Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
S. Paolino da Nola – Ss. Giovanni Fisher e Tommaso More (m.f.)
Indice
XI settimana del tempo ordinario
III settimana del salterio
Scegliere, guardare, cercare
Affanno e preoccupazione, ansia per il cibo o per il vestito, accumulo e rincorsa ai beni di consumo, bisogni che si moltiplicano e che creano frustrazioni se non sono soddisfatti, si intrecciano nel vissuto dell’uomo d’oggi rendendolo alla fine estraneo alla dimensione più profonda della vita stessa. Verrebbe quasi da dire: si vive senza vivere.
E allora sorge un interrogativo: quanto può essere capita questa parola di Gesù che oggi la liturgia ci rivolge? D’altra parte, dobbiamo subito riconoscere che questa parola del vangelo rispecchia una verità che è confermata proprio dallo stile di vita che condiziona l’uomo d’oggi. Il rischio, la tentazione dell’uomo d’oggi è di vivere senza vivere. Gesù ci pone questo interrogativo: «La vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?» (Mt 6,25).
Si rincorre la vita e la si riempie di cose al di là delle reali esigenze o bisogni, e poi ci si accorge, improvvisamente e amaramente, che la vita autentica era altrove. Le parole di Gesù orientano la nostra vita in modo diverso. Sono parole per la vita, per farci vivere realmente. Esigono una conversione di rotta, di stile, e questo cambiamento avviene attraverso tre atteggiamenti che custodiscono vivo il senso della vita e che si possono sintetizzare in tre verbi: scegliere, guardare e cercare. Nella vita si devono compiere delle scelte.
Ma la prima scelta, quella radicale che orienta tutto il cammino e ogni altra scelta, avviene in relazione alla vita stessa. Gesù la esprime con queste parole: «Nessuno può servire due padroni […]. Non potete servire Dio e la ricchezza» (6,24). L’orientamento della vita non può mantenersi contemporaneamente su due strade. Scegliere tra Dio e la ricchezza è l’alternativa che Gesù pone di fronte a ognuno di noi. Si tratta di scegliere tra chi può dare un senso pieno alla vita e chi invece la illude e la falsifica.
Per scegliere bene bisogna avere dei criteri, degli esempi che ci aiutino. E quali esempi bisogna guardare? «Guardate gli uccelli del cielo […]. Osservate come crescono i gigli del campo» (6,26.28). Gesù ci invita a guardarci attorno, a meravigliarci della natura, a imparare dalla libertà e dalla semplicità con cui le creature affrontano la vita.
Gli uccelli del cielo, così liberi e capaci di accontentarsi del cibo che trovano ogni giorno, e i fiori, così belli ed eleganti nella loro semplicità, sono i nostri maestri di vita. Perché? Non tanto per il fatto che non si preoccupano della vita, ma per il fatto che la loro libertà e la loro bellezza sono essenzialmente un dono dell’immensa generosità di Dio. Creature così fragili, che oggi ci sono e domani scompaiono, sono gratuitamente rivestite di bellezza.
Tutta la loro vita è un dono. Ed è questa la lezione che dobbiamo imparare. Anzi, proprio dove si sperimenta la precarietà e la fragilità può rivelarsi tutta la forza del dono. E Paolo lo aveva ben compreso nella sua vita, quando fa memoria di quella misteriosa parola che il Signore gli ha rivolto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza» (2Cor 12,9). La parola di Gesù apre il discepolo alla consapevolezza che la propria vita, pur nella fatica e nel lavoro quotidiano, non dipende, in profondità, dalla smodata cura che l’uomo ha per sé, ma dal Padre celeste a cui domandiamo ogni giorno il pane quotidiano.
Tutto questo ci orienta, infine, a cercare sempre e prima di tutto ciò che è veramente essenziale nella vita: «Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6,33). Cercare anzitutto il Regno, cioè la relazione di tutto con Dio, significa collocare ogni cosa al giusto posto e soprattutto essere coscienti che il mondo non può invadere la vita e il cuore.
La vita ha un’estensione molto più ampia di ciò che sembra riempirla (cibo, vestiti, cose, denaro ecc.) e deve essere orientata verso questa pienezza che è al di là del vivere quotidiano. In fondo, il credente è chiamato a guardare tutto ciò che compone e serve alla vita dalla prospettiva del Regno, dalla prospettiva di Dio: allora ogni cosa sarà «data in aggiunta», cioè acquisterà il suo giusto valore.
O Signore, fa’ che impariamo dall’uccello del cielo e dal giglio del campo la vera libertà per essere sempre pronti a volare incontro a te; la vera umiltà per accontentarci di ciò che ci doni; la vera gioia per testimoniare la bellezza dell’evangelo.
Leggi il Vangelo di oggi
Non preoccupatevi del domani.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 6, 24-34In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».Parola del Signore