Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
S. Norberto, vescovo (memoria facoltativa)
Indice
VII settimana di Pasqua – III settimana del salterio
Il tuo nome è Fortezza, alleluia!
La preghiera che il Signore Gesù fa salire verso il Padre suo non cerca di mettere al riparo se stesso dalla passione, ma si concentra su ciò di cui i discepoli – e noi con loro – hanno bisogno per perseverare nella loro fede e non soccombere nel tempo della prova. Se gli occhi del Signore Gesù sono puntati verso il cielo, nondimeno i suoi piedi sono saldamente piantati sulla terra della concretezza delle vicende quotidiane.Sono tante le preoccupazioni del Signore Gesù pensando al futuro dei suoi discepoli, ma una resta centrale perché radicalmente essenziale: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17,20-21). L’unità dei discepoli non è semplicemente una questione di buon ordine o di serenità nella vita della comunità, ma è una questione teologica irrinunciabile.
La Chiesa, se vuole essere autenticamente il corpo di Cristo, deve essere capace di vivere del dinamismo della Trinità: una comunione radicale capace di integrare e di esaltare le differenze senza trasformarle in fonte di conflitti e di contrapposizioni. Proprio questo avviene durante il confronto tra Paolo e i suoi accusatori: «Scoppiò una disputa tra farisei e sadducèi e l’assemblea si divise» (At 23,7). La divisione a livello teorico-dottrinale si basa sulla fede o meno nella «risurrezione» (23,8). In realtà, ogni contrapposizione è il frutto di una mancanza di attenzione verso l’altro per un eccesso di attenzione verso se stessi. Quanti accusano Paolo non sono interessati se non alla conservazione dei propri privilegi, senza avere la disposizione a lasciarsi limitare e amplificare dalla sensibilità e dai bisogni degli altri.
La «disputa si accese a tal punto che il comandante, temendo che Paolo venisse linciato da quelli, ordinò alla truppa di scendere, portarlo via e ricondurlo nella fortezza» (23,10). La «fortezza» in cui Paolo viene ricondotto può diventare il simbolo di ciò che il Signore Gesù chiede insistentemente al Padre per i suoi discepoli di sempre e di ogni luogo: l’unità! Il dono dell’unità che viene dal Padre non può che essere il frutto di un’umiltà del cuore che sa andare oltre i propri pensieri, e persino oltre i propri sacri principi, per fare spazio all’altro nella sua realtà e nella sua diversità.
L’antidoto alla sterile «disputa» è la memoria dell’amore ricevuto e della misericordia di cui si è stati ricolmati. Le parole oranti del Signore Gesù diventano un criterio di discernimento e una bussola di orientamento: «E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro» (Gv 17,26).
Questa parola del Signore risorto diventa ancora più forte in prossimità della Pentecoste. Mentre l’invocazione di una rinnovata effusione dello Spirito si fa ardente, chiediamo che il suo fuoco riversi nei nostri cuori una misura abbondante di amore. Che lo Spirito illumini la nostra intelligenza per essere consapevoli del grande dono che riceviamo. Questa consapevolezza ci obbliga a costruire insieme la «fortezza» di quell’unità che tutti custodisce fino a prendersi cura di ciascuno.
Signore risorto, l’amore con cui ci hai amati fino a dare la tua vita per noi sia la nostra fortezza. Nel tuo amore vogliamo rifugiarci ogni giorno, per imparare a non cadere nel tranello di dispute inutili e coltivare l’unità nel rispetto delle differenze e nell’accoglienza delle ricchezze. Alleluia!
Leggi il Vangelo di oggi
Siano perfetti nell’unità!
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 17, 20-26In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.