Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
X settimana del tempo ordinario – II settimana del salterio
Sempre e dovunque
La Pasqua, per san Paolo, non è un mistero inafferrabile, distante dalla nostra vita, che riguarderebbe soltanto la persona di Gesù e la sua vicenda umana. Non è neppure una verità di fede da credere, alla quale dare l’assenso del nostro intelletto. È piuttosto un dinamismo esistenziale, una potenza spirituale che entra nella nostra vita, l’afferra, la trasforma. Egli giunge ad affermare che portiamo «sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo» (2Cor 4,10).
La frase è già pregnante in sé, ma i due avverbi «sempre» e «dovunque» la rendono ancora più sorprendente, se non sconcertante. Ci dicono che in ogni situazione o circostanza della vita possiamo vivere nella logica pasquale, abbandonando altri modi diversi di pensare, di sentire, di agire. Certo, in questo passo della sua lettera san Paolo fa riferimento a episodi piuttosto eccezionali, quali possono caratterizzare la vita di un apostolo come lui, totalmente dedito all’annuncio del vangelo in un ambiente che rimane ostile e oppone resistenze.
Per lui tutto questo ha significato esporre più volte la propria vita alla morte, a persecuzioni e tribolazioni di ogni genere. Tuttavia, possiamo ascoltare e attualizzare le sue parole nell’ordinarietà della nostra vita quotidiana, laddove siamo chiamati a mettere a morte il nostro vantaggio egoistico, o il nostro pregiudizio solitario, o il nostro rimanere prigionieri di logiche idolatriche e di peccato, per rinascere a un nuovo modo di pensare, di agire, di essere, tipico di coloro che in Cristo Gesù sono creature nuove. Sì, è possibile farlo «sempre e dovunque».
Non si tratta, infatti, di domandarsi che cosa dobbiamo dire o fare in circostanze specifiche della nostra esistenza; piuttosto, occorre assumere un modo di esse re stabile e duraturo, che ci consenta poi di reagire in maniera giusta, secondo la logica della Pasqua, alle diverse situazioni che la vita, sempre imprevedibile e sorprendente, ci presenterà, senza che possiamo sceglierle prima o predeterminarle secondo il nostro progetto.
Questa logica pasquale custodisce un altro tratto qualificante. L’apostolo lo esprime con queste parole: «Cosicché in noi agisce la morte, in voi la vita» (4,12). È un’espressione che ci ricorda che occorre vivere così non tanto per perseguire una perfezione personale, una santità individuale e un po’ narcisistica, quanto perché negli altri possa manifestarsi la novità della vita di Gesù. Vivere la Pasqua significa non vivere più per se stessi, ma per Dio e per gli altri, secondo quel binomio che per le Scritture è indivisibile. Gesù ha vissuto così; questo è il senso che ha dato alla sua vita e persino alla sua morte, e che la risurrezione ha poi pienamente manifestato.
Egli è morto ed è risorto per farci sedere accanto a lui nella gloria del Padre (cf. 4,14). La Pasqua dona fecondità alla nostra vita: se dobbiamo morire al nostro essere vecchi è perché altri, oltre a noi stessi, possano ricevere vita nuova attraverso quel personale passaggio pasquale che siamo disposti a percorrere. Per Dio e per loro, e solo in questo modo anche per noi stessi.
La medesima logica traspare dalle parole di Gesù che oggi Matteo ci consegna. Le possiamo accogliere nella prospettiva di una personale perfezione morale. Lette così, hanno certo un significato vero e un’incidenza effettiva nella nostra vita. Possiamo però anche interpretarle in modo più profondo, in quella prospettiva pasquale che san Paolo ci ha dischiuso. L’invito di Gesù assume allora questo colore: vivi il rapporto con il tuo corpo non per te stesso e per il tuo utile, ma per il vantaggio dell’altro. Taglia via ciò che può scandalizzare il fratello o la sorella, perché il tuo corpo non è solo per te, ma per gli altri. Offri il tuo corpo alla verità e alla bellezza delle relazioni, evitando che diventi scandalo, pietra di inciampo, che divide e separa, anziché unire e tessere legami fraterni.
Signore Gesù, ti ringraziamo e ti benediciamo perché sempre e dovunque, nella vita e nella morte, tu hai vissuto non per piacere a te stesso, ma cercando il bene dei tuoi fratelli e delle tue sorelle. Lo Spirito, dono che scaturisce dalla fecondità della tua pasqua, venga in noi e ci trasformi. Allora anche la nostra vita, persino ogni membro del nostro corpo, diventerà trasparenza del nostro amore per te e per gli altri.
Leggi il Vangelo di oggi
Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5, 27-32In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».Parola del Signore