Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
S. Enrico (memoria facoltativa)
XIV settimana del tempo ordinario
II Settimana del Salterio
Dal nascondimento alla luce
Leggiamo oggi la pagina finale del ciclo di Giuseppe, che conclude l’intero libro della Genesi. Ci vengono narrate due morti: prima quella di Giacobbe e poi quella di Giuseppe. La morte può concludere una vita, oppure può compierla. Nel caso di entrambi, la morte si rivela come un compimento, perché abitata e rischiarata dalla promessa di Dio. Per Giacobbe la promessa si manifesta nella possibilità di essere sepolto nella caverna di Macpela, «quella che Abramo acquistò con il campo di Efron l’Ittita come proprietà sepolcrale» (Gen 49,30).
Là potrà riunirsi ad Abramo e Sara, a Isacco e Rebecca, a Lia. Potrà soprattutto riposare in quella piccola porzione di terra che anche per Abramo aveva rappresentato il pegno, o l’anticipazione, della promessa di Dio. Confidando nella stessa promessa anche Giuseppe si addormenta nella morte: «Io sto per morire, ma Dio verrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questa terra, verso la terra che egli ha promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe» (50,24). Credendo nel giuramento di Dio, Giuseppe chiede un giuramento ai suoi figli e al suo popolo: «Dio verrà certo a visitarvi e allora voi porterete via di qui le mie ossa» (50,25). La promessa di Dio è più grande, oltrepassa le nostre biografie personali, si realizza al di là della nostra vita, oltre la nostra morte. Crederlo conferisce un senso diverso tanto al vivere quanto al morire. Possiamo addormentarci nella pace, sazi di giorni, perché, anche se i nostri occhi non hanno potuto contemplare il compimento della promessa, la nostra fede lo ritiene certo e ne gioisce.
La stessa promessa rischiara e sostiene il discepolo di Gesù nel momento della prova. Non deve temere coloro che possono uccidere il suo corpo; deve piuttosto guardarsi da coloro che han no il potere di uccidere la sua anima. È una parola misteriosa, che possiamo interpretare anche in questa prospettiva, che non concerne soltanto la morte quale ultimo traguardo del nostro cammino ma anche quelle piccole morti più feriali e quotidiane che attraversiamo. Ciò che davvero dobbiamo temere non è tanto che ci tolgano la vita, quanto che ci tolgano la sua anima, vale a dire il suo respiro, il suo desiderio, il suo sogno.
Il credere in una promessa. Anche e soprattutto in quella promessa, che Dio ci fa, di custodire un solo capello del nostro capo, perché noi valiamo più di molti passeri, i quali sono anch’essi custoditi dal desiderio di vita del Padre che è nei cieli. Questa parola sembra smentita ogni giorno: i passeri cadono a terra e gli umani subiscono tante violenze, senza che alcuno prenda le loro difese. Dov’è allora la promessa di Dio? Come si avvera nella storia? Gesù non ci promette che non moriremo o che saremo immuni da ogni possibile pericolo. Ci promette piuttosto che tutto nella nostra esistenza, sia la morte sia la vita, è in relazione con Dio, che vi è coinvolto, toccato, interpellato. Tutto è in relazione con il Dio della vita, anche la nostra morte, che non è solamente nostra, è anche sua, gli appartiene, viene custodita nelle sue mani. Persino la morte è abitata e trasfigurata dalla presenza di Dio, dalla sua luce. Non vi è nulla di nascosto che non sarà svelato (cf. Mt 10,26). Se ora, nella morte, Dio è presente, ma di nascosto, verrà il giorno in cui la sua presenza si svelerà. Allora la morte verrà trasfigurata dalla luce del Signore della vita, anche il nostro corpo sarà trasfigurato dalla risurrezione, e la nostra anima, il respiro della nostra vita, la sete del nostro desiderio, troverà la gioia e il riposo del suo compimento.
Questo è ciò che dobbiamo dire nella luce e annunciare dalle terrazze: Dio compie le sue promesse. Ogni paura è vinta. Persino le tenebre custodiscono la luce. Per il momento le impediscono di risplendere, ma non riescono né a soffocarla né a vincerla. Ora è nascosta, va custodita nel segreto della fede e della speranza. Siamo però certi che viene l’ora nella quale la luce si svelerà in tutta la sua bellezza e fecondità.
Padre buono, tu sei il Signore della vita. Liberaci dalla paura non solo della morte, ma del fallimento, della delusione, del tradimento. Spesso perdiamo l’anima cercando di custodire a ogni costo il nostro corpo. Insegnaci invece a rivitalizzare il nostro corpo rendendoci capaci di sogni grandi, che sappiano confidare nelle tue promesse senza la paura di rimanere delusi o di venire traditi. Affretta il giorno nel quale il nostro sogno segreto vedrà la luce del suo compimento in te.
Leggi il Vangelo di oggi
Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 10, 24-33In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!
Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».Parola del Signore