Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
Natività di s. Giovanni Battista (solennità)
Indice
XII settimana del tempo ordinario – Proprio
«Giovanni è il suo nome»
Nella tradizione pittorica cristiana, sia in Oriente che in Occidente, vi è un’immagine che riassume la dimensione orante della Chiesa, proiettando in essa il destino glorioso, il compimento a cui è chiamata in Cristo. Si tratta della rappresentazione che la tradizione ortodossa chiama deisis, «intercessione»: essa domina la parte centrale dell’iconostasi, ma spesso la ritroviamo anche raffigurata negli affreschi che ornano l’abside delle basiliche romaniche.
In essa contempliamo al centro il Cristo, seduto glorioso sul trono, raffigurato come il Signore del cosmo e della storia, colui che giudica ogni cosa con la potenza della sua Parola, con la luce dell’evangelo. Ai suoi fianchi, in atteggiamento di preghiera, le primizie dell’umanità redenta: Maria, colei che ha generato il Verbo della vita, e Giovanni il Precursore, il profeta dell’Altissimo, colui che ha camminato davanti al Signore a preparargli la strada. Sono come due icone che offrono al nostro sguardo l’orientamento essenziale per la nostra vita, gli atteggiamenti e il cammino che ogni discepolo di Cristo, la Chiesa come comunità, deve percorrere.
All’interno della fede della Chiesa, c’è come un ministero nascosto, una testimonianza silenziosa offerta a ogni credente dalla Madre di Dio e da Giovanni: un ministero e una testimonianza che continuano a parlare all’uomo di ogni tempo, a condurre incessantemente l’uomo smarrito e confuso a riprendere quella via che conduce alla vita. E oggi la Chiesa ci invita a soffermarci sulla testimonianza di Giovanni. E rimaniamo profondamente colpiti da ciò che Giovanni ci dice attraverso la sua vita. Giovanni è un uomo essenziale nella sua qualità spirituale, forse un po’ duro nella sua scorza umana.
Le sue parole, poche e taglienti, piombano come una scure sulle contraddizioni dell’uomo. Esse realizzano la profezia di Isaia: «Ha reso la mia bocca come spada affilata […], mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua farètra» (Is 49,2). In lui brucia tutto quella passione per la verità e la santità di Dio che ha sempre caratterizzato i profeti, nella coscienza che il Dio unico esige una totale e incondizionata dedizione. Eppure quest’uomo così vicino al suo Signore è stato trattato da Dio, che pur l’amava, come non viene trattato neppure il più piccolo del Regno. Questo privilegiato del Signore non è stato affatto oggetto di privilegi da parte del Signore.
Profeta dell’attesa e della rinuncia, ha vegliato come una sentinella nel cuore della notte; appena ha scorto il sorgere del sole, lo ha annunciato e poi si è messo da parte, come uno che ha terminato il suo compito: «Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”» (At 13,25). Dio gli ha chiesto un nascondimento così radicale da fargli vivere quel mistero di spogliazione e passione che solo la luce della Pasqua avrebbe pienamente illuminato.
Nel racconto della nascita di Giovanni, riportato dall’evangelista Luca, troviamo un particolare che apre uno scorcio sul mistero di questo profeta. Elisabetta e Zaccaria danno il nome al bambino: ed è un nome che contiene in sé una novità perché è il nome voluto da Dio, non quello voluto dagli uomini: «Egli chiese una tavoletta e scrisse: “Giovanni è il suo nome”» (Lc 1,63). E in questo nome sono tracciati il cammino, la vocazione, il segreto profondo che solo Dio conosce e che il profeta scopre a poco a poco anche attraverso il fallimento e la solitudine.
Ed è così per ogni cristiano: deve scoprire il nome che Dio gli ha dato, quello con cui è chiamato dal Signore nel segreto, e viverlo nella fedeltà, gioire di quel nome che solo rivela il progetto di Dio, rifiutare tutti quei nomi imposti e non conformi alla propria identità di discepolo di Cristo.
Comprendiamo allora la profonda sapienza dei nostri padri nella fede. Ponendo sotto il loro sguardo, durante la preghiera, il Cristo e i suoi due testimoni, Maria e Giovanni, avevano compreso che solo una testimonianza fedele e silenziosa, una testimonianza di vita e di preghiera, poteva avere la forza di seminare nella storia quel seme del Regno che in Gesù, nella sua Parola, dona la vita al mondo.
O Padre, fin dal grembo di sua madre hai chiamato il tuo profeta Giovanni e lo hai scelto perché preparasse nel cuore di un’umanità ben disposta il cammino per accogliere il Cristo. La sua testimonianza continua a gridare nel deserto del nostro mondo e ci chiama alla conversione. Fa’ che accogliamo ogni giorno il suo appello, per essere a nostra volta testimoni silenziosi dell’Agnello senza macchia che prende su di sé il peccato del mondo.
Leggi il Vangelo di oggi
Lc 1, 57-66. 80
Dal Vangelo secondo LucaPer Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.Parola del Signore