Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
Giornata mondiale contro il lavoro minorile
Indice
X settimana del tempo ordinario – II settimana del salterio
Compiere
«La lettera uccide, lo Spirito invece dà vita» (2Cor 3,6). Paolo, scrivendo ai corinzi, fa questa decisa affermazione, anche per ricordare che a renderci giusti non basta un’osservanza letterale della Legge mosaica, di cui peraltro non siamo capaci; occorre invece il dono dello Spirito che, come avevano già annunciato grandi profeti quali Geremia, non lascia inerte la Parola di Dio su tavole di pietra, ma la rende viva ed efficace, scrivendola sulle tavole di carne dei nostri cuori (cf. Ger 31,33).
Non c’è alcun deprezzamento o svalutazione della prima alleanza, che l’apostolo non esita a definire «gloriosa»; chiede però ai corinzi di vigilare, perché la fedeltà a essa non porti a disconoscere il suo compimento definitivo nella nuova alleanza in Gesù Cristo. Quella di Gesù Cristo, tuttavia, non è una novità che oltrepassa o dichiara superata la prima alleanza; piuttosto, rende duraturo ciò che era effimero. Lo porta a compimento anche in questo senso: lo rende definitivo. Ora, infatti, il compimento dell’alleanza non dipende più dalla nostra obbedienza o dalla nostra trasgressione; dipende dall’obbedienza di Gesù, che ha dato pieno compimento alla Legge obbedendo radicalmente al Padre. È la sua obbedienza a rendere duraturo ciò che la nostra disobbedienza rendeva effimero e instabile.
Lo ricorda anche Gesù nel Vangelo di Matteo: «Non crediate che sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento» (Mt 5,17). Occorre comprendere bene il senso di questo compimento: non sta a indicare un adempimento perfetto e formale dei precetti della Legge mosaica. Gesù compie oltrepassando, dando un nuovo senso, plasmando in modo nuovo, e dal di dentro, la Legge e i profeti e il loro significato.
Nella tradizione rabbinica i verbi «abolire» e «compiere» concernevano tre atteggiamenti fondamentali. Aboliva la Legge chi la trasgrediva, la compiva chi la osservava. Questo è evidente. C’erano, tuttavia, altri due atteggiamenti, forse meno evidenti, ma più necessari: compiva la Legge chi la interpretava bene, l’aboliva chi la interpretava male; compiva la Legge chi faceva più di ciò che il precetto richiedeva, l’aboliva chi faceva meno. Ora, Gesù interpreta bene la Legge perché riconduce tutti i suoi numerosi precetti a un unico insuperabile criterio interpretativo, che è l’amore.
Tutta la Legge, infatti, dipende dall’amare Dio con tutto se stessi e amare il prossimo come se stessi (cf. Mt 22,3440). In secondo luogo, Gesù fa più di ciò che il precetto chiede, vivendolo con radicalità, risalendo sempre alla radice del volere del Padre che in esso si rivela, e al tempo stesso scendendo alla radice del cuore umano. È lì, infatti, nel cuore, non nei gesti esteriori della vita, che si vive la vera obbedienza al volere del Padre.
Tutto questo, per Gesù, ha significato vivere e annunciare un aspetto fondamentale della Legge mosaica, che la tradizione giudaica rischiava di dimenticare o di irrigidire in un formale e vuoto legalismo. La Legge di Mosè, prima che essere comando, era istruzione e promessa. Attraverso di essa Dio desiderava istruire il suo popolo perché potesse custodire quel dono di libertà che aveva gratuitamente ricevuto, e al tempo stesso gli prometteva di portare a compimento e pienezza ciò che aveva già iniziato.
Compiendo la Legge e i profeti, ciò che Gesù desidera portare a compimento sono proprio le promesse di Dio contenute nella prima alleanza. Gesù non abolisce la Legge e i profeti, porta a compimento la loro promessa. Anche per questo motivo, come egli garantisce, «non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto» (5,18). Tutto accadrà, tutte le promesse di Dio si avvereranno. Nulla cadrà nel vuoto. A dare compimento, infatti, non è la nostra osservanza letterale dei precetti, ma lo Spirito che attua in modo definitivo e duraturo ciò che Dio ha promesso dentro le vicende sempre mutevoli e cangianti, effimere, quali sono le nostre vicende umane.
Padre santo e misericordioso, spesso non riusciamo a discernere su cosa possiamo e dobbiamo fondare la nostra vita. Ci inganniamo: anziché poggiare su ciò che è duraturo, facciamo affidamento su realtà effimere, che presto passano e vengono meno. Insegnaci a confidare nelle tue promesse, che nel tuo Figlio Gesù hai portato a compimento, così che anche la nostra vita possa riposare nella pace.
Leggi il Vangelo di oggi
Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5, 17-19In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.
In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».Parola del Signore