Padri Dehoniani – Commento al Vangelo di domenica 8 Novembre 2020 – Giornata del ringraziamento

P
Andare incontro

La celebre parabola delle «dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo» (Mt 25,1) può trovare sempre nuove  strade  per  raggiungerci  e  sorprenderci.  Non  tanto  per  la revisione che impone al nostro modo di restare in stato di veglia e  di  conversione,  ma  per  la  sua  capacità  di  allineare  la  verità dei nostri cammini di fede a un comune punto di possibile ripartenza:  «Poiché  lo  sposo  tardava,  si  assopirono  tutte  e  si  addormentarono»  (25,5).  Se  le  nozze  sono  una  metafora  in  grado  di riportare alla memoria i momenti più belli e significativi della vita, nei quali ci siamo scoperti capaci e profondamente desiderosi di intraprendere  cammini  di  fedeltà  e  scelte  di  dedizione,  la notte con la sua potente carica simbolica – ci costringe piuttosto a fare i conti con la realtà delle tenebre, quel tempo in cui la gioia della presenza cede il posto al silenzio e al peso della solitudine.

La venuta e la realizzazione del Regno, nella vita della Chiesa e   di ogni credente, è un processo lungo e complesso, nel quale occorre far fronte continuamente a tempi inattesi e imprevisti, nei quali non è sempre facile custodire le promesse e coltivare gli atteggiamenti necessari al loro compimento secondo la logica del In questo lento maturare di Dio in noi e dentro la storia sembra dire la parabola – ciò che fa veramente la differenza non sono le grandi scelte, ma i piccoli atteggiamenti con cui il quotidiano si impreziosisce di dettagli: «Le stolte presero le loro lampade,  ma  non  presero  con  sé  l’olio;  le  sagge  invece,  insieme alle  loro  lampade,  presero  anche  l’olio  in  piccoli  vasi»  (25,3-4).

L’inciso  con  cui  si  sottolinea  la  volontà  di  non  accontentarsi  di ciò che potrebbe garantire la luce (la lampada), ma di assicurare anche  ciò  che  alimenta  il  processo  della  combustione  (l’olio), sottolinea molto bene come la vita cristiana non possa delinearsi all’infuori di una cospirazione tra l’umano e il divino da cercare e trovare continuamente, al di là di ogni apparenza.

Per assumere il peso delle lunghe attese e delle interminabili notti,  che  tutti  dobbiamo  attraversare  lungo  il  cammino  della  vita, è  necessario  abituarsi  a  fare  buona  scorta  di  tutto  ciò  che  può alimentare  la  speranza  e  la  fiducia.  Del  resto,  nell’insegnamento parabolico,  sembra  proprio  che  Dio  non  aspetti  altro  che  tutti diventiamo ugualmente deboli, perché proprio in questa comune condizione  si  possa  manifestare  l’unica  reale  diversità  esistente tra di noi.

Le cinque vergini provviste dell’olio si sono abituate a fare provvista di quello che, nel momento opportuno, si rivela essere l’elemento decisivo. La loro saggezza si è consolidata nell’abitudine  di  rimanere  in  relazione  con  il  proprio  bisogno  e  con  la necessità di sapervi provvedere, non solo nelle grandi occasioni, ma  giorno  per  giorno:  «No,  perché  non  venga  a  mancare  a  noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene» (25,9). Nessun  amore,  umano  o  divino,  può  essere  acquistato  o  conquistato  all’improvviso,  ma  solo  appassionatamente  cercato  e, poi,  pazientemente  coltivato.  È  la  grande  lezione  del  libro  della Sapienza,  in  cui  si  descrive  il  rapporto  tra  Dio  e  l’uomo  attraverso  questa  misteriosa  figura  dai  tratti  personali  in  termini  molto essenziali:  «La  sapienza  è  splendida  e  non  sfiorisce,  facilmente si  lascia  vedere  da  coloro  che  la  amano  e  si  lascia  trovare  da quelli  che  la  cercano»  (Sap  6,12).  

Questa  diligente  ricerca  è  l’unico  compito  che  non  ammette  delega,  perché  proprio  nel  suo esercizio scopriamo di essere preceduti, nel nostro desiderio, da una sapienza più grande, quella di Dio: «Lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei, appare loro benevola per le strade e in ogni progetto va loro incontro» (6,16). Ci resta solo una grande attenzione da avere: mantenere colmo il vaso d’olio dello Spirito, l’unzione  che  ci  consola  e  ci  ammaestra  da  quando  siamo  stati immersi nel mistero di Cristo. Attraverso questo crisma invisibile, la  vita  può  sempre  ridiventare  una  notte  molto  luminosa,  nella quale  si  può  riposare  in  pace,  custodendo  il  sogno  più  grande  e più  vero:  «andare  incontro  al  Signore  in  alto,  e  così  per  sempre saremo con il Signore» (1Ts 4,17).

Signore Gesù, noi a volte ci addormentiamo, perché è lunga l’attesa dell’intimità e della comunione a cui vogliamo andare incontro. Donaci di rimanere in attesa e in ricerca di ciò che abbiamo scelto di amare e che certe notti ci nascondono. Fa’ che non trascuriamo di andare incontro a noi stessi, e che ti troviamo già lì, in cerca di noi, incontro a noi.