Meditiamo la Parola di domenica 11 Settembre 2022

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I versetti del Vangelo di oggi, attraverso il racconto di tre parabole, ci  mostrano il nome e il volto di Dio. Il tema centrale della parabola è l’amore  del padre misericordioso, la sua “speranza” che tutti si salvino e la gioia  che prova nel salvare ciascuno dei suoi figli. Tutto ha inizio dal fatto che “si  avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo, mentre i  farisei e gli scribi mormoravano dicendo: Costui accoglie i peccatori e  mangia con loro”.

Ecco, il racconto delle tre parabole parte dalla  mormorazione di farisei e scribi che si ritenevano migliori di altri. E in fondo  questo è spesso il nostro pensiero. Spesso, siamo noi questi scribi e farisei,  pensiamo di essere migliori di tanti altri, che i nostri peccati sono di poco  conto, che abbiamo bisogno del perdono di Dio, sì, ma mica tanto; che  frequentiamo la chiesa, che preghiamo, che facciamo elemosine… e  questo ci fa pensare di guadagnare da noi la salvezza, di essere capaci di  pagarci la salvezza! Mettiamo in risalto, nella parabola del Padre  misericordioso la figura dei due figli. Il primo, il più piccolo, dopo essere  andato via dalla casa del Padre in cerca di novità, di felicità, comprendendo  di aver trovato solo vuoto, schiavitù e sofferenza, mosso dal ricordo  dell’amore del Padre, inizia il suo viaggio di ritorno con il discorso di  richiesta di perdono già pronto da dire al padre.

“Non sono più degno di  essere chiamato tuo figlio…”. «Un’espressione, questa, insopportabile per  il cuore del padre… Gesù non descrive un padre offeso e risentito che gli  dice: me la pagherai No, il padre lo abbraccia, lo aspetta con amore. L’unica  cosa che il padre ha a cuore è che questo figlio sia davanti a lui sano e  salvo. E questo lo fa felice, e fa festa! Certo, il figlio sa di avere sbagliato e  lo riconosce: “Ho peccato … trattami come uno dei tuoi salariati”. Ma  queste parole si dissolvono davanti al perdono del padre. L’abbraccio e il  bacio del suo papà gli fanno capire che è stato sempre considerato figlio, nonostante tutto… questa parola di Gesù ci incoraggia a non disperare  mai» (Papa Francesco).

Ma vi è anche la figura del figlio maggiore che  provoca sofferenza al padre, quel figlio maggiore che pensa di essere  vicino al Padre senza esserlo mai stato se non fisicamente. E anche questo  figlio maggiore ha bisogno di scoprire la tenerezza del padre. infatti,  appena viene a sapere del fratello minore e della festa e della gioia del  Padre, rimane risentito da tutto ciò: «”Ecco io ti servo da tanti anni e non  ho mai disobbedito a un tuo comando… ma ora che è tornato questo tuo  figlio”… “Parla con disprezzo. Non dice mai ‘padre’, ‘fratello’. Si vanta di  essere rimasto sempre accanto al padre e di averlo servito. E adesso accusa  il padre di non avergli mai dato un capretto per fare festa. Povero padre!  Un figlio se n’era andato, e l’altro non gli è mai stato davvero vicino!». Questo figlio rappresenta ognuno di noi quando facciamo le cose per Dio  senza gratuità, senza amore, ma solo per ricevere una ricompensa! 

«Nei due figli non vi è la logica della misericordia del Padre, ma la logica  della ricompensa. Il figlio minore pensava di meritare un castigo a causa  dei propri peccati, il figlio maggiore si aspettava una ricompensa per i suoi  servizi… Questa logica viene «sovvertita» dalle parole del padre:  “Bisognava far festa e rallegrarsi perché questo tuo fratello era morto ed è  tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. Il padre ha recuperato il  figlio perduto, e ora può anche restituirlo a suo fratello, Senza il minore,  anche il figlio maggiore smette di essere un fratello. La gioia più grande  per il padre è vedere che i suoi figli si riconoscano fratelli» (Papa  Francesco).

La parabola termina lasciando il finale sospeso: non sappiamo  cosa abbia deciso di fare il figlio maggiore, scriviamo allora noi il finale, su  come vogliamo essere e su cosa vogliamo fare!

Fonte: Istituto religioso “Missionari della Via