Il commento al Vangelo di oggi è a cura dei padri Dehoniani.
XIV domenica del tempo ordinario
XIII settimana del tempo ordinario
II Settimana del Salterio
(Già) Scritti
La nostra vita può essere annuncio del Regno, assicura il vangelo di questa domenica. Per diffondersi in tutto e in tutti, il Verbo di Dio ha scelto la nostra povera umanità come luogo dove portare a compimento il disegno di salvezza universale del Padre. Il mandato missionario non consiste nel dire o fare cose impressionanti, ma nel testimoniare con umile amore una vicinanza di Dio sempre possibile e sempre più intensa di quanto si possa immaginare o desiderare.
Naturalmente, per essere testimoni di questa inaudita intimità tra noi e Dio, occorre prima imparare a portare il mistero di Cristo nel nostro corpo e nelle pieghe più sofferte della nostra storia, fino a essere una «nuova creatura» (Gal 6,15).
Il racconto evangelico prende avvio con un’improvvisa e clamorosa espansione del numero degli apostoli, chiamati a camminare «a due a due davanti» al Signore Gesù «in ogni città e luogo dove stava per recarsi» (Lc 10,1). Contro ogni tendenza esclusivista o settaria, il vangelo rivela il volto di un Dio che ama coinvolgere il più possibile le differenze iscritte nella nostra umanità, perché il «fiume» (Is 66,12) delle sue «consolazioni» (66,11) possa scorrere con forza e allietare ogni circostanza con l’annuncio di una viva speranza: «Pace a questa casa!» (Lc 10,5).
Del resto, per ogni uomo e ogni donna la «vocazione battesimale» non si esprime in altro modo se non in questo essere «pienamente disponibili all’annunzio del tuo regno» (cf. Colletta) con libertà e creatività. Tuttavia, per quanto le nostre spalle siano ben coperte dal volto di Dio e dal «petto della sua gloria» (Is 66,11), Gesù preferisce mettere i suoi apostoli ben in guardia rispetto alle inevitabili conseguenze cui l’annuncio (si) espone: «Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi» (Lc 10,3). Un agnello in mezzo a un branco di lupi è un elemento estraneo, una mosca bianca, uno che si espone al rischio di essere scartato e ferito, proprio a causa della mitezza e della forza rivoluzionaria del messaggio di cui è interprete.
Infatti, la logica delle beatitudini costringe chiunque ha avuto accesso alla vita nuova in Cristo a una condotta di vita in cui la pienezza dei tempi si manifesta nella concretezza di gesti e atteggiamenti quotidiani: essere solidali in un mondo egoista, condividere i beni in una società profondamente individualista, concepire l’amore non solo come un sentimento ma anche come una scelta, praticare l’onestà in mezzo alla furbizia e la giustizia dentro a una diffusa illegalità, rinunciare al male anche quando è a fin di bene, rispettare la vita umana in ogni suo tempo e in ogni sua forma, credere che la fedeltà (non la novità) sia l’unico valore a cui non si può proprio rinunciare, iniziare e finire ogni giorno levando il cuore al cielo.
Naturalmente, si tratta di fare tutto questo senza alcuna presunzione, senza trasformare il nostro discepolato in una cattedra dove sentirci migliori degli altri o, peggio ancora, in un’arma da usare contro gli altri. Chiunque voglia annunciare il volto di un Dio capace di accarezzare la nostra umanità «come una madre consola un figlio» (Is 66,13), deve prima imparare a rinunciare a qualsiasi privilegio che non sia quello di permettere al mistero di Cristo di incidere solchi profondi e credibili sul suo proprio «corpo» (Gal 6,17). Tanto da poter esclamare, senza alcuna forma di vanità: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo» (6,14).
Il mondo che per un apostolo del Regno è ormai da considerarsi come qualcosa di morto – o almeno prossimo a morire – non è semplicemente quella realtà in cui opera ancora «la potenza del nemico» (Lc 10,19). È soprattutto quella mentalità capace di illuderci che ci sia ancora qualche tipo di gioia nel fatto che gli altri «si sottomettono a noi» (10,17), anziché nella possibilità di lasciarci ospitare dagli altri, con i quali ci sentiamo ormai in cammino verso una dimora eterna: «Rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli» (10,20).
Signore Gesù, che scegli le diversità già scritte in noi come annuncio di pace, non di discordia, strumento di consolazione, non di disprezzo, guidaci nel luogo dove si è felici di portare il peso e i segni dell’amore, di svuotarsi dei privilegi perché l’altro sia felice. Donaci un’esperienza condivisa della tua salvezza già scritta per noi finché, insieme, in essa riusciamo a riposare.
Leggi il Vangelo di oggi
La vostra pace scenderà su di lui.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 10,1-12.17-20In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
Parola del Signore