Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
S. Charbel Makhluf, sacerdote (memoria facoltativa)
XVI settimana del tempo ordinario
IV Settimana del Salterio
«Ecco, il seminatore uscì a seminare»
«E disse: “Ecco, il seminatore uscì a seminare”» (Mt 13,3). Quante volte abbiamo ascoltato o meditato questa parabola di Gesù, e quante volte ci siamo stupiti di questo seminatore un po’ avventato che sparge la semente ovunque, senza preoccuparsi troppo del terreno su cui cade e senza calcolare troppo la misura di ciò che deve seminare. Chi è questo seminatore e che cosa è questo seme? Gesù stesso, nella spiegazione della parabola, ci dirà che il seme è la «parola del Regno» (13,19), lasciandoci intravedere nel gesto del seminatore l’agire stesso di Dio che in Gesù rivela il mistero del Regno annunciato ai poveri.
Anzitutto poniamo l’attenzione sul seme. Gesù ama molto l’immagine del seme. Pensiamo alla parabola del seme che cresce da solo, del piccolo granellino di senape, del campo seminato a grano. Per Gesù questa immagine tratta dalla natura ha la forza di rivelare il mistero del Regno nascosto nei solchi della storia e capace di portare a compimento il disegno di Dio sull’umanità. Ma Gesù usa questa immagine anche per narrare il mistero stesso della sua vita, quella vita che, passando attraverso la morte, diventa dono per il mondo.
Tutto questo ci rivela la qualità profonda che ogni seme custodisce: la vita. La potenzialità del seme sta nella capacità di donare la vita, comunicarla e farla crescere. Ogni seme contiene in sé questa potenzialità e anche se noi ci accorgiamo di questo solo quando è cresciuto l’albero e raccogliamo da esso i frutti, tuttavia tutto è già contenuto nel piccolo seme. Così è anche per la «parola del Regno», per la Parola di Dio. Se crediamo in questa forza nascosta nel seme, nella Parola di Dio, non possiamo non aprirci alla fiducia. La Parola di Dio può davvero fecondare la nostra vita, aprirla a cammini nuovi, riempirla di gioia. Anche se tutto avviene nascostamente, nella fiducia ci verrà data la gioia di raccogliere quei frutti che il Signore farà maturare in noi e attorno a noi.
C’è poi il seminatore. Siamo rimasti stupiti dal suo modo di seminare. Come abbiamo già notato, questo modo di lavorare non corrisponde alla nostra logica. Noi siamo abituati a calcolare tutto e a valutare in anticipo il rendimento di ciò che facciamo. Al posto di quel seminatore, avremmo scelto con la massima attenzione solo i terreni buoni e lì avremmo seminato quella quantità di semente corrispondente ai frutti desiderati e calcolati. Quello che ai nostri occhi appare un comportamento superficiale e avventato, agli occhi di Dio, il seminatore, diventa segno di gratuità. Così agisce Dio quando dona la sua Parola, quando semina il Regno nella nostra storia. Di fronte alle mormorazioni di Israele nel deserto, Dio aveva manifestato la sua fedeltà donando un misterioso pane dal cielo, abbondante, gratuito e quotidiano:
«Il Signore disse a Mosè: “[…] alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio”. […] Mosè disse loro: “È il pane che il Signore vi ha dato in cibo”» (Es 16,11-12.15). Il Signore non sta a calcolare, ma dona in abbondanza, sapendo che forse parte del suo dono andrà sprecata. Non sceglie il terreno buono, lasciando da parte quello che apparentemente appare sterile, pieno di pietre e di rovi. Al contrario, dà a ogni terreno la possibilità di accogliere la Parola, l’occasione di diventare fertile.
E Dio agisce così perché è l’unico che conosce la qualità di ogni terreno e sa che forse, al di là dei sassi e dei rovi che ingombrano la superficie, in profondità quel terreno ha delle vere possibili tà di far crescere il seme. E allora come non aver fiducia di un tale seminatore, di Dio che gratuitamente dona la sua Parola, la dona in abbondanza, non si preoccupa di calcolarne la misura, di riservarla solo per alcuni. Certo, alla fine desidera raccogliere un frutto e questo deve far crescere la responsabilità del terreno. Ma il desiderio di corrispondere alla Parola donata gratuitamente cresce nella misura in cui si radica la fiducia nella bontà di questo seminatore. Solo un umile sguardo sul seme e lo stupore di fronte al seminatore possono donarci il coraggio e la fiducia di affidare a essi il terreno del nostro cuore!
Come un contadino saggio e paziente, o Signore, non ti stanchi di seminare la tua Parola nella terra della nostra umanità. Fa’ che accogliamo questo seme di vita perché possiamo diventare fecondi e donare a ogni uomo quel frutto che tu fai maturare in noi.
Leggi il Vangelo di oggi
Una parte del seme cadde sul terreno buono e diede frutto.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 13, 1-9Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».Parola del Signore