Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
Visitazione della B. Vergine Maria (festa)
Indice
VI settimana di Pasqua – Proprio
Incontrarsi
Dl termine del mese di maggio, tradizionalmente dedicato alla Madre di Dio, la liturgia ci invita a meditare il mistero della visitazione. L’incontro tra Maria ed Elisabetta, così come è narrato dall’evangelista Luca, diventa per ogni credente il modello di un’esperienza di fede che sa fare spazio, nella propria umanità, alla visita di Dio.Anzitutto dobbiamo riconoscere che l’incontro tra Maria ed Elisabetta è un’esperienza della forza della Parola di Dio che agisce nella vita di chi sa accoglierla. Elisabetta dirà a Maria: «Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,45). È questa la prima beatitudine: credere nell’efficacia della Parola di Dio, poggiare la propria vita sulla fedeltà di Dio alla sua promessa come su di una roccia. È ciò che permette al Signore di vivere «oggi» nel credente che lo ascolta.
A chi proclamava la beatitudine e la gioia della maternità di Maria, Gesù ha risposto proprio con questa prima e fondamentale beatitudine: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (11,28). Ed è per questo che Maria ed Elisabetta non possono fare altro che rileggere tutta la loro esperienza alla luce della Parola di Dio, che permette una comprensione profonda dei segni di cui sono protagoniste, segni in cui si riconosce l’onnipotenza di Dio.
Ogni parola e ogni gesto di questo incontro portano impresso il sigillo della Scrittura, trasformandosi così nell’abbraccio tra la prima e la seconda alleanza, tra la promessa e il compimento. Davvero solo la Parola di Dio può permetterci di riconoscere quando il Signore ci visita e quali frutti ci porta. Alla luce della Scrittura, allora noi possiamo cogliere più in profondità il senso di questo incontro. Esso non è solamente la commozione tra due donne per la gioia della loro maternità così straordinaria e singolare.
Il saluto di Maria provoca qualcosa di speciale: in Elisabetta che «fu colmata di Spirito Santo» (1,41) e nel bambino che portava in sé, che «ha sussultato di gioia nel suo grembo» (1,44). Lo Spirito Santo e la gioia sono due doni tipicamente messianici, segni della presenza e dell’incontro con il Signore che visita il suo popolo, doni che Maria ha riconosciuto in sé con l’annuncio dell’angelo e che ora comunica a Elisabetta (quasi un’eco di quella Parola da cui tutto ha avuto inizio e da cui tutto proviene). Ed è significativo che lo spazio in cui questi doni sono comunicati è l’ascolto: «Appena […] ebbe udito il saluto di Maria […] appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi…» (1,41.44). È l’ascolto il luogo in cui si riconosce la presenza del Signore e in cui si accoglie la sua Parola; e riconoscere la voce di Dio produce gioia e comunica lo Spirito.
Riconoscere, nella fede, questi due doni che scaturiscono dalla visita di Dio è la reazione più autentica che ogni incontro con il Signore provoca nella nostra vita. Se la gioia viene a mancare, se la nostra vita piomba nella tristezza, allora dovremmo domandarci: forse il cuore era distratto da mille pensieri, chiuso e impenetrabile, e non mi sono accorto che il Signore mi si è avvicinato e ha desiderato incontrarmi.
Possono essere molte le modalità con cui il Signore può visitare la nostra vita e, a volte, egli entra anche attraverso esperienze sofferte e faticose. Ma alla fine, se c’è un reale incontro con lui, sgorga la gioia. Così è avvenuto per Maria ed Elisabetta, e così deve avvenire anche per noi. Il credente che ha saputo riconoscere la visita di Dio nella sua vita attraverso quella Parola che ha cercato di ascoltare, custodire, mettere in pratica, diventa missionario: capace di annunciare e comunicare il dono di Dio. E il dono di Dio è la gioia nello Spirito Santo, la lieta notizia che è Gesù.
O Dio, che continui a visitarci con la tua grazia e fai del nostro cuore la tua dimora, fa’ che sappiamo sempre riconoscere la tua presenza nella nostra vita e, come Maria, sappiamo condividerla nella carità e nel rendimento di grazie per essere testimoni della gioia del tuo Spirito.
Leggi il Vangelo di oggi
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,39-56In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.