Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
Martirio di s. Giovanni Battista (memoria)
I settimana del salterio
La forza del testimone
«Ed ecco, oggi io faccio di te come una città fortificata […] contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese. Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti» (Ger 1,18-19). In queste parole che il Signore rivolge a Geremia è tracciato il destino singolare di ogni profeta. Il profeta è chiamato a essere bocca di Dio, per pronunciare quelle parole che aiutano gli uomini a discernere il giudizio di Dio sulla loro storia e ad annunciare la salvezza per coloro che si convertono.
Sono parole a volte molto dure, che smascherano quell’idolatria dietro la quale l’uomo si nasconde; sono parole esigenti che chiamano a un cambiamento radicale di vita; sono parole di consolazione per i poveri e i piccoli. Il profeta vive di queste parole e non può sottrarsi a esse. Ma esse sono anche il suo tormento e a volte la sua delusione quando sono rifiutate, quando apparentemente sembrano troppo deboli per cambiare le contraddizioni della storia. Ciò che Dio dice a Geremia rivela il dramma di ogni profeta. La forza che lo sostiene viene dal Signore, perché la parola che è chiamato a pronunciare è Parola di Dio e Dio cammina accanto a lui. Ma questo non lo esime dalla sofferenza, dalla solitudine, dall’incomprensione, dalla persecuzione, dalla morte.
Tutto questo, anche se in forme diverse, si ripete nella vita di ogni profeta. Anche la vita del precursore del Messia, la vita di Giovanni il Battista, è segnata dal dramma della morte violenta a causa della Parola di Dio. Al capitolo 6 del suo racconto, l’evangelista Marco ricostruisce la passione del Battista narrandone l’arresto con la motivazione della condanna, l’esecuzione e la sepoltura. Ciò che impressiona in questo racconto è il contrasto tra la fermezza del profeta, che ha il coraggio di denunciare l’incoerenza e l’immoralità di Erode, e la debolezza di questo re aggirato dall’astuzia di Erodiade, la moglie del fratello che convive con lui.
«Giovanni infatti diceva a Erode: “Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello”» (Mc 6,18). In Giovanni brucia tutta quella passione per la verità e la santità di Dio che ha sempre caratterizzato i profeti, nella coscienza che il Dio unico esige una totale e incondizionata dedizione. Per questo non teme nulla: tutta la sua vita è assorbita da quella Parola di verità che è chiamato a testimoniare e annunciare presente nel mondo, quella Parola fatta carne che dona salvezza a ogni uomo.
Profeta dell’attesa e della rinuncia, Giovanni ha vegliato come una sentinella nel cuore della notte; appena ha scorto il sorgere del sole, lo ha annunciato e poi si è messo da parte, come uno che ha terminato il suo compito: «Lui deve crescere; io, invece, diminuire» (Gv 3,30). Dio gli ha chiesto un nascondimento così radicale da fargli vivere quel mistero di spogliazione e passione che solo la luce della Pasqua avrebbe pienamente illuminato. Infatti, come Cristo ha dato la vita per il mondo morendo sulla croce, così Giovanni, il suo precursore, accetta di percorrere lo stesso cammino di donazione radicale, morendo per testimoniare la verità di Dio.
Proprio in questo radicale silenzio, che giunge sino a quella morte violenta che sembra spegnere la forza della Parola, proprio in quella vita senza apparenti conquiste, come chi vede una meta solo da lontano e ne gioisce solo con lo sguardo, sta la testimonianza di Giovanni per noi e per la Chiesa d’oggi: vivere e morire solo per Cristo, aiutare i fratelli e le sorelle a incontrare Cristo, indicare e testimoniare lui, non se stessi.
E poi lasciare che lui cresca nel fratello, accettare di mettersi da parte, nell’umile gioia di chi ha compiuto la sua missione. E non è facile oggi, quando si è tentati di apparire continuamente, di imporsi, di dimenticare che solo l’umile servizio dona la qualità di un’autentica testimonianza. Si è testimoni gridando la Parola di verità, ma si è anche testimoni lasciando che questa Parola gridi attraverso l’umiltà della nostra vita.
Tu hai chiamato, o Padre, il tuo profeta Giovanni a camminare innanzi al tuo Figlio nella via della croce come testimone della tua Parola che giudica e salva. Concedi anche a noi la forza di esserti fedeli sino alla fine nell’amore alla tua verità e nel dono della nostra vita.
Leggi il Vangelo di oggi
«Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6, 17-29In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
Parola del Signore