DOMENICA DELLA SAMARITANA
Seconda di Quaresima – Anno C – Rito Ambrosiano – 13 marzo 2022
Signore, tu solo hai parole di vita eterna
VANGELO: Giovanni 4,5-42 – In quel tempo. Il Signore Gesù 5giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunse una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete: 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». 27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui. 31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ha da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». 39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
Fratelli, sorelle,
non è scontato commentare il Vangelo dell’incontro tra Gesù e la Samaritana (domenica della samaritana, 13 marzo 2022). Soprattutto si rischia, aggiungendo parole, di perdere la bellezza di certi passaggi, la profondità di un dialogo che ha una sua trama, il gioco degli sguardi, la stessa pastura di Gesù e di questa donna, seduti attorno al pozzo di Giacobbe. Una lettura attenta e lenta che si ripete nel tempo, porta ad assaporare il gusto inebriante di un’acqua che “zampilla per la vita eterna”.
Gesù che ama sconfinare
Tutto comincia con una deviazione di percorso da parte di Gesù. Poco prima il Maestro, volendo lasciare la Giudea per recarSi in Galilea, “doveva perciò attraversare la Samaria” (Gv 4,4). Cosa sta dicendo l’evangelista Giovanni? Gesù doveva o voleva attraversare la Samaria? Perché non sceglie il percorso più breve che corre lungo il Giordano, ma invece S’inoltra volutamente in una terra nemica, ostile soprattutto a un giudeo come Lui? Proprio dove quegli eretici samaritani preferivano adorare Dio sul monte Garizim, piuttosto che recarsi al Tempio di Gerusalemme come chiede la Legge! Un Gesù davvero poco convenzionale.
Che ama deviare, sconfinare là, dove è sicuro di poter incontrare una donna che, ignara, tuttavia Lo sta attendendo. Come se Gesù, con questa Sua incursione, ci stesse dicendo che il mondo è destinato alla salvezza proprio perché Dio non dimentica nessuno e sempre raggiungerà i poveri e i dimenticati. Come questa donna Samaritana, che se ne sta assorta e involuta nei suoi problemi, complicata dalle sue relazioni affettive. Così Gesù, sconfinando ancora, Si lancia in un vero e proprio corteggiamento. Non le dà tregua, non la lascia stare: non l’abbandona alla sua solitudine.
Quasi una danza, attorno a quel pozzo che proprio Giacobbe aveva scavato per abbeverare le sue greggi. Ed è Gesù che rompe ogni indugio. Per primo osa pronunciare una parola – anzi, una domanda -, raggirando proprio quella convenzione legale che mai avrebbe permesso a un rabbino di rivolgere la parola ad una donna. E a lei dice, quasi implorando: “dammi da bere”.
Cercare Colui che mi sta cercando
Così Gesù e questa donna Samaritana, come due innamorati dopo il loro primo approccio, cominciano a parlare. E il tempo non ha più misura. Persino lo spazio sembra concentrarsi tutto attorno a quel pozzo. Come si stesse consumando un vero e proprio atto d’amore. E come non serve illudersi che due innamorati mettano i piedi per terra, planando nel mondo reale della quotidianità delle cose, così Gesù e quella donna continuano a dialogare, intrecciando temi e domande, senza fine. Come cercassero qualcosa che non appartiene a nessuno di loro, singolarmente, ma ad entrambi.
Come stessero raggiungendo una méta, ma tenendosi per mano per raggiungerla insieme. domandare, alludere, puntando altrove. E si comincia col discutere dell’acqua di quel pozzo, tanto profondo e irraggiungibile. Come se lei dicesse con ironia a Gesù: come posso darti dell’acqua se tu non hai un secchio? Poi però il discorso diventa più serio, come si chiedessero entrambi: ma di che sete vogliamo parlare?
Come se la sete d’amore di Gesù s’intrecciasse col bisogno di affetto di quella donna, giungendo a evidenziare l’acqua che sola disseta “per la vita eterna”. Proprio lei, infatti, domanda: dimmi Tu allora dove adorare Dio: noi diciamo sul Garizim, voi invece a Gerusalemme? Dove sta Dio? Ed è così che Dio Si rivela dentro le pieghe di una sete appassionata e intensa, dichiarandoSi come Colui che sta in ogni nostro tempio e ogni collocazione religiosa: chi stai cercando? Chi cerca il tuo cuore? Tu cerchi Colui che ti sta cercando: “Sono io, che sto parlando con te”.
LasciarLo sconfinare in noi.
Al culmine del dialogo ecco sopraggiungere i Suoi discepoli. Infatti, recatisi in città alla ricerca di cibo, “si meravigliavano che parlasse con una donna”. E forse, non potendo che constatare, nell’incertezza della situazione, cercando di attenersi alla questione del momento e dicono: “Maestro mangia”, mangia qualcosa! Magari ti sganci da una situazione fattasi sin troppo delicata e compromettente. Intanto lei, abbandonata la sua brocca vuota, come fosse la sete di un tempo, ritorna di corsa in città, cercando di riordinare il tumulto di pensieri e di emozioni che l’agitano dentro.
Come dovesse rispondere a una domanda alla quale ormai non può più sottrarsi: ma chi è davvero Costui? Cosa mi sta succedendo? Intanto Gesù, mentre i Suoi ancora insistono perché mangi qualcosa, altro non vede che campi di grano che già biondeggiano per la mietitura: “mio cibo – infatti – è fare la volontà di Colui che mi ha mandato a compiere la Sua opera”. Davanti ai Suoi occhi, come ai nostri se abbiamo il coraggio di seguirLo, si staglia così lo splendore della Sua azione di salvezza. Restare in ascolto, in contemplazione di questa visione, immettendo anche il nostro sguardo in quello di Gesù.
Accogliendo per un attimo questo unico e singolare cominciamento d’amore, così, come una grazia semplicemente immeritata. Oltre l’ottundimento dello stupore, lasciando a Lui di continuare a scavare, sconfinando anche dentro il nostro cuore. Lui sa, infatti, che anche in noi c’è “un crepaccio assetato di infinito” (S. Kierkegaard) e certo mai abbandonerà un cuore ferito (sl 33,19).
don Walter Magni