Andare incontro
La celebre parabola delle «dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo» (Mt 25,1) può trovare sempre nuove strade per raggiungerci e sorprenderci. Non tanto per la revisione che impone al nostro modo di restare in stato di veglia e di conversione, ma per la sua capacità di allineare la verità dei nostri cammini di fede a un comune punto di possibile ripartenza: «Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono» (25,5). Se le nozze sono una metafora in grado di riportare alla memoria i momenti più belli e significativi della vita, nei quali ci siamo scoperti capaci e profondamente desiderosi di intraprendere cammini di fedeltà e scelte di dedizione, la notte con la sua potente carica simbolica – ci costringe piuttosto a fare i conti con la realtà delle tenebre, quel tempo in cui la gioia della presenza cede il posto al silenzio e al peso della solitudine.
La venuta e la realizzazione del Regno, nella vita della Chiesa e di ogni credente, è un processo lungo e complesso, nel quale occorre far fronte continuamente a tempi inattesi e imprevisti, nei quali non è sempre facile custodire le promesse e coltivare gli atteggiamenti necessari al loro compimento secondo la logica del In questo lento maturare di Dio in noi e dentro la storia sembra dire la parabola – ciò che fa veramente la differenza non sono le grandi scelte, ma i piccoli atteggiamenti con cui il quotidiano si impreziosisce di dettagli: «Le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi» (25,3-4).
L’inciso con cui si sottolinea la volontà di non accontentarsi di ciò che potrebbe garantire la luce (la lampada), ma di assicurare anche ciò che alimenta il processo della combustione (l’olio), sottolinea molto bene come la vita cristiana non possa delinearsi all’infuori di una cospirazione tra l’umano e il divino da cercare e trovare continuamente, al di là di ogni apparenza.
Per assumere il peso delle lunghe attese e delle interminabili notti, che tutti dobbiamo attraversare lungo il cammino della vita, è necessario abituarsi a fare buona scorta di tutto ciò che può alimentare la speranza e la fiducia. Del resto, nell’insegnamento parabolico, sembra proprio che Dio non aspetti altro che tutti diventiamo ugualmente deboli, perché proprio in questa comune condizione si possa manifestare l’unica reale diversità esistente tra di noi.
Le cinque vergini provviste dell’olio si sono abituate a fare provvista di quello che, nel momento opportuno, si rivela essere l’elemento decisivo. La loro saggezza si è consolidata nell’abitudine di rimanere in relazione con il proprio bisogno e con la necessità di sapervi provvedere, non solo nelle grandi occasioni, ma giorno per giorno: «No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene» (25,9). Nessun amore, umano o divino, può essere acquistato o conquistato all’improvviso, ma solo appassionatamente cercato e, poi, pazientemente coltivato. È la grande lezione del libro della Sapienza, in cui si descrive il rapporto tra Dio e l’uomo attraverso questa misteriosa figura dai tratti personali in termini molto essenziali: «La sapienza è splendida e non sfiorisce, facilmente si lascia vedere da coloro che la amano e si lascia trovare da quelli che la cercano» (Sap 6,12).
Questa diligente ricerca è l’unico compito che non ammette delega, perché proprio nel suo esercizio scopriamo di essere preceduti, nel nostro desiderio, da una sapienza più grande, quella di Dio: «Lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei, appare loro benevola per le strade e in ogni progetto va loro incontro» (6,16). Ci resta solo una grande attenzione da avere: mantenere colmo il vaso d’olio dello Spirito, l’unzione che ci consola e ci ammaestra da quando siamo stati immersi nel mistero di Cristo. Attraverso questo crisma invisibile, la vita può sempre ridiventare una notte molto luminosa, nella quale si può riposare in pace, custodendo il sogno più grande e più vero: «andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore» (1Ts 4,17).
Signore Gesù, noi a volte ci addormentiamo, perché è lunga l’attesa dell’intimità e della comunione a cui vogliamo andare incontro. Donaci di rimanere in attesa e in ricerca di ciò che abbiamo scelto di amare e che certe notti ci nascondono. Fa’ che non trascuriamo di andare incontro a noi stessi, e che ti troviamo già lì, in cerca di noi, incontro a noi.