Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
S. Massimiliano Maria Kolbe, sac. e martire (memoria)
XIX settimana del tempo ordinario
I Settimana del Salterio
Gesù-Mosè
Il Deuteronomio si conclude narrando la morte di Mosè, che avviene prima di entrare nella terra promessa, che egli può contemplare soltanto da lontano. Peraltro il testo precisa che «gli occhi non gli si erano spenti e il vigore non gli era venuto meno» (Dt 34,7). Egli muore non perché consunto dagli anni o dalla malattia, ma perché fa anche della sua morte, come di tutta la sua vita, un atto di obbedienza. Mosè infatti, ci narra sempre il Deuteronomio, «morì in quel luogo, nella terra di Moab, secondo l’ordine del Signore» (34,5).
Rimane misterioso questo comando di Dio, il quale, anche in questo momento, ribadisce a Mosè che potrà vedere la terra ma senza entrarvi (cf. v. 4). Le Scritture non ci offrono una chiara motivazione di questa disposizione divina. La tradizione biblica motiva questa impossibilità con un peccato di incredulità commesso da Mosè e da Aronne (cf. Nm 20,12), oppure a causa della ribellione di Israele e del suo rifiuto di salire da Kades verso Canaan (cf. Dt 1,37; 3,26; 4,21). La tradizione ebraica ci offre tuttavia una spiegazione diversa. Stando a un suggestivo midrash, a Mosè che lo implora di farlo entrare nella terra Dio risponde: «Mosè, io ho fatto due giuramenti: uno, di far perire Israele dal mondo per quello che ha commesso, e uno, di farti morire e non lasciarti entrare nella terra.
Ho annullato il giuramento su Israele per te, che hai detto: Perdona loro! E ora tu chiedi che di nuovo io annulli il mio e prevalga il tuo, e dici: Fa’ che io passi (nella terra promessa)? Tu afferri la fune del pozzo ai due capi! Se tu vuoi che prevalga il “Fa’ che io passi”, annulla il “Perdona loro”, e se vuoi che prevalga il “Perdona loro”, annulla il “Fa’ che io passi”. Quando Mosè nostro maestro udì questo, disse: “Signore del mondo! Perisca Mosè e mille come lui, e non si perda un’unghia di uno di Israele”».
Qui davvero Mosè diventa figura cristologica, anticipazione pro-
fetica di Gesù e della sua morte in croce come intercessione e salvezza per tutti gli uomini, in primis per i peccatori. Anche Mosè intercede a favore della vita del suo popolo, a prezzo della propria vita. Accetta di non entrare nella terra di Canaan, affinché ci entri un popolo peccatore, di dura cervice, quale Israele è.
Proprio in questo suo atteggiamento i padri hanno riconosciuto la mitezza e l’umiltà di Mosè, che il libro dei Numeri definisce come «uomo assai umile, più di qualunque altro sulla faccia della terra» (Nm 12,3). Ha commentato Evagrio Pontico: «Dimmi dunque perché la Scrittura, quando ha voluto esaltare Mosè, ha lasciato da parte tutti i segni mirabili e ha pensato unicamente alla mitezza? […] Dice che egli, nel deserto, stette tutto solo dinanzi al volto di Dio, quando questi volle annientare Israele, e chiese di essere annientato con i figli del suo popolo. Egli presentò davanti a Dio l’amore per gli uomini e la trasgressione dicendo: “Perdona loro, o cancellami dal libro che hai scritto”. Così parlò il mite. Dio allora preferì perdonare coloro che avevano peccato, piuttosto che far torto a Mosè».
Con questa stessa umiltà e mitezza dobbiamo vivere nelle nostre relazioni fraterne quel ministero prezioso e assai difficile, molto delicato, costituito dalla correzione fraterna, come ci viene oggi presentata dalle parole di Gesù in Matteo. Anche attraverso questa prassi paziente e graduale di correzione il pastore buono cerca la sola pecora che si è smarrita, vagando lontano dal suo gregge. Il vero pastore buono è Gesù, piena rivelazione del Padre. Per questo motivo, nella prassi di correzione, l’ultima parola è quella della preghiera, per chiedere a Dio di agire lui là dove i nostri tentativi troppo facilmente falliscono. L’importante è pregare in modo unanime, accordandosi. Così si sconfigge il male, che tenta sempre di lacerare i rapporti. Là dove il male tenta, anche attraverso il peccato di un fratello o di una sorella, di gettare divisione, la preghiera al contrario deve intessere ponti e legami di comunione. Allora sì, il male è davvero vinto, sconfitto, annientato.
Padre, i tuoi disegni a volte sono così misteriosi che fatichiamo a comprenderli. Lottiamo una vita intera per giungere a una meta e a volte non riusciamo a raggiungerla. Donaci di comprendere che il segreto e la felicità della vita non stanno in ciò che conquistiamo, ma nella tua fedele presenza, che accompagna e benedice il nostro cammino. Dove due o tre sono riuniti nel suo nome, il Signore Gesù è in mezzo a loro. Donaci di camminare insieme, tra noi e con te.
Leggi il Vangelo di oggi
Se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 18, 15-20In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».Parola del Signore.