Commento al Vangelo di oggi, 27 Maggio 2019 – Gv 15, 26-16,4

C

Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.

VI settimana di Pasqua – II settimana del salterio

Odiati dal mondo

Nel discorso dei capitoli 15 e 16 del Vangelo di Giovanni, le parole che  Gesù  rivolge  ai  suoi  discepoli  durante  l’Ultima  cena,  viene posto  un  confronto  tra  la  testimonianza  del  cristiano  e  il  mondo in  cui  questa  testimonianza  è  chiamata  a  incarnarsi  e  a  portare frutto.

Di per sé il mondo come termine di confronto con la testimonianza  di  Cristo  non  è  una  realtà  negativa.  Basti  pensare  alle parole  che  Gesù  rivolge  a  Nicodemo:  «Dio  infatti  ha  tanto  amato il  mondo  da  dare  il  Figlio  unigenito,  perché  chiunque  crede  in  lui non  vada  perduto,  ma  abbia  la  vita  eterna»  (Gv  3,16).  Il  mondo non solo è destinatario della testimonianza del discepolo, ma rappresenta quell’umanità a cui il Padre ha fatto dono del suo Figlio e a favore della quale il Figlio ha donato se stesso. Ma l’esperienza del  discepolo,  nella  quale  si  riflette  il  cammino  stesso  di  Gesù, sembra dimostrare qualcosa di ben diverso.

Sembra che il mondo non  accolga  veramente  questo  dono;  anzi  lo  rifiuta  apertamente con  violenza  e  odio.  E  qui  il  mondo  assume  un’altra  valenza:  si trasforma  nell’insieme  delle  forze  ostili  che  cercano  di  impedire lo svolgimento del disegno di Dio. È questo «volto» del mondo a entrare in conflitto con la testimonianza del discepolo e a manifestare tutto il suo odio per la Parola di Gesù: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me […]. Se hanno perseguitato  me,  perseguiteranno  anche  voi»  (15,18.20).

Con  le  sue  parole, Gesù  apre  ai  discepoli  uno  sguardo  sul  futuro,  su  quel  confronto fra  testimonianza  e  mondo  che  sembra  contraddire  la  forza  del vangelo.  È  come  se  Gesù  mettesse  allo  scoperto  gli  interrogativi dolorosi e angoscianti che emergono nel cuore di colui che è chiamato a testimoniare la pasqua di Cristo: «Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. […] viene l’ora in cui chiunque vi  ucciderà  crederà  di  rendere  culto  a  Dio»  (16,1-2).

Infatti  l’odio del mondo, accompagnato com’è dalla persecuzione e dal rifiuto, suscita interrogativi e può gettare il discepolo nel dubbio: perché la Parola della verità è continuamente rifiutata? La forza vittoriosa del Cristo risorto è presente o no nella storia? Interrogativi che accompagnano i cristiani lungo tutta la storia e che a volte possono incrinare la loro testimonianza o renderla meno efficace.

Gesù  conosce  queste  contraddizioni  che  possono  emergere  nel cuore  dei  suoi  discepoli,  perché  questo  è  stato  anche  il  dramma del  confronto  della  sua  testimonianza  con  il  mondo.  Ed  è  per questo  che  Gesù  lo  ricorda  ai  discepoli:  «Ma  vi  ho  detto  queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto» (16,4). Qui si manifesta, in modo paradossale, una prima  certezza  che  deve  dare  forza  e  sostenere  la  testimonianza del  discepolo  di  fronte  all’odio  del  mondo:  la  via  del  discepolo per essere autentica e portare frutto deve riflettere la via di Gesù.

La  persecuzione  fa  parte  della  storia  della  salvezza,  perché  è  la via  della  croce  che  continua  e  il  rifiuto  della  testimonianza  del discepolo  continua  il  rifiuto  della  Parola  di  Gesù.  Gesù  e  i  suoi discepoli  sono  un  tutt’uno  e  la  consapevolezza  della  comunione con lui, anche nella via della sofferenza, deve diventare una forza per il discepolo. Ma c’è un’altra certezza più profonda che sostiene  la  testimonianza  del  discepolo  nella  prova  e  nel  rifiuto.

Ed  è una  presenza  che  dà  consolazione  e  che  difende  la  verità  della testimonianza di Cristo. È «il Paràclito, – dice Gesù ai discepoli – che  io  vi  manderò  dal  Padre,  lo  Spirito  della  verità  che  procede dal Padre, egli darà testimonianza di me» (15,26). L’azione dello Spirito  nel  discepolo  è  consolazione,  forza  e  verità.  Esso  non solo rivela le contraddizioni del rifiuto del mondo, l’inconsistenza della  sua  logica,  l’incapacità  di  comprendere  l’amore  di  Dio.  La sua  presenza  è  interiore  al  discepolo  e  diventa  per  lui  testimonianza  della  verità  della  via  di  Gesù.

Nel  momento  stesso  in  cui la sua fede sarà messa pericolosamente alla prova, il discepolo sarà chiamato ad ascoltare la parola dello Spirito. Solo così sarà liberato dalla paura e dallo scandalo che gli insinua il rifiuto del mondo. Anzi, grazie allo Spirito, nelle contraddizioni e nel rifiuto   la sua testimonianza porterà un frutto per la salvezza del mondo.

O Signore, quando manca nella nostra vita la gioia, quando la nostra testimonianza sembra senza frutto, ci venga in aiuto il tuo Spirito consolatore. Ci guidi nel profondo del nostro cuore e lì sveli a noi la tua presenza di pace. Allora il nostro sguardo si illuminerà e sapremo guardare oltre ogni fatica. E nessuno ci potrà togliere la tua gioia!

Lo Spirito della verità darà testimonianza di me.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15, 26-16,4

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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