Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
S. Marta (memoria)
XVI settimana del tempo ordinario
IV Settimana del Salterio
Amicizia e accoglienza
Nell’esperienza umana di amicizia che ha caratterizzato il cammino terreno di Cristo entrano a far parte due sorelle, Marta e Maria; assieme al loro fratello Lazzaro, offrono a Gesù quell’affetto e quell’accoglienza che trasformano una relazione in luogo di riposo e di intimità per colui che non aveva una pietra su cui posare il capo.
«Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro» (Gv 11,5), ci ricorda l’evangelista Giovanni commentando l’annuncio della morte di Lazzaro fatto pervenire a Gesù dalle due sorelle. L’affetto che Gesù nutre per questi suoi amici è squisitamente umano, ma allo stesso tempo è un amore che apre all’incontro con il mistero stesso che abita il Figlio dell’uomo. E i due brani evangelici proposti per la liturgia che fa memoria di Marta ci aiutano a comprendere qual è il salto di qualità che questa donna deve compiere nella sua relazione con il Signore.
Marta è una donna saggia, capace di accoglienza e di servizio, pratica nei modi e nei ragionamenti. Lo vediamo in quella reazione di insofferenza che prova nei confronti della sorella Maria, che l’ha lasciata sola a servire Gesù. Infatti, come ci ricorda l’evangelista Luca, mentre Maria «seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola», «Marta invece era distolta per i molti servizi» (Lc 10,39-40). Travolta dai tanti servizi che fa per amore di Gesù, Marta corre un rischio: dimenticare Gesù, o meglio, dimenticare che la cosa più importante è il dono che Gesù può farle, il dono della sua Parola.
Il servizio perde così la sua autenticità, perde il suo punto di arrivo e travolge, quasi soffoca, l’ascolto che è il vero fondamento della relazione con Gesù. La risposta che Gesù dà a Marta vuole orientare questa donna a ricomporre la sua vita agitata e frammentata in quell’unità che si fonda sull’ascolto della Parola del Signore: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (10,41-42).
Non c’è contrapposizione tra servizio e ascolto. Il servizio di Marta è prezioso: è una delle caratteristiche del vero discepolo e imita l’esempio di colui che è venuto nel mondo per servire. Ma l’autentico servizio deve sgorgare sempre dall’ascolto: accogliere la Parola di Gesù è la condizione perché il servizio non si trasformi in uno sterile agitarsi e diventi autentica comunione con il Signore.
Anche nell’incontro con Gesù che viene a vedere l’amico Lazzaro morto, si rivela il salto di qualità che Marta deve compiere nella sua amicizia con il Signore. Al vedere Gesù, Marta corre subito verso di lui; esprime così la sua fiducia nella forza e nella preghiera del Signore, affermando la speranza nella vita che non finisce.
Qui l’atteggiamento che caratterizza Marta è essenzialmente quello della preghiera: la preghiera dei poveri, più forte di fronte alla drammatica realtà della morte. Marta non fa leva sui suoi meriti o sul suo amore per Gesù, ma unicamente sull’amore di Gesù per loro. Crede in Gesù e lo ama, nonostante il suo apparente abbandono. Tuttavia la fede di Marta deve ancora fare un salto di qualità: di fronte alla realtà del sepolcro, ricompare con forza la reazione tipicamente umana di Marta, la sua resistenza di fronte alla morte, quasi la convinzione che la situazione presente è ormai irreversibile, non può essere cambiata. È significativa, in Marta, questa mescolanza tra fede e incredulità.
«Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?» (Gv 11,40). In queste parole rivolte da Gesù a Marta, è sottolineata la condizione richiesta per giungere a comprendere il senso di ciò che Gesù sta per compiere e per accogliere la rivelazione della sua identità («Io sono la resurrezione e la vita», 11,25). Alla gloria di Dio che si manifesta, risponde la fede dell’uomo.
Il salto di qualità Marta lo compie quando pronuncia quella professione di fede che ha come oggetto non il potere che Gesù ha di far risorgere dalla morte, ma l’identità stessa di Gesù: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo» (11,27). Nell’ascolto della Parola di Gesù e nella vita che essa custodisce, l’amicizia di Marta per il Signore si apre alla comunione con il mistero stesso di Dio.
O Padre, il tuo Figlio, accogliendo la gioia e l’affetto dell’amicizia, ha messo in essa il seme del tuo amore. Fa’ crescere in noi la capacità di donare tenerezza e affetto, attraverso un servizio umile e senza riserve e un ascolto attento e cordiale, come hanno saputo fare Marta, Maria e Lazzaro verso Gesù.
Leggi il Vangelo di oggi
Io credo che sei il Cristo, il Figlio di Dio.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 11, 19-27In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Parola del Signore.