Commento al Vangelo di oggi, 29 Luglio 2019 – Gv 11, 19-27

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Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.

S. Marta (memoria)
XVI settimana del tempo ordinario
IV Settimana del Salterio

Amicizia e accoglienza

Nell’esperienza umana di amicizia che ha caratterizzato il cammino terreno di Cristo entrano a far parte due sorelle, Marta e Maria; assieme al loro fratello Lazzaro, offrono a Gesù quell’affetto e quell’accoglienza che trasformano una relazione in luogo di  riposo  e  di  intimità  per  colui  che  non  aveva  una  pietra  su  cui posare  il  capo.

«Gesù  amava  Marta  e  sua  sorella  e  Lazzaro»  (Gv 11,5),  ci  ricorda  l’evangelista  Giovanni  commentando  l’annuncio della  morte  di  Lazzaro  fatto  pervenire  a  Gesù  dalle  due  sorelle. L’affetto  che  Gesù  nutre  per  questi  suoi  amici  è  squisitamente umano,  ma  allo  stesso  tempo  è  un  amore  che  apre  all’incontro con  il  mistero  stesso  che  abita  il  Figlio  dell’uomo.  E  i  due  brani evangelici proposti per la liturgia che fa memoria di Marta ci aiutano  a  comprendere  qual  è  il  salto  di  qualità  che  questa  donna deve compiere nella sua relazione con il Signore.

Marta  è  una  donna  saggia,  capace  di  accoglienza  e  di  servizio, pratica nei modi e nei ragionamenti. Lo vediamo in quella reazione di insofferenza che prova nei confronti della sorella Maria, che l’ha lasciata sola a servire Gesù. Infatti, come ci ricorda l’evangelista  Luca,  mentre  Maria  «seduta  ai  piedi  del  Signore,  ascoltava la  sua  parola»,  «Marta  invece  era  distolta  per  i  molti  servizi»  (Lc 10,39-40).  Travolta  dai  tanti  servizi  che  fa  per  amore  di  Gesù, Marta  corre  un  rischio:  dimenticare  Gesù,  o  meglio,  dimenticare che  la  cosa  più  importante  è  il  dono  che  Gesù  può  farle,  il  dono della  sua  Parola.

 Il  servizio  perde  così  la  sua  autenticità,  perde il  suo  punto  di  arrivo  e  travolge,  quasi  soffoca,  l’ascolto  che  è  il vero  fondamento  della  relazione  con  Gesù.  La  risposta  che  Gesù dà  a  Marta  vuole  orientare  questa  donna  a  ricomporre  la  sua vita agitata e frammentata in quell’unità che si fonda sull’ascolto della Parola del Signore: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte  cose,  ma  di  una  cosa  sola  c’è  bisogno.  Maria  ha  scelto  la parte migliore, che non le sarà tolta» (10,41-42).

Non c’è contrapposizione tra servizio e ascolto. Il servizio di Marta è prezioso: è una  delle  caratteristiche  del  vero  discepolo  e  imita  l’esempio  di colui che è venuto nel mondo per servire. Ma l’autentico servizio deve  sgorgare  sempre  dall’ascolto:  accogliere  la  Parola  di  Gesù è  la  condizione  perché  il  servizio  non  si  trasformi  in  uno  sterile agitarsi e diventi autentica comunione con il Signore.

Anche nell’incontro con Gesù che viene a vedere l’amico Lazzaro morto,  si  rivela  il  salto  di  qualità  che  Marta  deve  compiere  nella sua  amicizia  con  il  Signore.  Al  vedere  Gesù,  Marta  corre  subito verso  di  lui;  esprime  così  la  sua  fiducia  nella  forza  e  nella  preghiera  del  Signore,  affermando  la  speranza  nella  vita  che  non finisce.

Qui  l’atteggiamento  che  caratterizza  Marta  è  essenzialmente quello della preghiera: la preghiera dei poveri, più forte di fronte  alla  drammatica  realtà  della  morte.  Marta  non  fa  leva  sui suoi meriti o sul suo amore per Gesù, ma unicamente sull’amore di Gesù per loro. Crede in Gesù e lo ama, nonostante il suo apparente  abbandono.  Tuttavia  la  fede  di  Marta  deve  ancora  fare  un salto  di  qualità:  di  fronte  alla  realtà  del  sepolcro,  ricompare  con forza la reazione tipicamente umana di Marta, la sua resistenza di fronte alla morte, quasi la convinzione che la situazione presente è ormai irreversibile, non può essere cambiata. È significativa, in Marta, questa mescolanza tra fede e incredulità.

«Non ti ho detto che,  se  crederai,  vedrai  la  gloria  di  Dio?»  (Gv  11,40).  In  queste parole  rivolte  da  Gesù  a  Marta,  è  sottolineata  la  condizione  richiesta  per  giungere  a  comprendere  il  senso  di  ciò  che  Gesù  sta per  compiere  e  per  accogliere  la  rivelazione  della  sua  identità («Io  sono  la  resurrezione  e  la  vita»,  11,25).  Alla  gloria  di  Dio  che si manifesta, risponde la fede dell’uomo.

Il salto di qualità Marta lo  compie  quando  pronuncia  quella  professione  di  fede  che  ha come  oggetto  non  il  potere  che  Gesù  ha  di  far  risorgere  dalla morte,  ma  l’identità  stessa  di  Gesù:  «Sì,  o  Signore,  io  credo  che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo» (11,27). Nell’ascolto della Parola di Gesù e nella vita che essa custodisce, l’amicizia  di  Marta  per  il  Signore  si  apre  alla  comunione  con  il mistero stesso di Dio.

O Padre, il tuo Figlio, accogliendo la gioia e l’affetto dell’amicizia, ha messo in essa il seme del tuo amore. Fa’ crescere in noi la capacità di donare tenerezza e affetto, attraverso un servizio umile e senza riserve e un ascolto attento e cordiale, come hanno saputo fare Marta, Maria e Lazzaro verso Gesù.

Leggi il Vangelo di oggi

Io credo che sei il Cristo, il Figlio di Dio.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 11, 19-27

In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

Parola del Signore.

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