Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
S. Antonio di Padova, sac. e dottore della Chiesa (memoria)
Indice
X settimana del tempo ordinario – II settimana del salterio
Spirito di libertà
Ieri san Paolo ci ha ricordato che lo Spirito è vita; oggi aggiunge che è libertà: «Il Signore è lo Spirito e, dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà» (2Cor 3,17). Vita e libertà: un binomio indissociabile, poiché vivere non significa semplicemente venire alla luce o stare al mondo; vivere è gustare la bellezza, ma anche accettare il rischio di compiere scelte, di disegnare cammini, di attuare se stessi attraverso le proprie decisioni, di conferire significato persino agli eventi che possiamo subire, senza dover sottostare a schiavitù interiori o esteriori.
Val la pena indugiare su questa affermazione paolina, davvero pregnante ed essenziale. A fare di noi degli esseri liberi è lo Spirito, e l’apostolo precisa: «lo Spirito del Signore». Non si limita, con questo, a ricordare un’appartenenza, che cioè lo Spirito viene da Dio e s’iscrive nel mistero trinitario. Dice molto di più: lo Spirito è del Signore e ci conduce a riconoscere la sua unica signoria. San Paolo lo afferma in modo netto nella prima lettera indirizzata ai corinzi: «Nessuno può dire: “Gesù è Signore!”, se non sotto l’azione dello Spirito Santo» (1Cor 12,3).
Ecco il modo in cui lo Spirito ci dona la libertà dei figli di Dio: ci conduce a riconoscere l’unica signoria di Gesù, liberandoci da tante altre signorie che pretendono di impossessarsi della nostra vita e di dominarla, costringendoci in catene pesanti e vincolanti, schiavi delle loro logiche. Sono signori che ingannano la nostra vita, promettendoci una realizzazione che non riescono ad attuare. Ci fanno balenare davanti il miraggio di una libertà che al contrario si rivela effimera e inconsistente, rendendoci prigionieri delle loro illusioni.
Queste catene, il più delle volte, sono interiori: non ci opprimono dall’esterno ma ci vincolano dal di dentro del nostro essere, del nostro cuore. Presupponiamo di essere liberi, perché in grado di soddisfare tutti i nostri desideri, senza accorgerci che in questo modo diventiamo paradossalmente schiavi di noi stessi.
La libertà, ammonisce Paolo, non fiorisce laddove c’è lo spirito del mio io, che pretende sempre di primeggiare e di imporsi, ma dove c’è lo Spirito di Dio. La libertà si manifesta di conseguenza come progressiva liberazione; lo Spirito mi libera dalla schiavitù del mio io e mi trasforma, fino a rendermi conforme all’immagine del Signore Gesù. In questo modo divento davvero me stesso, nella verità della mia identità e nella fedeltà al desiderio di Dio.
«E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore» (2Cor 3,18). Lo Spirito ci libera donandoci la forma di Gesù, l’unico Signore.
Di questa libertà ci parla Matteo. L’ira, con la quale possiamo insultare un fratello, dicendogli «stupido» o «pazzo» (cf. Mt 5,2122), non è anch’essa una forma di schiavitù, che fa sì che veniamo dominati dalle nostre passioni? Possiamo obbedire a una legge, che ci impone di non uccidere, ma non ci accorgiamo di restare prigionieri di sentimenti interiori, anch’essi sbagliati, che plasmano poi parole, o determinano gesti, che manifestano ultimamente una mancanza di libertà.
Dobbiamo chiedere allo Spirito di liberarci da tutto ciò e di condurci nello stesso sentire del Signore Gesù. Allora, anziché lasciarci dominare da passioni negative, che compromettono le relazioni invece che edificarle, impareremo a uscire da noi stessi e dai nostri pregiudizi per camminare su vie di riconciliazione e di comunione. Ci vuole molta libertà interiore per riconciliarsi con qualcuno, magari rinunciando all’affermazione di un proprio diritto, o alla giusta rivendicazione di una giustizia violata, che va ristabilita. Ecco la libertà di cui abbiamo bisogno: una libertà che non ci lascia prigionieri della solitudine del nostro io, ma ci conduce nella bellezza e nella verità delle relazioni, che sanno trasformare persino un avversario in un fratello.
Padre, tu hai liberato il tuo popolo dalla schiavitù dell’Egitto e dall’esilio babilonese. Libera anche noi da quelle schiavitù interiori, che ci imprigionano rendendoci schiavi delle nostre passioni sbagliate. Trasforma le nostre parole, perché impariamo a benedire anziché maledire o deridere; trasforma i nostri gesti, consentendoci di offrirti il sacrificio che gradisci; trasforma le nostre vie, affinché siano vie di riconciliazione e non di divisione.
Leggi il Vangelo di oggi
Chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5, 20-26In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».Parola del Signore