Paolo Curtaz commenta il Vangelo di domenica 3 Aprile 2022 – Rito Ambrosiano

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VANGELO: Giovanni 11,1-53

In quel tempo. 1Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». 4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». 11Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». 17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». 28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. 32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò:
«Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». 38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». 45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. 46Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. 47Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. 48Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». 49Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! 50Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». 51Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; 52e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. 53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

Vivere da vivi

La sfida, alla fine della fiera, è fra la morte e la vita.

Fra vivere da vivi o da morti. Fra il permettere che la vita contagi e si allarghi fino a superare ogni morte o, viceversa, permettere alla morte di contagiare ogni aspetto della vita.

Il deserto, il Tabor, la sete, la cecità… tutto ci porta all’essenziale, alla scelta.

Scegliere o meno di vivere.

Non vivacchiare, come siamo abituati a fare.

Un po’ travolti dalle cose, dalle emozioni, dai limiti, dai giudizi, dai sensi di colpa.

Come la samaritana, appunto. O il cieco nato.

Ma prendere in mano la vita, lasciare che dilaghi, scoprire che l’anima, che spero ci abbia raggiunti in questo ultimo mese, ci permette di vedere le cose in maniera diversa.

Tipo che la morte di un amico, del migliore amico, è l’occasione finale, per Gesù, di mostrare l’amore che ha per Lazzaro.

E per le sue sorelle. E per noi.

E che questo amore lo spingerà a fare ciò che nessuno aveva anche solo immaginato si potesse fare: donare la vita per qualcun altro.

La vita di Lazzaro segna la morte di Gesù.

Il tuo amico

Gesù si è rifugiato ad Efraim.

Tira una bruttissima aria, per lui, a Gerusalemme. Giovanni struttura il suo vangelo come un gigantesco, infinito promesso all’opera di Gesù e Gesù, lo sa, è già stato condannato a morte in contumacia.

Lazzaro, il suo amico Lazzaro, sta male, tanto.

Gesù sa che andare a Betania, a quel punto, equivale ad un vero suicidio.

Aspetta qualche giorno e parte.

Tutto a Betania, la casa del povero, odora di morte.

La fine prematura di una persona giovane e stimata, ancora oggi, ci getta nel panico totale. Nonostante la fede, nonostante tutto.

È Marta ad uscire per prima. È lei che agisce in casa, lo sappiamo bene.

Le sue parole sono un rimprovero sgomento.

Se tu fossi stato qui.

No Marta, non è vero. Se anche Gesù fosse stato presente non avrebbe impedito a Lazzaro di morire.

Anche se Gesù è presente nella nostra vita, anche se siamo suoi amici, se egli ci è amico, non possiamo evitare la morte e il dolore e le prove che egli per primo non ha rifiutato. È normale, istintivo pensare che Gesù ci protegga, ci salvi. E lo fa, ma mai come pensavamo.

Mai come vorremmo.

Gesù invita Marta, e noi, a credere. A credere in una resurrezione e in una vita che avvolgono e riempiono questa nostra vita biologica, terrena, che le danno misura e senso, orizzonte e gioia.

Si fida, Marta. Anche se stenta a capire, anche se non vede come tutto ciò possa accadere.

Sa, come sappiamo noi, che egli è l’acqua di sorgente, la luce. Ma c’è ancora un passo incredibile da affrontare.

Ti chiama

Il maestro è qui e ti chiama.

Così dice Marta a Maria. Così dice Marta a me, oggi.

Maria si alza e, con lei, tutti i famigliari e gli amici. Si ripete la scena, il dolce rimprovero.

Gesù sta per ribattere, come con la sorella. Ma vede le lacrime. Tante. Troppo.

E accade.

Scoppia a piangere.

Come se, per la prima volta, Dio si rendesse conto di quanto dolore possa vivere l’uomo. Di quanto possiamo smarrirci e perderci, deboli e sciocchi che siamo.

Come se Dio, per la prima volta, vedere quanto dolore ci procura il dolore, quanto smarrimento, quanto disorientamento.

Non ci sono parole per spiegare o per consolare. Solo partecipazione. Chiede dov’è Lazzaro.

Vieni a vedere, gli dicono.

Tre anni prima, ai due discepoli del Battista che si erano messi sui suoi passi, aveva detto le stesse parole venite e vedrete.

Loro videro dov’era Dio. Dio, ora, va a vedere dov’è la morte.

E sceglie.

Vieni fuori

Lazzaro, vieni fuori!

Sa bene che quel gesto segnerà la sua fine. Sa bene che alcuni si prenderanno la briga per andare a denunciarlo.

Sa bene che le parole non sono più sufficienti.

La sua vita per la vita di Lazzaro.

Ora che ha visto quanto dolore provoca la morte gli resta un ultimo passaggio per poter essere uomo in tutto.

Morire.

È piena di gioia e di stupore questa resurrezione.

È pieno di mestizia il cuore del Maestro.

Sì, ora è pronto. Andrà fino in fondo.

Fino all’inimmaginabile. La morte di Dio.

Lazzaro, noi, io siamo vivi perché Gesù ha donato la sua vita.

E ci invita, ancora e ancora, a vivere da vivi

Paolo Curtaz