Commento a Gv 16, 12-15 – padre Benedict Vadakkekara

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Scopo di questa solennità è di contemplare il mistero di Dio nel silenzio della fede e alla luce della sua Parola. Dio è una unità familiare, dove la paternità, la figliolanza e l’amore comunionale sono le specificazioni personali di una unica vita.

Paolo dice: L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito. Il verbo riversare indica abbondanza e spreco. Il Vangelo descrive parte dell’opera dello Spirito nel cuore dell’uomo: Lui vi guiderà a tutta la verità. Lo Spirito guida il cammino del discepolo alla sequela di Gesù, anzi verso la stessa persona di Gesù, che è la verità. Dio ha trasferito il dinamismo della sua comunione trinitaria nel cuore dell’uomo: ecco cos’è un Dio fedele ad oltranza con l’opera delle sue mani.

Grazie al dono dello Spirito, il discepolo comprenderà il mistero di Gesù con una pienezza nuova, che non è la semplice conoscenza storica di Gesù. In questa verità di Gesù, il discepolo potrà portare il peso della verità: molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Il peso della verità dovrebbe essere appunto lo scandalo della croce. Grazie allo Spirito il discepolo accede al mistero della morte e passione di Gesù come morte redentrice; grazie allo Spirito, il discepolo potrà seguire Gesù in questo cammino. Siamo fatti ad immagine di un Dio che è relazione, e finché non entriamo in questa relazione, siamo disperatamente abbandonati, isolati, vuoti.

Forse non abbiamo ancora scoperto che tutte le nostre ansie, la nostra sete di tenerezza, i richiami della nostra umanità, il nostro desiderio di esistere pienamente trovano il loro appagamento definitivo solo nella partecipazione alla relazione di Dio. Da quando Gesù si è seduto alla destra del Padre, il suo Spirito ci viene continuamente offerto per metterci in sintonia con il mondo divino.

È lui che ci guida a tutta la verità, che fa sorgere in noi l’intuizione che Dio è amore, è comunione, è compassione per la nostra debolezza. Oggi più che mai c’è tanta sete di vero dialogo, tanta ricerca di una pace autentica. La Trinità è presente e suscita relazioni vere perché la famiglia umana, lasciandosi attraversare dall’Amore di Dio, sia sempre più in grado di creare comunione nel rispetto del singolo e della comunità.

Vivere sotto il segno della Trinità vuol dire tradurre la fede in Gesù Cristo in atteggiamento di una speranza che ci apra al futuro di Dio e si attui in quell’amore che deve essere simile a quello che si è rivelato storicamente in Gesù, nei suoi gesti, nelle sue parole e soprattutto nel suo cuore.

Il Dio biblico va contemplato, ricercato nella sua opera, amato e seguito nella sua parola, riscoperto ogni giorno dentro l’amore dinamico e creativo proposto dagli eventi quotidiani. Amen.

Padre Benedict Vadakkekarapadre Benedict Vadakkekara esperto di storia delle missioni francescane e membro dell’Istituto storico dei Frati cappuccini in Roma

Vangelo

Tutto quello che il Padre possiede, è mio; lo Spirito prenderà del mio e ve lo annuncerà.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16, 12-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
 
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Parola del Signore