Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
VI domenica di Pasqua
VI settimana di Pasqua – II settimana del salterio
Dimora
Mentre il tempo pasquale procede spedito verso le feste di Ascensione e Pentecoste, il Signore Gesù rivendica il diritto di poter ricevere la parte migliore del nostro desiderio d’amore, dichiarando che non esiste altro gioco possibile se vogliamo entrare in una relazione autentica con lui: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23).
Quando ascoltiamo un periodo ipotetico, siamo frequentemente tentati di sospendere subito l’ascolto, per paura o per insofferenza. Sappiamo bene che i «se» possono celare molte insidie, essendo non di rado il preludio di quella modalità ricattatoria con cui tante volte ci siamo sentiti raggiunti dalla voce dell’altro.
Naturalmente, l’invito di Gesù non può essere inteso come una parola che vuol fare leva sul senso del dovere o su quello di colpa, ma come una ipotetica dell’eventualità, perché l’amore conosce solo la strada della libera adesione e mai quella della costrizione. Nella misura in cui restiamo uniti a Cristo, accettando di conoscerlo secondo le esigenze dell’amore, ci possiamo scoprire capaci di accogliere la sua stessa vita fino a sperimentare in noi la forza e la tenerezza del volto del Padre.
Questa immersione nello spazio della misericordia di Dio non è altro che l’esperienza interiore dello Spirito Santo, la cui azione specifica è proprio quella di riversare generosamente nelle profondità del nostro essere tutto l’amore di Dio, per renderci capaci di essere testimoni della risurrezione davanti al mondo intero: «Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (14,26).
Non c’è supplica e non c’è ricatto nella richiesta di Gesù di rimanere uniti a lui attraverso l’amore, ma solo l’offerta di un meraviglioso destino a tutti accessibile: diventare dimora del Figlio e del Padre suo, tempio santo in cui il dinamismo della carità può liberamente tradursi in scelte e passi concreti.
Tuttavia, un amore che non mira né alla costrizione né alla fusione desidera sempre condurre gli amanti verso nuove e imprevedibili aperture: «Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me» (14,28). Per quanto radicato nella forza trasformante dell’amore, il discorso di Gesù risulta anche piuttosto sconvolgente, lasciando pochi punti di riferimento a chi decide di accogliere senza riserve la sua logica:
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. […] Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (14,27).
L’amore crea sempre turbamento, perché si compie inevitabilmente nella forma della separazione e della distanza. Anche se tutti iniziamo ad amare segnati da bisogni e aspettative, la cosa più bella che ogni percorso d’amore riserva è la possibilità di un ritorno dopo aver sperimentato la paura che l’altro si sia allontanato definitivamente dal nostro orizzonte: «Vado e tornerò da voi» (14,28).
La visione della «città santa», che non ha più bisogno di innalzarsi dalla terra ma può tranquillamente scendere «dal cielo, da Dio» (Ap 21,10), si offre a noi come immagine del frutto purificato e libero dell’amore, che si gusta solo quando una relazione è diventata adulta, responsabile e vera: «Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino» (21,11).
Solo quando l’amore accetta di tornare indietro, ogni relazione approfondisce il suo valore e il suo destino, e si scopre che non c’è più bisogno di cercare rassicurazioni tangibili, perché una certa luce interiore è ormai sufficiente a dirci che i nostri passi sono ormai giunti alla dimora del nostro cuore: «La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello» (21,23).
Signore risorto, tu ci parli di un amore più grande di quello che finora abbiamo conosciuto, ci chiedi se vogliamo avventurarci in una libertà così sconfinata da spaventarci. Il tuo santo Spirito ci renda dimora di obbedienza e purificazione, di distanza e separazione, finché anche il nostro amore diventi adulto e nel suo splendore troviamo definitiva dimora.
Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14, 23-29In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.