Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
Ss. Corpo e Sangue di Cristo (solennità)
Indice
XII settimana del tempo ordinario
Noi stessi
La solennità del Corpo e Sangue del Signore manifesta il cuore della nostra fede, con la sua capacità di ricondurre ogni sguardo all’immenso amore di Dio per l’umanità e collocando il quadro della nostra esistenza, spesso confuso e ferito, nella cornice della vita eterna.
A una comunità cristiana giovane, eppure già molto esposta al rischio di smentire il vincolo della fraternità – poiché durante la cena del Signore «uno ha fame, l’altro è ubriaco» (1Cor 11,21) –, l’apostolo Paolo cerca di offrire le parole necessarie per ritrovare i lineamenti essenziali di un mistero che solo molto più tardi sarebbe diventato, nella coscienza della Chiesa, il santissimo sacramento del corpo e del sangue del Signore: «Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga» (11,26).
Mentre siamo portati a pensare che annunciare significhi semplicemente consegnare un messaggio a qualcuno, le parole dell’apostolo ci costringono a cercare il senso di una possibile testimonianza al Signore non tanto in qualcosa che possiamo dire o fare, ma anzitutto nella modalità in cui ci lasciamo educare dalla liturgia a celebrare e accogliere il dono del suo corpo. Sempre, quando ci nutriamo del cibo eucaristico, noi rinnoviamo l’annuncio del vangelo, perché manifestiamo al mondo l’incontro tra la nostra povertà e la ricchezza del dono di Dio.
Per questo, il misterioso re di Salem (Melchisedek) è stato da sempre assunto come figura della grazia di Cristo che, attraverso l’offerta del suo corpo e del suo sangue in sacrificio, mostra come Dio e l’uomo non possano che essere benedetti dalla stessa parola e dal medesimo gesto di comunione: «Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici» (Gen 14,19-20). Quando questo reciproco incontro di offerta e accoglienza si compie, non può che sprigionarsi la più limpida conseguenza dell’amore di Dio, che è la capacità di restituire ogni cosa nella libertà e nella gratuità: «E [Abramo] diede a lui la decima di tutto» (14,20).
Del resto, sappiamo bene che il corpo del Signore ci è offerto per favorire la trasformazione della nostra umanità secondo l’immagine dell’amore trinitario, superando la misura di ogni desiderio e di ogni umana speranza. Se nella vita naturale siamo noi a trasformare i cibi, prendendo da essi ciò che serve al nostro organismo per il suo funzionamento e la sua crescita, nella vita spirituale accade esattamente il contrario: mangiando del pane eucaristico e bevendo il calice della salvezza è il Signore Gesù che nutre e fa maturare la nostra realtà di uomini e donne creati a immagine e somiglianza della divina bellezza.
Il miracolo della divisione dei pani, narrato nel vangelo di oggi, diventa l’occasione per riscoprire la direzione e il senso di questa sublime trasformazione. Al pari dei discepoli, anche noi abbiamo tante volte l’impressione che manchi il necessario per vivere insieme e per essere felici, quando ci fermiamo alla consapevolezza che «qui siamo in una zona deserta» (Lc 9,12). Il Signore Gesù non si sofferma sulle circostanze esteriori, ma sulla ricchezza delle motivazioni che possono trasformare ogni deserto in spazio di vita, ogni volta che si è disposti a non trattenere, ma a offrire il poco che si è (ricevuto): «Voi stessi date loro da mangiare» (9,13).
Accogliendo il Signore come cibo, scopriamo che pure noi stessi siamo chiamati a diventare un vero nutrimento per la vita degli altri. Perché la vita resta abbondante non quando la preserviamo e la difendiamo, ma quando siamo disposti a offrirla nella libertà. Arrendendoci all’idea che dare non è conveniente, ma è l’unica scelta capace di placare tutto il desiderio del nostro cuore: «Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste» (9,17).
Signore Gesù, nel tuo corpo e nel tuo sangue offerti possiamo imparare a riconoscere noi stessi, destinatari di questa tua benedizione e chiamati a donarci in tutto, nei beni e nell’umanità. Con il tuo aiuto, noi stessi possiamo diventare quel pane diviso e consegnato ai fratelli, quella mancanza trasformata in sazietà, quel desiderio di avere, esaudito nel dare noi stessi.
Leggi il Vangelo di oggi
Tutti mangiarono a sazietà.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9, 11b-17In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.Parola del Signore