Commento al Vangelo di oggi, 20 Luglio 2019 – Mt 12, 14-21

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Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.

S. Apollinare, vescovo e martire (mem. facoltativa)
XV settimana del tempo ordinario
III Settimana del Salterio

Fare il bene

Matteo rilegge, insieme a tutta la tradizione neotestamentaria, la persona  e  il  ministero  di  Gesù  nella  luce  del  misterioso  personaggio di cui narrano quattro testi di Isaia: «il servo sofferente di YHWH».  Nel  brano  odierno  cita  i  versetti  iniziali  del  primo  canto (cf. Is 42,1-4), di cui riconosce il compimento, oltre che nell’intera vicenda  storica  di  Gesù,  in  ciò  che  egli  sta  in  questo  momento vivendo.  Il  contesto  storico  ed  esistenziale  è  connotato  da  un radicale  rifiuto  della  sua  parola  e  della  sua  opera,  che  si  spinge fino  alla  decisione  di  ucciderlo.  Infatti,  «i  farisei  uscirono  e  tennero  consiglio  contro  Gesù  per  farlo  morire»  (Mt  12,14).  Questa decisione  giunge  a  conclusione  di  un  episodio  che  il  lezionario liturgico  omette  di  leggere:  la  guarigione,  in  una  sinagoga  e  in giorno  di  sabato,  di  un  uomo  dalla  mano  paralizzata.  Ieri  abbiamo  già  ascoltato  una  controversia  relativa  all’osservanza  del  sabato,  provocata  dai  discepoli  che  colgono  spighe  per  mangiarle, compiendo  un  lavoro  proibito  nel  giorno  consacrato  al  Signore. Subito  dopo  è  Gesù  stesso  a  trasgredire  il  precetto  guarendo l’uomo dalla mano paralizzata. Da qui la decisione di ucciderlo. È utile  sostare  su  questo  episodio,  che  ci  offre  una  chiave  di  comprensione  per  la  pagina  evangelica  di  oggi.  È  infatti  illuminante il  modo  nel  quale  Gesù  risponde  alla  provocazione  dei  farisei. Costoro  gli  domandano:  «È  lecito  guarire  in  giorno  di  sabato?»; Gesù  risponde:  «È  lecito  in  giorno  di  sabato  fare  del  bene»  (cf. 12,9.12).  Gesù  sposta  l’attenzione  e  offre  un  criterio  di  discernimento  del  tutto  differente  rispetto  al  punto  di  vista  dei  farisei. Costoro  si  interrogano  su  che  cosa  sia  lecito  o  proibito  secondo la  Legge  mosaica;  dunque,  è  l’osservanza  legalistica  il  criterio ultimo del loro agire. Per Gesù occorre piuttosto domandarsi che cosa significhi fare il bene, e come farlo.

Gesù opera il bene, agisce per la vita delle persone e per la loro gioia, perché è il Signore del sabato e il sabato è fatto per l’uomo, per la sua vita e la sua felicità; paradossalmente, la risposta che riceve è la decisione di ucciderlo. Egli opera per la vita e riceve in cambio la morte. Emerge qui tutta l’incapacità, da parte dei farisei e degli scrupolosi osservanti della Legge, di comprendere non solo il modo di agire e di essere di Gesù, ma anche il volto di Dio che egli rivela. Il Dio di Gesù Cristo, il nostro Dio, come ci rivela anche la  pagina  dell’Esodo,  è  un  Dio  che  veglia  su  di  noi  per  liberarci da  ogni  forma  di  male.  «Notte  di  veglia  fu  questa  per  il  Signore per farli uscire dalla terra d’Egitto» (Es 12,42).  E se noi dobbiamo vegliare in suo onore, è perché lui per primo ha vegliato su di noi. Come reagisce Gesù a tutto questo? Matteo ce lo fa comprendere citando Isaia e mostrando come in Gesù si compia la profezia del servo. Reagisce con la mitezza di chi non contesta, non grida, ma continua  il  suo  cammino,  deciso  a  far  trionfare  la  giustizia  continuando  a  operare  il  bene,  con  la  compassione,  la  misericordia, l’attenzione  delicata,  la  tenerezza  di  chi  non  spezza  una  canna incrinata  né  spegne  una  fiamma  smorta  (cf.  Mt  12,18-21;  Is  42,14).  Persino  di  fronte  alla  decisione  di  ucciderlo,  Gesù  prosegue il  suo  cammino:  «Si  allontanò  di  là»  (Mt  12,15).  Il  testo  di  Isaia, inoltre,  ci  aiuta  a  comprendere  quale  sia  la  radice  profonda  di questo  atteggiamento  di  Gesù:  sta  nel  fatto  che  lo  Spirito  del Padre è su di lui, ed egli si percepisce sostenuto dal suo amore, certo di aderire al suo volere e di godere del suo compiacimento. Come Matteo ci ha già ricordato alla fine del capitolo undicesimo, è la qualità della relazione che Gesù vive con il Padre a plasmare la sua mitezza verso gli uomini.

Dio veglia su di noi per liberarci, non solo da schiavitù  esteriori, ma anche da quei condizionamenti più interiori che ci indurrebbe ro a rispondere al male con altro male. Gesù è così interiormente libero da vincere il male con il bene e con la logica della vita, più forte della morte.

Padre, infondi anche su di noi il tuo santo Spirito, che ha guidato il Signore Gesù nel suo cammino, dando forma ai suoi gesti, mitezza alle sue parole. Egli ci liberi da tutto ciò che ci impedisce di fare il bene, e di riconoscere il bene che accade attorno a noi. Faccia prevalere nel nostro modo di essere le logiche della vita, annienti quelle della morte.

Leggi il Vangelo di oggi

Impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 12, 14-21

In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
«Ecco il mio servo, che io ho scelto;
il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.
Porrò il mio spirito sopra di lui
e annuncerà alle nazioni la giustizia.
Non contesterà né griderà
né si udrà nelle piazze la sua voce.
Non spezzerà una canna già incrinata,
non spegnerà una fiamma smorta,
finché non abbia fatto trionfare la giustizia;
nel suo nome spereranno le nazioni».

Parola del Signore

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