Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
Sacratissimo Cuore di Gesù (solennità)
Indice
XII settimana del tempo ordinario
Proprio
Il cuore buono del pastore bello
La liturgia della Parola di oggi, per farci comprendere la misericordia traboccante che abita nel cuore di Cristo, utilizza una stupenda immagine, cara soprattutto ai profeti: l’immagine del pastore, di quel pastore pieno di compassione e tenerezza che Gesù attribuisce in modo esclusivo a sé (cf. Gv 10,1-18).
Anche se, nel nostro contesto tecnologico e poco incline a lasciarsi catturare da simboli, questa immagine può subire un certo ridimensionamento, conserva tuttavia una forza evocativa che va al di là di un’esperienza immediata: richiama subito quel bisogno di sicurezza in un cammino, la fiducia in chi conosce una strada da percorrere, la necessità di trovare un punto di riferimento in situazioni di disorientamento… Infatti, essere guidati da qualcuno, soprattutto quando ci si apre alla vita, sapere dove porre la fiducia per essere aiutati in un discernimento o nelle scelte importanti della propria vita, poter ricevere una parola autorevole che sia luce in un cammino, tutto ciò è fondamentale per una piena maturazione della persona e per essere educati alla libertà.
Gesù si propone a noi come colui che può fare tutto questo; anzi, come colui che può farlo in modo perfetto e pieno, con quella sicurezza che nasce dal fatto che solo lui conosce la via della vita e della verità e solo lui può condurre al luogo in cui si trova la pienezza della vita. Il profeta Ezechiele descrive con un’immagine molto bella questo luogo a cui ci conduce il pastore buono e in cui la vita è donata in abbondanza: «Le condurrò in ottime pasture […]; là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in abbondanza sui monti d’Israele» (Ez 34,14). Non è facile per noi discernere questo luogo di vita: quando si è disorientati, non sempre si hanno gli occhi per riconoscere la strada che porta alla vera pace e alla vera gioia. Non possiamo fare altro che affidarci a qualcuno che conosce la via che ciascuno deve percorrere. Il Salmo 22, il salmo responsoriale di questa festa, ci fa pregare con queste parole. «Il Signore è il mio pastore […].
Mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome» (Sal 22[23],1.3). Chi veramente ci può guidare per il «giusto cammino»? A chi possiamo dire: «Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me» (22[23],4)? Può guidare per il «giusto cammino» solo chi conosce in profondità e in verità qual è la strada che ciascuno di noi è chiamato a percorrere per trovare la pace, solo chi conosce il segreto desiderio del nostro cuore, quel nome scritto nel nostro intimo e senza la scoperta del quale non possiamo realizzare la nostra vera identità.
Ed è per questo che il pastore buono deve sempre camminare davanti, perché lui solo conosce la strada: dove essa conduce, quali luoghi attraversa, quali pericoli incontra, quale ritmo e passo richiede. Anche quando ci incamminiamo in percorsi che conducono alla morte, quando ci disperdiamo e ci allontaniamo dal «giusto cammino», non ci abbandona: «Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata» (Ez 34,16). Questa è la misericordia che abita nel cuore del pastore buono, nel cuore di Gesù, una misericordia che non indugia, che cerca, che trova, che accoglie, che si fa carico della nostra debolezza: «Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle […], “perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”» (Lc 15,5-6).
Il pastore buono, Gesù, colui che cammina davanti e ci guida, colui che ci cerca quando ci smarriamo, è anche colui che per primo ha percorso la via che ci indica: per primo ha rischiato e ha affrontato il pericolo, e non ha avuto paura di mettere a repentaglio la sua vita. Anzi, l’ha offerta per aprire il cammino più vero per raggiungere il luogo della vita, il luogo in cui davanti a noi è preparata una mensa, il luogo in cui «bontà e fedeltà» saranno compagne tutti i giorni della nostra vita (cf. Sal 22[23],6). E allora non solo il pastore buono cammina davanti per condurci al luogo della vita, ma lui stesso diventa la vita, la porta della vita. Solo per mezzo di lui e in lui possiamo entrare nel luogo dove conduce il giusto cammino e dove finalmente possiamo trovare la pace. E veramente, lì, abiteremo «nella casa del Signore per lunghissimi giorni» (22[23],6).
Signore Gesù, tu sei il pastore buono che va in cerca della pecora che si smarrisce; il tuo cuore brucia di amore per noi e non vuoi che si perda nessuno di coloro che ti sono affidati dalla misericordia del Padre. Sii tu la salvezza di chi spera in te, colui che ci guida per il giusto cammino.
Leggi il Vangelo di oggi
Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 15, 3-7In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola:
«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?
Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.
Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione».
Parola del Signore