Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
VI settimana di Pasqua – II settimana del salterio
Una gioia nascosta
«Voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia» (Gv 16,20). Con queste parole rivolte da Gesù ai discepoli nel momento intimo dell’Ultima cena, momento in cui Gesù consegna i suoi sentimenti più profondi a coloro che lo hanno seguito prima di affrontare il dramma della morte, si apre a noi una prospettiva umanamente nuova per guardare e vivere le contraddizioni dell’esistenza cristiana.
Gesù mette a confronto tristezza e gioia, ma soprattutto due modi di vivere questi sentimenti che caratterizzano il nostro modo di accostarsi alla realtà. Tristezza e gioia cambiano nella misura in cui si rapportano a Cristo. C’è una tristezza che il discepolo è chiamato ad affrontare nel momento in cui sente tutta la fatica e il peso di un confronto con un mondo ostile, con i fallimenti della sua testimonianza, con l’impressione di essere abbandonato da Dio. Gesù ha appena detto ai discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete» (16,16).
Come poter gioire se il Signore Gesù lascia soli i suoi discepoli ad affrontare la violenza del mondo? Come gioire in un mondo pieno di contraddizioni, in una storia carica di ingiustizia, nella persecuzione? Di fronte alla tristezza del discepolo il mondo sembra invece esprimere gioia. Ma che qualità ha questa gioia? Sembra un canto di vittoria per aver eliminato violentemente quel profeta scomodo. Ma questa gioia ha una vera durata? È vera libertà? O non è piuttosto una gioia angosciata piena di illusioni che prima o poi si trasformerà in disperazione?
Gesù invita a guardare la gioia da un’altra prospettiva. C’è un misterioso passaggio che permette alla tristezza del discepolo di trasformarsi in gioia. E questo passaggio è possibile se non si stacca la gioia dalla fatica e dal dolore. L’invito alla gioia, presente nella Parola di Gesù e in tutto l’evangelo (la gioiosa notizia), è in un contesto di persecuzione e Gesù ne parla alla vigilia della sua passione.
E questo ci fa comprendere una qualità fondamentale della gioia di cui parla Gesù: essa non sta nell’assenza della croce, ma nel comprendere che la croce non è sconfitta e che, di conseguenza, la storia va letta diversamente. È questa la ragione ultima che giustifica, ed esige, la gioia pur nella contraddittorietà: una lettura della storia interpretata alla luce della vicenda del Cristo morto e risorto. La gioia del discepolo si fonda sul dono della vita di Gesù, un dono che rinnova totalmente l’umanità e la creazione intera.
La gioia nasce dalla certezza di una salvezza compiuta per noi in Gesù, non dalla constatazione di una salvezza compiuta da noi. Si gioisce della gratuità dell’amore di Dio. È Dio che salva l’uomo e conduce la storia: e l’amore che sembrava sconfitto è in realtà vittorioso. Questo è ciò che è nascosto nella pasqua di Cristo e questo è il fondamento ultimo della gioia. «Esiste una gioia – scriveva D. Bonhoeffer in una Lettera dell’Avvento del 1942 – che ignora del tutto il dolore, l’angoscia e la paura del cuore umano; essa non ha nessuna consistenza, può solo anestetizzare per pochi attimi.
La gioia di Dio, invece, è passata attraverso la povertà della mangiatoia e l’angoscia della croce, per questo è invincibile, irresistibile. Non nega la miseria là dove c’è la miseria; ma proprio lì, al cuore di essa, trova Dio. Non contesta la gravità del peccato; ma è proprio così che trova il perdono. Essa guarda la morte in faccia; ma proprio lì trova la vita. Ecco, di questa gioia si tratta, ed è una gioia vittoriosa. Solo di essa ci si può fidare, solo essa aiuta e risana».1
1 Bonhoeffer, Memoria e fedeltà, 128.
Quando la tristezza scende nel nostro cuore, quando, o Signore, ti sentiamo lontano e il tuo volto è nascosto al nostro sguardo, allora confermaci con la tua Parola e con la misteriosa presenza del tuo Spirito. La nostra tristezza si cambierà in gioia e nulla potrà spegnere in noi questo tuo dono.
Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16, 16-20In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».
Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.