Commento al Vangelo di oggi, 19 Giugno 2019 – Mt 6, 1-6.16-18

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Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.

S. Romualdo, abate (memoria facoltativa)

XI settimana del tempo ordinario
III settimana del salterio

Nel segreto

San Paolo continua a raccomandare ai corinzi la colletta a favore di  Gerusalemme.  Insiste,  la  motiva,  ne  tratteggia  i  criteri.  Significativa  la  sua  preoccupazione  di  fondo,  che  non  concerne  tanto la  quantità del  dare,  ma  la  sua  qualità.  Le  sue  raccomandazioni, infatti,  disegnano  uno  stile,  un  portamento  interiore  da  assumere. È lo stesso atteggiamento di Gesù. Tra le «opere di giustizia» che  qualificano  il  giusto  modo  di  stare  davanti  a  Dio  e  agli  altri, insieme  alla  preghiera  e  al  digiuno,  c’è  l’elemosina.  Ebbene,  occorre viverla con uno stile preciso, tipico di coloro che cercano la relazione con Dio e la sua ricompensa, nel segreto di un incontro intimo e personale, anziché l’ammirazione degli uomini. Poco più avanti,  sempre  in  questo  discorso  della  montagna,  al  capitolo settimo  Gesù  offrirà  un  criterio  chiaro  per  discernere  il  vero  dal falso profeta: «Dai loro frutti li riconoscerete» (Mt 7,16; cf. anche v. 20).

Infatti,  «ogni  albero  buono  produce  frutti  buoni  e  ogni albero  cattivo  produce  frutti  cattivi»  (7,17).  A  costituire  la  bontà del  frutto,  tuttavia,  non  è  il  contenuto  in  sé,  ma  lo  stile  con  il quale viene compiuto, il moto interiore che in esso si esprime, il desiderio che lo orienta. Si può fare un’elemosina molto generosa ma con uno stile ipocrita e ostentato, tale da sfigurarne sia la bellezza sia la bontà. Neppure la mano sinistra deve sapere cosa fa  la  destra,  tanto  meno  deve  saperlo  qualcun  altro  che  non  sia il Padre, il quale vede nel segreto, e dunque conosce, al di là di ogni possibile ipocrisia, quale sia l’atteggiamento del cuore che si manifesta nel gesto esteriore.

Per  Paolo  lo  stile  sincero  e  trasparente  si  rivela  in  alcuni  tratti peculiari. Occorre anzitutto seminare con larghezza e non scarsamente; tuttavia, a definire tale larghezza non è la misura dell’offerta, ma del cuore. «Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore» (2Cor 9,7). A rivelare la larghezza del cuore è un altro segno prezioso: la gioia con la quale si offre il proprio dono, che non deve essere venata da tristezza o dal sottostare a un’imposizione. Occorre infatti dare «non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia» (9,7).

Se Gesù raccomanda di cercare  non  lo  sguardo  ammirato  degli  altri,  ma  quello  del  Padre  che vede nel segreto, Paolo gli fa eco esortando a cercare l’amore di Dio,  il  che  significa  anche  vivere  i  propri  impegni  nell’orizzonte e  nella  luce  di  questo  amore.  Dentro  questa  relazione  con  Dio matura  un’altra  caratteristica:  la  consapevolezza  di  donare  non qualcosa che ci apparterrebbe, ma che abbiamo ricevuto da Dio. È  lui,  infatti,  a  largheggiare,  a  dare  ai  poveri,  a  moltiplicare  la semente  e  a  far  crescere  frutti  di  giustizia  (cf.  9,9-10).

Doniamo non ciò che ci appartiene, ma ciò che è di Dio e da lui destinato in modo eguale a tutti i suoi figli. Sono la nostra voracità, avidità, cupidigia,  a  produrre  differenze  creando  ingiustizia.  L’elemosina, di  conseguenza,  è  anzitutto  frutto  di  giustizia  più  che  di  carità. È tornare a porre giustizia laddove il nostro peccato ha prodotto ingiustizia. Infine, bisogna custodire un nitido desiderio: far salire «a  Dio  l’inno  di  ringraziamento  per  mezzo  nostro»  (9,11).  Non devono ringraziare noi, devono ringraziare Dio. Più che cercare la nostra ricompensa (cf. Mt 6,2.5.16), dobbiamo desiderare che Dio venga glorificato attraverso le nostre opere buone (cf. 1Pt 2,12). Sono tratti esigenti, che chiedono vigilanza su se stessi e probabilmente  grande  conversione.  Occorre  di  conseguenza  rimanere non  davanti  allo  sguardo  ammirato  degli  altri,  ma  nel  segreto della relazione con Dio. Solamente dimorando in questo segreto, possiamo  ricevere  da  lui  ciò  che  non  riusciremmo  a  porre  in  essere con le nostre sole forze.

Oggi ricordiamo san Romualdo abate. Nella sua Piccola regola leggiamo: «Poniti innanzitutto alla presenza di Dio in timore e tremore […], siedi come un bambino contento solo della grazia di Dio e incapace, se non è la madre stessa a donargli il nutrimento, di sentire il sapore del cibo e anche di procurarsene».

Padre, tu ci scruti e ci conosci, tu leggi nel segreto dei cuori. Il tuo sguardo non solo ci soppesa e ci giudica, ma soprattutto ci purifica e ci trasforma. Insegnaci a rimanere davanti a te con tutto ciò che siamo, con la qualità delle nostre relazioni e la verità dei nostri gesti. La ricompensa che riceviamo dagli altri può essere talora uno sguardo ammirato. Educaci a desiderare la tua ricompensa, che consiste in un cuore nuovo, largo, gioioso.

Leggi il Vangelo di oggi

Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 6,1-6.16-18
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Parola del Signore

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