Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
XII settimana del tempo ordinario
IV settimana del salterio
Frutti buoni o cattivi?
Nel primo libro di Samuele ci viene offerto un criterio importante per operare un discernimento secondo Dio sia sugli avvenimenti che sulle persone. Si tratta delle parole che il Signore rivolge a Samuele nel momento della scelta del re chiamato a succedere a Saul: «Non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore» (1Sam 16,7).
Di fronte alla realtà il nostro sguardo non può fermarsi semplicemente a ciò che vede. L’apparenza è sempre connotata da una sorta di ambiguità. Non si tratta di essere sospettosi su tutto, ma piuttosto di non accontentarsi di una bellezza o di una bontà che possono apparire in superficie. È necessario un discernimento che parta da questa domanda: quella bellezza e quella bontà che si mostrano ai miei occhi sono autentiche, hanno una reale consistenza, sono affidabili oppure sono fragili, sono maschere che nascondono un qualcosa di non vero, non autentico?
L’uomo, come ci ricorda il testo citato, rischia sempre di accontentarsi di ciò che l’occhio riesce a catturare. Il discernimento a cui invita il Signore orienta all’interiorità, a ciò che è nascosto nel cuore, perché è questo il luogo della verità.
Anche Gesù, nella pericope di Matteo proposta oggi dalla liturgia, ci mette in guardia da questo rischio, da questo occhio superficiale che rimane catturato dall’apparenza, dal fascino e non va oltre, non opera un reale discernimento. Gesù ha appena ricordato al suo discepolo che «la lampada del corpo è l’occhio» (Mt 6,22), cioè che l’occhio esercita una capacità di giudizio e, se lo sguardo non è illuminato da un retto discernimento, il giudizio è errato, diventa tenebra.
D’altra parte, un discernimento illuminato e guidato dallo Spirito di Dio non si ferma a ciò che vede. Infatti, subito dopo aver usato questa immagine dell’occhio, Gesù mette in guardia da alcune modalità errate di esercitare un discernimento che partono da criteri superficiali, legati all’apparenza: si giudica con durezza il comportamento dell’altro oppure si percorrono cammini nella vita affascinati dalle promesse apparenti che essi offrono.
Non si va oltre, non si giunge al «cuore». Nel brano di oggi viene presentato un altro discernimento da operare. Come distinguere un vero profeta da uno falso? Probabilmente nella comunità di Matteo erano presenti dei cristiani che si camuffavano dietro una facciata rispettabile; in realtà erano portatori di deviazioni nella comunità. Approfittando del loro ascendente, del loro fascino, orientavano a scelte non conformi alla Parola di Dio, all’evangelo.
Gesù offre un criterio di discernimento molto concreto per smascherare la falsità di questi sedicenti «profeti». «Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete» (7,15-16). Ciò che smaschera la falsità e l’ambiguità della loro parola è la loro vita concreta. E qui Gesù usa un’immagine che rende certo e indubitabile questo criterio di discernimento: «Ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi» (7,17). Come la bontà o meno dell’albero risulta dalla natura dei frutti che si possono vedere e raccogliere, così discriminante per il profeta è la fedeltà alla Parola di Dio.
Solo così diventa affidabile ciò che dice e ciò che insegna. È sempre necessario valutare una corrispondenza tra l’essere profondo della persona e le sue azioni esterne e visibili. La bontà e la verità non possono essere solo un rivestimento esteriore fatto di parole e di belle idee: devono nascere da un cuore buono e vero, devono avere radici nelle bontà e nella verità di Dio. Solo così si è credibili e affidabili. È un invito anche per noi a discernere quale tipo di albero siamo e quali frutti portiamo.
O, fuori metafora, è un invito a discernere qual è la qualità della nostra testimonianza. Abbiamo sempre il rischio di trasformare la nostra testimonianza in parole vuote, che non coinvolgono la vita e non comunicano la bellezza dell’evangelo. Forse non daremo frutti cattivi, ma probabilmente la nostra testimonianza sarà simile a quel fico carico di foglie, ma senza frutto da raccogliere e gustare.
Signore Gesù, solo se rimaniamo in te possiamo portare molto frutto. Rendi buono il terreno del nostro cuore con l’acqua del tuo Spirito; liberalo da ogni impurità; semina in esso la tua Parola di vita perché in esso possa maturare il frutto che tu gradisci.
Leggi il Vangelo di oggi
Dai loro frutti li riconoscerete.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 7, 15-20In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».Parola del Signore.