Commento al Vangelo di oggi, 5 Giugno 2019 – Gv 17, 11b-19

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Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.

S. Bonifacio, vescovo e martire (memoria)

VII settimana di Pasqua – III settimana del salterio

Il tuo nome è Accompagnare, alleluia!

È bello notare come la comunità, pur scoppiando in lacrime per il dolore della separazione, non trattenga Paolo ma lo accompagni  «fino  alla  nave»  (At  20,38).  Con  questo  gesto  di  partecipazione  all’esodo  di  Paolo,  tutta  la  comunità  si  fa  compagna  del suo  pellegrinaggio  verso  la  morte  perché  sia  occasione  di  testimonianza  alla  grazia  del  vangelo.  Nella  forza  della  risurrezione la  morte  si  trasforma  in  un  evento  atteso  pur  essendo  sempre inatteso  e,  talora,  persino  temuto.

Da  parte  sua  pure  il  Signore Gesù,  lungi  dal  proteggere  i  suoi  discepoli dal  doversi  misurare con il fallimento pasquale, li inizia e li prepara alla duplice esperienza di dolore. I discepoli dovranno separarsi dal loro Maestro e  accogliere  il  possibile  rifiuto  da  parte  di  quel  «mondo»  in cui sono  mandati  e  di  cui  comunque  rimangono  ospiti  e  pellegrini. Come si esprimeva, con il suo tono profondamente e veramente profetico, il cardinale Marty, «la Chiesa è chiamata davanti al tribunale  del  mondo.

L’originalità  cristiana  non  sta  nel  credere  in un  certo  aldilà,  ma consiste  nel  sapersi  chiamati  a  condividere – oggi e domani qui e nell’aldilà – la Vita eterna. Non è neppure l’impegno  nella  lotta  per  la giustizia  ma  in  questa  stessa  lotta essere  capace  di  rivelare  il  volto  del Crocifisso».1

Se  questa  è  la  missione  della  Chiesa  nel  mondo  e  per  il  mondo, il compito  che  abbiamo  quali  discepoli  e  come  con-discepoli  è  di accompagnarci e sostenerci nel «dare ragione della speranza» (1Pt 3,15) che è in noi davanti al tribunale di questo mondo, che ci chiede conto della nostra fedeltà al vangelo. Proprio il confronto talora duro  con  il  mondo che  ci  giudica  senza  più  accettare  di  essere giudicato dalla Chiesa, ci permette, fortunatamente, di fare il punto circa la nostra adeguatezza o meno a comparire davanti al tribunale di Cristo. Il tribunale del vangelo non giudica nessuno nel senso della  colpevolizzazione  o  della  vergogna, ma  ci  rivela  a  noi  stessi mettendo  in  luce  il  grado  della  nostra consapevolezza  e  la  verità della nostra responsabilità.

Proprio mentre la nave sta per salpare, Paolo si fa accompagnare, e lasciandosi accompagnare non smette di rimanere un compagno di viaggio attraverso la consegna di una parola  capace  di  orientare  e  sostenere:  «In tutte  le  maniere  vi  ho mostrato  che  i  deboli  si  devono  soccorrere lavorando  così,  ricordando  le  parole  del  Signore  Gesù,  che  disse:  “Si  è più  beati  nel dare  che  nel  ricevere!”»  (At  20,35).

Non  diversamente, anzi  ancor più  profondamente,  lo  stesso  Signore  Gesù,  mentre  la  nave della sua  passione  sta  già  mollando  gli  ormeggi  per  traversare  la tempesta dell’odio e i marosi del rifiuto – i più ombrosi –, ci ricorda e ci affida il segreto del suo essere per noi rivelazione del Padre con queste parole: «Io li custodivo nel tuo nome» (Gv 17,12). Ora tocca a noi di custodire accompagnando e di accompagnare custodendo, lasciando che altri offrano a noi stessi questo servizio di amore per evitare di essere preda dei «lupi rapaci» (At 20,29).

Signore risorto, tu continui ad accompagnarci nel nostro cammino di vita e ti fai per noi porto di partenza e porto di arrivo. Donaci il tuo Spirito: la sua brezza leggera e profumata gonfi le vele del nostro cuore, perché sia come una nave sicura che attraversa gli oceani della vita senza paura. Alleluia!

1   F. Marty, Toute ma vie j’ai cherché Dieu, Cerf, Paris 1994.

Leggi il Vangelo di oggi

Siano una cosa sola, come noi.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 17, 11b-19

In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.
Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità.
Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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