Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
S. Apollinare, vescovo e martire (mem. facoltativa)
XV settimana del tempo ordinario
III Settimana del Salterio
Fare il bene
Matteo rilegge, insieme a tutta la tradizione neotestamentaria, la persona e il ministero di Gesù nella luce del misterioso personaggio di cui narrano quattro testi di Isaia: «il servo sofferente di YHWH». Nel brano odierno cita i versetti iniziali del primo canto (cf. Is 42,1-4), di cui riconosce il compimento, oltre che nell’intera vicenda storica di Gesù, in ciò che egli sta in questo momento vivendo. Il contesto storico ed esistenziale è connotato da un radicale rifiuto della sua parola e della sua opera, che si spinge fino alla decisione di ucciderlo. Infatti, «i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire» (Mt 12,14). Questa decisione giunge a conclusione di un episodio che il lezionario liturgico omette di leggere: la guarigione, in una sinagoga e in giorno di sabato, di un uomo dalla mano paralizzata. Ieri abbiamo già ascoltato una controversia relativa all’osservanza del sabato, provocata dai discepoli che colgono spighe per mangiarle, compiendo un lavoro proibito nel giorno consacrato al Signore. Subito dopo è Gesù stesso a trasgredire il precetto guarendo l’uomo dalla mano paralizzata. Da qui la decisione di ucciderlo. È utile sostare su questo episodio, che ci offre una chiave di comprensione per la pagina evangelica di oggi. È infatti illuminante il modo nel quale Gesù risponde alla provocazione dei farisei. Costoro gli domandano: «È lecito guarire in giorno di sabato?»; Gesù risponde: «È lecito in giorno di sabato fare del bene» (cf. 12,9.12). Gesù sposta l’attenzione e offre un criterio di discernimento del tutto differente rispetto al punto di vista dei farisei. Costoro si interrogano su che cosa sia lecito o proibito secondo la Legge mosaica; dunque, è l’osservanza legalistica il criterio ultimo del loro agire. Per Gesù occorre piuttosto domandarsi che cosa significhi fare il bene, e come farlo.
Gesù opera il bene, agisce per la vita delle persone e per la loro gioia, perché è il Signore del sabato e il sabato è fatto per l’uomo, per la sua vita e la sua felicità; paradossalmente, la risposta che riceve è la decisione di ucciderlo. Egli opera per la vita e riceve in cambio la morte. Emerge qui tutta l’incapacità, da parte dei farisei e degli scrupolosi osservanti della Legge, di comprendere non solo il modo di agire e di essere di Gesù, ma anche il volto di Dio che egli rivela. Il Dio di Gesù Cristo, il nostro Dio, come ci rivela anche la pagina dell’Esodo, è un Dio che veglia su di noi per liberarci da ogni forma di male. «Notte di veglia fu questa per il Signore per farli uscire dalla terra d’Egitto» (Es 12,42). E se noi dobbiamo vegliare in suo onore, è perché lui per primo ha vegliato su di noi. Come reagisce Gesù a tutto questo? Matteo ce lo fa comprendere citando Isaia e mostrando come in Gesù si compia la profezia del servo. Reagisce con la mitezza di chi non contesta, non grida, ma continua il suo cammino, deciso a far trionfare la giustizia continuando a operare il bene, con la compassione, la misericordia, l’attenzione delicata, la tenerezza di chi non spezza una canna incrinata né spegne una fiamma smorta (cf. Mt 12,18-21; Is 42,14). Persino di fronte alla decisione di ucciderlo, Gesù prosegue il suo cammino: «Si allontanò di là» (Mt 12,15). Il testo di Isaia, inoltre, ci aiuta a comprendere quale sia la radice profonda di questo atteggiamento di Gesù: sta nel fatto che lo Spirito del Padre è su di lui, ed egli si percepisce sostenuto dal suo amore, certo di aderire al suo volere e di godere del suo compiacimento. Come Matteo ci ha già ricordato alla fine del capitolo undicesimo, è la qualità della relazione che Gesù vive con il Padre a plasmare la sua mitezza verso gli uomini.
Dio veglia su di noi per liberarci, non solo da schiavitù esteriori, ma anche da quei condizionamenti più interiori che ci indurrebbe ro a rispondere al male con altro male. Gesù è così interiormente libero da vincere il male con il bene e con la logica della vita, più forte della morte.
Padre, infondi anche su di noi il tuo santo Spirito, che ha guidato il Signore Gesù nel suo cammino, dando forma ai suoi gesti, mitezza alle sue parole. Egli ci liberi da tutto ciò che ci impedisce di fare il bene, e di riconoscere il bene che accade attorno a noi. Faccia prevalere nel nostro modo di essere le logiche della vita, annienti quelle della morte.
Leggi il Vangelo di oggi
Impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 12, 14-21In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
«Ecco il mio servo, che io ho scelto;
il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.
Porrò il mio spirito sopra di lui
e annuncerà alle nazioni la giustizia.
Non contesterà né griderà
né si udrà nelle piazze la sua voce.
Non spezzerà una canna già incrinata,
non spegnerà una fiamma smorta,
finché non abbia fatto trionfare la giustizia;
nel suo nome spereranno le nazioni».Parola del Signore