Commento al Vangelo di oggi, 31 Maggio 2019 – Lc 1, 39-56

C

Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.

Visitazione della B. Vergine Maria (festa)

VI settimana di Pasqua – Proprio

Incontrarsi

Dl termine del mese di maggio, tradizionalmente dedicato alla Madre di Dio, la liturgia ci invita a meditare il mistero della visitazione. L’incontro tra Maria ed Elisabetta, così come è narrato dall’evangelista Luca, diventa per ogni credente il modello di un’esperienza di fede che sa fare spazio, nella propria umanità, alla visita di Dio.

Anzitutto dobbiamo riconoscere che l’incontro tra Maria ed Elisabetta  è  un’esperienza  della  forza  della  Parola  di  Dio  che  agisce nella  vita  di  chi  sa  accoglierla.  Elisabetta  dirà  a  Maria:  «Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto»  (Lc  1,45).  È  questa  la  prima  beatitudine:  credere  nell’efficacia della Parola di Dio, poggiare la propria vita sulla fedeltà di Dio alla sua promessa come su di una roccia. È ciò che permette al  Signore  di  vivere  «oggi»  nel  credente  che  lo  ascolta.

A  chi proclamava  la  beatitudine  e  la  gioia  della  maternità  di  Maria, Gesù  ha  risposto  proprio  con  questa  prima  e  fondamentale  beatitudine: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la  osservano!»  (11,28).  Ed  è  per  questo  che  Maria  ed  Elisabetta non possono fare altro che rileggere tutta la loro esperienza alla luce della Parola di Dio, che permette una comprensione profonda  dei  segni  di  cui  sono  protagoniste,  segni  in  cui  si  riconosce l’onnipotenza di Dio.

Ogni parola e ogni gesto di questo incontro portano  impresso  il  sigillo  della  Scrittura,  trasformandosi  così nell’abbraccio tra la prima e la seconda alleanza, tra la promessa e  il  compimento.  Davvero  solo  la  Parola  di  Dio  può  permetterci di riconoscere quando il Signore ci visita e quali frutti ci porta. Alla  luce  della  Scrittura,  allora  noi  possiamo  cogliere  più  in  profondità  il  senso  di  questo  incontro.  Esso  non  è  solamente  la commozione tra due donne per la gioia della loro maternità così straordinaria  e  singolare.

Il  saluto  di  Maria  provoca  qualcosa  di speciale:  in  Elisabetta  che  «fu  colmata  di  Spirito  Santo»  (1,41)  e nel  bambino  che  portava  in  sé,  che  «ha  sussultato  di  gioia  nel suo  grembo»  (1,44).  Lo  Spirito  Santo  e  la  gioia  sono  due  doni tipicamente messianici, segni della presenza e dell’incontro con il Signore  che  visita  il  suo  popolo,  doni  che  Maria  ha  riconosciuto in  sé  con  l’annuncio  dell’angelo  e  che  ora  comunica  a  Elisabetta (quasi  un’eco  di  quella  Parola  da  cui  tutto  ha  avuto  inizio  e  da cui  tutto  proviene).  Ed  è  significativo  che  lo  spazio  in  cui  questi doni  sono  comunicati  è  l’ascolto:  «Appena  […]  ebbe  udito  il  saluto  di  Maria  […]  appena  il  tuo  saluto  è  giunto  ai  miei  orecchi…» (1,41.44).  È  l’ascolto  il  luogo  in  cui  si  riconosce  la  presenza  del Signore e in cui si accoglie la sua Parola; e riconoscere la voce di Dio produce gioia e comunica lo Spirito.

Riconoscere, nella fede, questi due doni che scaturiscono dalla visita di Dio è la reazione più autentica che ogni incontro con il Signore provoca nella nostra vita. Se la gioia viene a mancare, se la nostra vita piomba nella tristezza, allora dovremmo domandarci: forse il cuore era distratto da mille pensieri, chiuso e impenetrabile, e non mi sono accorto che il Signore mi si è avvicinato e ha desiderato incontrarmi.

Possono essere molte le modalità con cui il Signore può visitare la nostra vita e, a volte, egli entra anche attraverso esperienze sofferte e faticose. Ma alla fine, se c’è un reale incontro con lui, sgorga la gioia. Così è avvenuto    per Maria ed Elisabetta, e così deve avvenire anche per noi. Il credente che ha saputo riconoscere la visita di Dio nella sua vita attraverso quella Parola che ha cercato di ascoltare, custodire, mettere in pratica, diventa missionario: capace di annunciare e comunicare il dono di Dio. E il dono di Dio è la gioia nello Spirito Santo, la lieta notizia che è Gesù.

O Dio, che continui a visitarci con la tua grazia e fai del nostro cuore la tua dimora, fa’ che sappiamo sempre riconoscere la tua presenza nella nostra vita e, come Maria, sappiamo condividerla nella carità e nel rendimento di grazie per essere testimoni della gioia del tuo Spirito.

Leggi il Vangelo di oggi

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,39-56

In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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