Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 11 Aprile 2021

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II DOMENICA DI PASQUA

IN ALBIS DEPOSITIS – Rito Ambrosiano – 11 aprile 2021

Domenica della Divina Misericordia

LETTURA Atti 4,8-24a. Gesù Cristo, che è stato crocifisso e che Dio ha risuscitato.
SALMO 117 (118) La pietra scartata dai costruttori ora è pietra angolare
EPISTOLA Colossesi 2,8-15. Siete stati sepolti con Cristo nel battesimo e con lui siete risorti.
VANGELO Giovanni 20,19-31. L’apparizione del Risorto nel cenacolo presente Tommaso In quel tempo. 19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». 24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». 26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». 30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Fratelli, sorelle,

sono due le apparizioni di Gesù risorto descritte nel Vangelo della II domenica di Pasqua (11 aprile 2021): la prima la sera del giorno di Pasqua e l’altra la domenica seguente, “otto giorni dopo”. Gesù raggiunge i Suoi in modo come volesse spiegare progressivamente cosa è davvero capitato, mostrando, in segno di continuità col passato, i segni della Sua passione e della Sua morte.

Porte chiuse

Per raggiungere i Suoi Gesù risorto supera le porte sbarrate del Cenacolo, dove i discepoli stanno rinchiusi per paura dei Giudei. E quelle porte le troverà sbarrate anche “otto giorni dopo”. Nonostante abbiano già incontrato Gesù risorto, che ha donato loro lo Spirito santo e li ha anche inviati, gli Undici, al vederLo, soprattutto avevano provato una grande gioia. Eppure c’è una paura che persiste in quei discepoli che continuano a restare asserragliati nel cenacolo. Una paura che persiste anche in tanti che di domenica frequentano le nostre chiese. Presi da una certa assuefazione che nasconde spesso come una resistenza all’imprevedibile, al nuovo, a Gesù Risorto stesso. Paura e delusione che anche i Vangeli registrano. Maria Maddalena che piange; le donne che si spaventano all’annuncio della resurrezione da parte degli angeli; i due discepoli che da Gerusalemme se ne vanno delusi ad Emmaus; e anche Pietro che vuole tornare a fare il pescatore. E, stando al Vangelo odierno, andrebbero considerate le perplessità di Tommaso che, a fronte dell’entusiasmo di chi gli attesta di avere visto il Signore, resta fermo alle sue domande e ai suoi dubbi. Perché mai Tommaso insiste sulla tua posizione? Certo, forse Tommaso è fatto un po’ così: ha il suo carattere, il suo modo puntiglioso di affrontare le cose. Ma non è certo uno scettico, amante del dubbio. Tanto meno un incredulo. Vuole semplicemente vederci chiaro. Che se gli occhi non gli bastano, allora deve toccare con mano. Perché dargli torto?

Il coraggio dei delusi 

Scorrendo il Vangelo di Giovanni non è difficile accorgersi che Tommaso a Gesù ha creduto sul serio, dimostrandoGli fegato e persino entusiasmo. Come quando in occasione della morte di Lazzaro, a fronte degli altri che cercavano di frenare Gesù dal tornare in Giudea, deciso e risoluto afferma: “andiamo anche noi a morire con lui”. “Sai, Tommaso, mi sono riconosciuto molte volte in te: ti ho visto nel volto di molti fratelli scoraggiati e delusi dopo aver dato l’anima per un sogno, un progetto. (…) E ti vedo – sbalordito, attonito – che ascolti i tuoi compagni (…). Sai, Tommaso, hai ragione. Incontro spesso cristiani come te, feriti dalla pessima testimonianza di noi discepoli, scandalizzati dal baratro che mettiamo tra la nostra fede e la nostra vita, increduli a causa della nostra piccolezza. Noi, discepoli del Maestro, che invece di essere trasparenza del Risorto, diventiamo filtro e facciamo emergere le nostre fragilità, piuttosto che la luce luminosa che ci ha avvolti e cambiati” (T. Bello, Lettera a Tommaso). Soprattutto di una cosa ti siamo debitori. Del fatto che hai avuto il coraggio di tornare, di lasciarti provocare ancora una volta. Non sei rimasto fuori dal Cenacolo, appena gli altri ti hanno detto di averLo rivisto. Forse era la curiosità, forse la speranza. In ogni caso, hai accettato di non irrigidirti nei tuoi dubbi e nelle tue perplessità. Prima di arrenderti all’evidenza del Tuo Signore Risorto, hai dato credito al valore di una appartenenza, di una comunità non ostile, ma amica. Standoci dentro e abitandola ancora.

Gesù ritorna ancora

E Gesù ritorna, proprio per lui, per Tommaso: “Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: ‘Pace a voi!’”. Gesù i Suoi non li lascia in balia del dubbio e della delusione. E anche le Sue parole sono un immenso gesto d’amore, mostrando proprio a Tommaso le Sue ferite: “metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!”. Come ti stesse dicendo: “Tommaso, so che hai sofferto tanto. Guarda: ho sofferto tanto anch’io”. Così ti sei arreso anche tu. Forse a quel punto tu hai pianto, davanti all’evidenza del Crocifisso Risorto. Buttandoti in ginocchio davanti a Lui, pronunciando parole di fede e di gioia profonda: “Mio Signore e mio Dio!”. RiconoscendoLo come il Tuo Signore e il Tuo Dio! “Tommaso, io ti voglio un sacco di bene e ti ringrazio per la tua fede cristallina. Voglio affidarti, caro mio gemello, tutti quelli che – come te – non si sono ancora arresi al Signore. (…) E anche gli scandalizzati da noi cristiani: che guardino a Cristo piuttosto che ai suoi fragili discepoli” (Tonino Bello). Avendo il coraggio di restare; la forza di osare ancora, intravedendo spiragli di speranza per la chiesa. E a te fratello, sorella che forse le porte della chiesa te le sei viste persino chiudere in faccia, chiedo semplicemente perdono. Non ti chiedo altro. Certo, sicuro che Lui ritorna, ritorna ancora, ritorna sempre come il Crocifisso Risorto. Nonostante le mie fatiche e la mia incredulità.

don Walter Magni