Commento al Vangelo di oggi, 28 Giugno 2019 – Lc 15, 3-7

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Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.

Sacratissimo Cuore di Gesù (solennità)

XII settimana del tempo ordinario
Proprio

Il cuore buono del pastore bello

La  liturgia  della  Parola  di  oggi,  per  farci  comprendere  la  misericordia  traboccante  che  abita  nel  cuore  di  Cristo,  utilizza  una stupenda  immagine,  cara  soprattutto  ai  profeti:  l’immagine  del pastore,  di  quel  pastore  pieno  di  compassione  e  tenerezza  che Gesù  attribuisce  in  modo  esclusivo  a  sé  (cf.  Gv  10,1-18).

Anche se, nel nostro contesto tecnologico e poco incline a lasciarsi catturare da simboli, questa immagine può subire un certo ridimensionamento,  conserva  tuttavia  una  forza  evocativa  che  va  al  di là  di  un’esperienza  immediata:  richiama  subito  quel  bisogno  di sicurezza  in  un  cammino,  la  fiducia  in  chi  conosce  una  strada da  percorrere,  la  necessità  di  trovare  un  punto  di  riferimento  in situazioni  di  disorientamento…  Infatti,  essere  guidati  da  qualcuno,  soprattutto  quando  ci  si  apre  alla  vita,  sapere  dove  porre  la fiducia  per  essere  aiutati  in  un  discernimento  o  nelle  scelte  importanti  della  propria  vita,  poter  ricevere  una  parola  autorevole che  sia  luce  in  un  cammino,  tutto  ciò  è  fondamentale  per  una piena maturazione della persona e per essere educati alla libertà.

Gesù si propone a noi come colui che può fare tutto questo; anzi, come  colui  che  può  farlo  in  modo  perfetto  e  pieno,  con  quella sicurezza che nasce dal fatto che solo lui conosce la via della vita e  della  verità  e  solo  lui  può  condurre  al  luogo  in  cui  si  trova  la pienezza  della  vita.  Il  profeta  Ezechiele  descrive  con  un’immagine  molto  bella  questo  luogo  a  cui  ci  conduce  il  pastore  buono e  in  cui  la  vita  è  donata  in  abbondanza:  «Le  condurrò  in  ottime pasture  […];  là  si  adageranno  su  fertili  pascoli  e  pasceranno  in abbondanza  sui  monti  d’Israele»  (Ez  34,14).  Non  è  facile  per  noi discernere  questo  luogo  di  vita:  quando  si  è  disorientati,  non sempre si hanno gli occhi per riconoscere la strada che porta alla vera pace e alla vera gioia. Non possiamo fare altro che affidarci a  qualcuno  che  conosce  la  via  che  ciascuno  deve  percorrere.  Il Salmo  22,  il  salmo  responsoriale  di  questa  festa,  ci  fa  pregare con  queste  parole.  «Il  Signore  è  il  mio  pastore  […].

 Mi  guida  per il  giusto  cammino  a  motivo  del  suo  nome»  (Sal  22[23],1.3).  Chi veramente ci può guidare per il «giusto cammino»? A chi possiamo  dire:  «Anche  se  vado  per  una  valle  oscura,  non  temo  alcun male, perché tu sei con me» (22[23],4)? Può guidare per il «giusto cammino»  solo  chi  conosce  in  profondità  e  in  verità  qual  è  la strada  che  ciascuno  di  noi  è  chiamato  a  percorrere  per  trovare la  pace,  solo  chi  conosce  il  segreto  desiderio  del  nostro  cuore, quel nome scritto nel nostro intimo e senza la scoperta del quale non  possiamo  realizzare  la  nostra  vera  identità.

Ed  è  per  questo che il pastore buono deve sempre camminare davanti, perché lui solo conosce la strada: dove essa conduce, quali luoghi attraversa,  quali  pericoli  incontra,  quale  ritmo  e  passo  richiede.  Anche quando  ci  incamminiamo  in  percorsi  che  conducono  alla  morte, quando  ci  disperdiamo  e  ci  allontaniamo  dal  «giusto  cammino», non  ci  abbandona:  «Andrò  in  cerca  della  pecora  perduta  e  ricondurrò  all’ovile  quella  smarrita,  fascerò  quella  ferita  e  curerò quella  malata»  (Ez  34,16).  Questa  è  la  misericordia  che  abita  nel cuore del pastore buono, nel cuore di Gesù, una misericordia che non  indugia,  che  cerca,  che  trova,  che  accoglie,  che  si  fa  carico della  nostra  debolezza:  «Quando  l’ha  trovata,  pieno  di  gioia  se la carica sulle spalle […], “perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”» (Lc 15,5-6).

Il pastore buono, Gesù, colui che cammina davanti e ci guida, colui  che  ci  cerca  quando  ci  smarriamo,  è  anche  colui  che  per primo  ha  percorso  la  via  che  ci  indica:  per  primo  ha  rischiato  e ha  affrontato  il  pericolo,  e  non  ha  avuto  paura  di  mettere  a  repentaglio  la  sua  vita.  Anzi,  l’ha  offerta  per  aprire  il  cammino  più vero  per  raggiungere  il  luogo  della  vita,  il  luogo  in  cui  davanti  a noi  è  preparata  una  mensa,  il  luogo  in  cui  «bontà  e  fedeltà»  saranno compagne tutti i giorni della nostra vita (cf. Sal 22[23],6). E allora non solo il pastore buono cammina davanti per condurci al luogo della vita, ma lui stesso diventa la vita, la porta della vita. Solo  per  mezzo  di  lui  e  in  lui  possiamo  entrare  nel  luogo  dove conduce  il  giusto  cammino  e  dove  finalmente  possiamo  trovare la  pace.  E  veramente,  lì,  abiteremo  «nella  casa  del  Signore  per lunghissimi giorni» (22[23],6).

Signore Gesù, tu sei il pastore buono che va in cerca della pecora che si smarrisce; il tuo cuore brucia di amore per noi e non vuoi che si perda nessuno di coloro che ti sono affidati dalla misericordia del Padre. Sii tu la salvezza di chi spera in te, colui che ci guida per il giusto cammino.

Leggi il Vangelo di oggi

Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 15, 3-7

In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola:

«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?

Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.

Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione».

Parola del Signore

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