Padre Benedict Vadakkekara – Commento al Vangelo del 29 Novembre 2020

Un’esperienza che tutti hanno fatto, la cui fatica si scorda difficilmente, è quella di dovere stare svegli nell’attesa di una persona che tarda. Il tempo passa lento e tormentoso, mentre il sonno annebbia la mente e gli occhi e solo l’amore per la persona che si aspetta aiuta trascorrere le ore.

Anche Gesù richiede una cosa simile ai suoi discepoli, perché la meravigliosa scoperta del Regno di Dio giunga a buon esito grazie ad una profonda passione per esso, nella forma di una paziente attesa del compimento delle promesse. Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento.

Nel vangelo Marco utilizza tre verbi diversi per parlare della nostra attesa: State attenti, Rimanete svegli, vigilate. Essere attento è essenzialmente un invito ad aprire gli occhi, non tanto per scoprire dei segni che ci permetterebbero di calcolare la data della venuta del Signore, ma per saper discernere nella nostra storia personale e in quella del mondo, come Dio è Dio di salvezza e di misericordia. Vigilanza indica il compito affidato ad una sentinella, al portinaio.

Veniamo quindi richiamati al mandato che ci è stato assegnato: il comandamento dell’amore reciproco. È su questo che dobbiamo vigilare come sentinelle. Questo vigilate evoca anche il momento in cui Gesù in agonia ordina ai suoi discepoli: Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Gesù paragona quindi il tempo intermedio in cui viviamo al momento del suo ultimo combattimento.

Il nostro è tempo di lotta, fino a poter dire con Gesù: Non quello che voglio io, ma quel che vuoi tu. Tutta la nostra persona deve essere tesa a questo combattimento dell’amore che inizia con l’osservare il modo con cui Dio ci ama per imparare da lui come amare, per sfociare in atti concreti di amore che ci coinvolgono interamente con la coscienza che questo è il compito che ci è stato affidato e al quale fare ubbidienza per poterci chiamare cristiani.

In tutto ciò sarà importante, anzi decisivo, ricorrere a quell’arma fondamentale che è la preghiera, nella quale esprimiamo la nostra fiducia in Dio e attraverso la quale chiediamo, sicuri di essere esauditi, il dono dello Spirito, creatore della nostra capacità di amare.

Attraverso le parole di Papa Francesco, vorrei porgere un augurio per un felice tempo di Avvento: L’Avvento è il tempo che ci è dato per accogliere il Signore che ci viene incontro, anche per verificare il nostro desiderio di Dio, per guardare avanti e prepararci al ritorno di Cristo. Egli ritornerà a noi nella festa del Natale, quando faremo memoria della sua venuta storica nell’umiltà della condizione umana; ma viene dentro di noi ogni volta che siamo disposti a riceverlo, e verrà di nuovo alla fine dei tempi per «giudicare i vivi e i morti». Per questo dobbiamo sempre essere vigilanti e attendere il Signore con la speranza di incontrarlo.

Amen.

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