Commento al Vangelo di oggi, 5 Luglio 2019 – Mt 9, 9-13

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Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.

S. Antonio M. Zaccaria, sacerdote (memoria facoltativa)

XIII settimana del tempo ordinario
I Settimana del Salterio

Forestiero

Dopo aver accompagnato Abramo sul monte Moria ove ha potuto comprendere, non certo senza fatica, il mistero della sua stessa paternità e fecondità, oggi siamo accanto al nostro padre nella fede nel momento del lutto per Sara. Ancora una volta gli opposti si incrociano: da una parte Abramo «venne a fare il lamento su Sara e a piangerla» (Gen 23,2), dall’altra questo lutto diventa l’occasione per organizzare il matrimonio di Isacco.

Dalla storia di Abramo possiamo così imparare ad avere una fiducia infinita nella vita, persino quando si tratta di attraversare le varie prove e le varie morti che la vita impone a tutti e a ciascuno. In tutto il suo cammino sembra che Abramo abbia conservato una coscienza molto chiara della sua condizione,  che  presenta  e  quasi  protesta  davanti  agli  ittiti:  «Io sono forestiero e di passaggio in mezzo a voi» (23,4). In un tempo come  il  nostro,  in  cui  sembra  che  il  forestiero  sia  una  minaccia, la  meditazione  del  cammino  di  Abramo  ci  mette  in  condizione  di ritrovare le nostre origini: se anche non abbiamo la sensazione di essere forestieri, siamo tutti «di passaggio».

L’immagine di Isacco che accoglie Rebecca come un dono per poter trovare «conforto dopo la morte della madre» (24,67) ci ricorda come siamo tutti bisognosi di consolazione e di sostegno per far  fronte  a  ciò  che  la  vita  ci  richiede  inesorabilmente.  La  parola del  salmo  può  nutrire  la  nostra  preghiera  quest’oggi:  «Visitami con  la  tua  salvezza,  perché  io  veda  il  bene  dei  tuoi  eletti»  (Sal 105[106],4-5). Il matrimonio di Isacco che «amò» Rebecca, compie la storia di misericordia tra Dio e Abramo, una storia in cui la fede è sempre in cammino, continuamente in conversione per intercettare  sempre  nuovi  possibili  percorsi  e  processi.

In  questo  senso possiamo  rileggere  in  tono  sponsale  il  testo  della  chiamata  di Matteo. Il Signore lo libera come il paralitico di cui abbiamo letto ieri,  ridonandogli  la  possibilità  di  vedere  aperte  nuove  possibilità  di  incremento  di  speranza.  Inoltre,  il  contesto  della  chiamata di  Matteo  è  magnificamente  sponsale:  «Mentre  sedeva  a  tavola nella  casa,  sopraggiunsero  molti  pubblicani  e  peccatori  e  se  ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli» (Mt 9,10).

L’ingresso del Signore Gesù nella vita di Matteo fa sì che questa si trasformi in un banchetto nuziale, in cui la «misericordia» (9,13)  nutre  ognuno  dei  commensali  in  modo  da  sentirsi  finalmente accolto e guarito da ogni senso di estraneità. Condividendo la mensa con i peccatori, il Signore Gesù elimina la distinzione delle mense affinché tutti si siedano serenamente gli uni accanto agli  altri  come  compagni  di  guarigione,  perché  «non  sono  i  sani che hanno bisogno del medico, ma i malati» (9,12). Nulla vieta di escludersi, ma non è più possibile escludere.

Signore Gesù, l’amore ci rende liberi e la libertà da noi stessi ci rende capaci di amare e di farci amare. Ogni giorno sia per noi come un nuovo inizio, che dura tutta la vita e può rendere la nostra esistenza una testimonianza credibile e gioiosa del tuo vangelo di libertà che è fondamento di vera fraternità.

Leggi il Vangelo di oggi

Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Misericordia io voglio e non sacrifici.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 9, 9-13

In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Parola del Signore

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