Commento al Vangelo di oggi, 12 Giugno 2019 – Mt 5, 17-19

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Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.

Giornata mondiale contro il lavoro minorile

X settimana del tempo ordinario – II settimana del salterio

Compiere

«La  lettera  uccide,  lo  Spirito  invece  dà  vita»  (2Cor  3,6).  Paolo, scrivendo  ai  corinzi,  fa  questa  decisa  affermazione,  anche  per ricordare  che  a  renderci  giusti  non  basta  un’osservanza  letterale della  Legge  mosaica,  di  cui  peraltro  non  siamo  capaci;  occorre invece  il  dono  dello  Spirito  che,  come  avevano  già  annunciato grandi profeti quali Geremia, non lascia inerte la Parola di Dio su tavole  di  pietra,  ma  la  rende  viva  ed  efficace,  scrivendola  sulle tavole  di  carne  dei  nostri  cuori  (cf.  Ger  31,33).

Non  c’è  alcun  deprezzamento  o  svalutazione  della  prima  alleanza,  che  l’apostolo non esita a definire «gloriosa»; chiede però ai corinzi di vigilare, perché  la  fedeltà  a  essa  non  porti  a  disconoscere  il  suo  compimento  definitivo  nella  nuova  alleanza  in  Gesù  Cristo.  Quella  di Gesù  Cristo,  tuttavia,  non  è  una  novità  che  oltrepassa  o  dichiara superata la prima alleanza; piuttosto, rende duraturo ciò che era effimero. Lo porta a compimento anche in questo senso: lo rende definitivo.  Ora,  infatti,  il  compimento  dell’alleanza  non  dipende più  dalla  nostra  obbedienza  o  dalla  nostra  trasgressione;  dipende  dall’obbedienza  di  Gesù,  che  ha  dato  pieno  compimento  alla Legge  obbedendo  radicalmente  al  Padre.  È  la  sua  obbedienza  a rendere duraturo ciò che la nostra disobbedienza rendeva effimero e instabile.

Lo ricorda anche Gesù nel Vangelo di Matteo: «Non crediate che sia  venuto  ad  abolire  la  Legge  o  i  Profeti;  non  sono  venuto  ad abolire,  ma  a  dare  pieno  compimento»  (Mt  5,17).  Occorre  comprendere bene il senso di questo compimento: non sta a indicare un  adempimento  perfetto  e  formale  dei  precetti  della  Legge  mosaica.  Gesù  compie  oltrepassando,  dando  un  nuovo  senso,  plasmando in modo nuovo, e dal di dentro, la Legge e i profeti e    il loro significato.

Nella tradizione rabbinica i verbi «abolire» e «compiere» concernevano tre atteggiamenti fondamentali. Aboliva la  Legge  chi  la  trasgrediva,  la  compiva  chi  la  osservava.  Questo è  evidente.  C’erano,  tuttavia,  altri  due  atteggiamenti,  forse  meno evidenti,  ma  più  necessari:  compiva  la  Legge  chi  la  interpretava bene, l’aboliva chi la interpretava male; compiva la Legge chi faceva più di ciò che il precetto richiedeva, l’aboliva chi faceva meno. Ora,  Gesù  interpreta  bene  la  Legge  perché  riconduce  tutti  i  suoi numerosi  precetti  a  un  unico  insuperabile  criterio  interpretativo, che è l’amore.

Tutta la Legge, infatti, dipende dall’amare Dio con tutto  se  stessi  e  amare  il  prossimo  come  se  stessi  (cf.  Mt  22,3440).  In  secondo  luogo,  Gesù  fa  più  di  ciò  che  il  precetto  chiede, vivendolo  con  radicalità,  risalendo  sempre  alla  radice  del  volere del Padre che in esso si rivela, e al tempo stesso scendendo alla radice del cuore umano. È lì, infatti, nel cuore, non nei gesti esteriori della vita, che si vive la vera obbedienza al volere del Padre.

Tutto  questo,  per  Gesù,  ha  significato  vivere  e  annunciare  un aspetto fondamentale della Legge mosaica, che la tradizione giudaica rischiava di dimenticare o di irrigidire in un formale e vuoto legalismo.  La  Legge  di  Mosè,  prima  che  essere  comando,  era istruzione  e  promessa.  Attraverso  di  essa  Dio  desiderava  istruire il  suo  popolo  perché  potesse  custodire  quel  dono  di  libertà  che aveva  gratuitamente  ricevuto,  e  al  tempo  stesso  gli  prometteva di  portare  a  compimento  e  pienezza  ciò  che  aveva  già  iniziato.

Compiendo  la  Legge  e  i  profeti,  ciò  che  Gesù  desidera  portare a  compimento  sono  proprio  le  promesse  di  Dio  contenute  nella prima  alleanza.  Gesù  non  abolisce  la  Legge  e  i  profeti,  porta  a compimento  la  loro  promessa.  Anche  per  questo  motivo,  come egli  garantisce,  «non  passerà  un  solo  iota  o  un  solo  trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto» (5,18). Tutto accadrà, tutte  le  promesse  di  Dio  si  avvereranno.  Nulla  cadrà  nel  vuoto. A  dare  compimento,  infatti,  non  è  la  nostra  osservanza  letterale dei precetti, ma lo Spirito che attua in modo definitivo e duraturo ciò  che  Dio  ha  promesso  dentro  le  vicende  sempre  mutevoli  e cangianti, effimere, quali sono le nostre vicende umane.

Padre santo e misericordioso, spesso non riusciamo a discernere su cosa possiamo e dobbiamo fondare la nostra vita. Ci inganniamo: anziché poggiare su ciò che è duraturo, facciamo affidamento su realtà effimere, che presto passano e vengono meno. Insegnaci a confidare nelle tue promesse, che nel tuo Figlio Gesù hai portato a compimento, così che anche la nostra vita possa riposare nella pace.

Leggi il Vangelo di oggi

Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5, 17-19

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.
In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Parola del Signore

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