Commento al Vangelo di oggi, 28 Agosto 2019 – Mt 23, 27-32

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Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.

S. Agostino, vescovo e dottore della Chiesa (memoria)
I settimana del salterio

Sepolcri

Nella  dinamica  che  caratterizza  l’ipocrisia  quando  essa  condiziona  l’essere  e  l’agire  dell’uomo,  emerge  con  forza  il  contrasto  tra ciò  che  appare  all’esterno  e  ciò  che  abita  del  cuore.  Gesù  ha descritto la rottura tra esteriorità e interiorità usando l’immagine del  bicchiere  e  del  piatto,  puliti  all’esterno,  ma  all’interno  «pieni di  avidità  e  d’intemperanza»  (Mt  23,25).  Continuando  su  questa linea,  ora  Gesù  precisa  questo  contrasto  tra  l’esterno  e  l’interno dell’uomo  mediante  una  nuova  immagine:  «Guai  a  voi,  scribi  e farisei  ipocriti,  che  assomigliate  a  sepolcri  imbiancati:  all’esterno  appaiono  belli,  ma  dentro  sono  pieni  di  ossa  di  morti  e  di ogni  marciume»  (23,27).

Era  usanza  presso  gli  ebrei  imbiancare accuratamente  i  sepolcri  per  renderli  ben  visibili  ed  evitare  un contatto  involontario,  che  avrebbe  impedito  all’uomo  la  partecipazione  al  culto  (causando  uno  stato  di  impurità  rituale).  È un’immagine  molto  forte  che  va  al  cuore  del  dramma  di  una vita  e  di  un  comportamento  ipocrita.  Si  può  apparire  all’esterno avvolti  di  un  alone  di  fedeltà,  ligi  alle  esigenze  di  Dio  espresse nei comandamenti, ma contenere dentro di sé, nel proprio cuore, ogni  forma  di  malvagità  che  conduce  alla  morte:  «Dentro  siete pieni di ipocrisia e di iniquità» (23,28). È terribile questa situazione perché rappresenta il fallimento totale di una vita: essa è solo l’involucro illusorio di un cadavere, è solo luogo di morte.

È una parola che tocca ciascuno di noi, che ci mette di fronte a ciò che rende autentica la nostra esistenza di cristiani. Ciò che comunica la  vita  e  ciò  che  qualifica  l’autenticità  di  un  discepolo  di  Cristo è  il  grande  comandamento  dell’amore.  In  relazione  all’amore  si può  allora  comprendere  il  vero  significato  dell’ipocrisia.  Intesa come  attaccamento  apparente  alla  Legge  di  Dio,  l’ipocrisia  di fatto trasforma la vita in una negazione di ciò che vuole Dio poiché  non  giunge  al  cuore  della  Legge,  al  grande  comandamento dell’amore,  e  rende  così  apparente  ogni  altra  osservanza.  Qui  la demarcazione avviene non tra il più o il meno, ma tra l’essere o il non essere, tra la realtà e la finzione, tra la verità e la menzogna, tra la vita e la morte. In una vita senza amore la pretesa della fedeltà alle esigenze di Dio è fittizia e inesistente. Usando l’immagine del sepolcro imbiancato, si potrebbe dire che il risultato   di un’esistenza ipocrita è l’illusione di una vita che, paradossalmente, comunica morte.

L’immagine  del  sepolcro  viene  ancora  utilizzata  da  Gesù  per  denunciare  un’altra  forma  di  ipocrisia  che  caratterizza  il  comportamento religioso di scribi e farisei: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti,  che  costruite  le  tombe  dei  profeti  e  adornate  i  sepolcri  dei giusti»  (23,29).  Scribi  e  farisei  costruivano  monumenti  sepolcrali ai  profeti  che  erano  stati  perseguitati  o  uccisi  dai  loro  antenati. Avevano  un  carattere  espiatorio,  e  attraverso  di  essi  scribi  e  farisei volevano mostrare una presa di distanza dall’atteggiamento ostile  e  persecutorio  dei  loro  padri.

Gesù  smaschera  l’ipocrisia nascosta  sotto  questa  maschera  di  illusione.  In  realtà,  ricorda Gesù  a  scribi  e  farisei,  sono  degni  discendenti  degli  assassini dei  profeti,  anzi  ne  prolungano  fino  alle  estreme  conseguenze  il comportamento  fatto  di  incredulità  e  di  odio.  Si  illudono  che  sia sufficiente onorare con un monumento il profeta davanti al quale si  rimane  increduli  e  ostili.  Ecco  un’altra  forma  di  ipocrisia  che può intaccare anche la vita di una cristiano, anzi di una comunità cristiana.  Si  rifiuta  il  profeta  che  Dio  invia,  lo  si  emargina  e  si rimane chiusi in una durezza di cuore di fronte alla Parola di Dio che egli comunica.

E poi ci s’illude che sia sufficiente riconoscere a posteriori l’autenticità del messaggio comunicato dal profeta, senza però conformare a esso la propria vita. Ci sono tanti modi di innalzare sepolcri ai profeti, senza però rischiare la propria vita compromettendosi con la Parola di Dio che essi comunicano. Ogni profezia autentica contiene il soffio dello Spirito e lo Spirito ci indica vie e cammini nuovi. Non si è fedeli allo Spirito custodendo in un sepolcro la sua Parola di vita; essa deve soffiare continuamente nella nostra esistenza e nella vita di una comunità cristiana.

Il nostro cuore, o Signore, nasconde spesso falsità e ipocrisia. Purificalo e rendilo dimora della tua Parola perché essa lo  illumini e renda il nostro sguardo interiore attento e vigile, capace di custodire il luogo della nostra vita più vera.

Leggi il Vangelo di oggi

Siete figli di chi uccise i profeti.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 23, 27-32

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».

Parola del Signore

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