesso.
Lo fa attraverso un pesce, immagine cristologica, pescato dalle acque del lago, immagine pasquale. Gesù è il pesce che accetta di immergersi nelle acque della morte, per esserne poi liberato nella risurrezione, così da donare a Pietro e a ciascuno di noi di intessere la relazione con il Padre con la sua stessa moneta d’argento, condivisa con noi. Fuor di metafora: Gesù è il Figlio libero che accetta di lasciarsi afferrare dalle catene della morte per liberare tutti noi, che del male e della morte siamo prigionieri, e renderci liberi figli di Dio, come lui lo è.
A consentirci di pagare la tassa del Tempio, vale a dire di stare nella giusta relazione con il Padre, ora è la moneta che lui ci offre divenendo per noi pesce, strappato dalle acque del male nella sua esperienza pasquale. La pasqua di Gesù, il suo accettare di condividere la nostra condizione umana fino alla morte di croce (cf. Fil 2,8), ora ci rende liberi figli di Dio. La rivelazione del suo mistero diviene rivelazione della nostra nuova identità, nella quale siamo rigenerati dalla sua pasqua.
Se questo è il dono gratuito che riceviamo, dobbiamo però corrispondervi con le scelte della nostra libertà filiale, ci ricorda il Deuteronomio. Dio non ci chiede una tassa, come fanno i re della terra; ciò che desidera è che lo temiamo, cioè crediamo in lui, che lo amiamo e lo serviamo con tutti noi stessi, camminando nelle sue vie, custodendo la sua Parola, rendendo giustizia e prendendoci cura di tutti coloro che egli predilige: orfani, vedove, forestieri… tutti i poveri e i bisognosi della terra. Per andare a Dio, è a loro che deve andare la moneta della nostra cura prossima e compassionevole.
Padre, noi ti ringraziamo e ti benediciamo, perché attraverso il tuo Figlio, morto e risorto per noi, tu ci chiami a dimorare, come figli liberi e non più schiavi, nella tua casa. Insegna alla nostra vita a vivere i sentimenti, i gesti, le parole della libertà filiale: la fede, l’amore, la custodia della Parola, il camminare sulle tue vie, l’avere tenera e attenta cura dei nostri fratelli e sorelle maggiormente nel bisogno.
Leggi il Vangelo di oggi
Lo uccideranno, ma risorgerà. i figli sono liberi dal tributo.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 17,22-27In quel giorno, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.
Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì».
Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei».
E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».
Parola del Signore