DOMENICA DEL CIECO NATO
Anno B – IV di Quaresima – Rito Ambrosiano – 14 marzo 2021
Signore, nella tua luce vediamo la luce
LETTURA Esodo 33,7-11 Dio parla faccia a faccia con Mosè nella tenda del convegno SALMO 35 (36). Signore, nella tua luce vediamo la luce.
EPISTOLA 1Tessalonicesi 4,1b-12. Trattate il vostro corpo con santità e rispetto
VANGELO Giovanni 9, 1-38b Il cieco nato – In quel tempo. 1Passando, il Signore Gesù vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Siloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. 8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva:
«Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose:
«L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Siloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». 13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco:
«Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». 18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero:
«Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21 ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!». 24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora
gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono:
«Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. 35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!».
Fratelli, sorelle,
l’episodio del cieco nato (IV domenica di Quaresima, 14 marzo 2021) ci dice che gli occhi quando funzionano sanno guardare, ma è detto che vedano ciò che merita d’essere visto. Plinio scriveva che si vede con la mente e non con gli occhi e Saint-Exupéry diceva che si vede bene solo con il cuore. Guardare, dunque, è facile, ma vedere la verità di un uomo è un’arte che il Vangelo ci insegna.
Lo sguardo di Dio
Anzitutto c’è un Dio che vede: “passando, il Signore Gesù vide un uomo cieco dalla nascita”. E mentre proprio i Suoi si lanciavano in spiegazioni complicate, Gesù dà una risposta secca – “né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio –, poi passa all’azione: “sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: ‘Va’ a lavarti nella piscina di Siloe’ – che significa Inviato”. Sembra d’essere in principio, al cospetto del Creatore del cielo e della terra e la Genesi dice che “Dio disse: ‘Sia fatta la luce’. E la luce fu” (1,3). Tanto è repentina infatti la guarigione del cieco, che “andò, si lavò e tornò che ci vedeva”. Perché Dio in tutto ciò che ha fatto e continua a fare altro non vede che straordinaria bellezza e intrinseca bontà: “e vide che era buona” (Gn 1,18). Come Gesù, che trovandoSi di fronte una Sua creatura, un uomo Suo fratello, Figlio di Dio, altro non vede se non che “era molto buono” (Gn 1,31). Come se Gesù fosse rapito dal desiderio di farlo star bene, vederlo guarito: “bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno”. Come volesse introdurlo a scoprire il gusto di poterLo cercare, desiderandoLo liberamente. “Non sono venuto – infatti – per condannare il mondo, ma per salvare il mondo” (Gv 12,47). Perché Dio ci salva guardandoci. Ci guarisce liberandoci. Scatenando in chi si lascia salvare un sussulto di libertà, una forza buona che fa dire a Gesù: ed ora “va’, la tua fede ti ha salvato” (Mc 10,52).
Guardare e non vedere
A fronte dello sguardo di Dio sta poi il nostro modo di vedere. Davanti a questo cieco c’è anzitutto lo sguardo corto dei discepoli, come anche lo sguardo miope dei vicini, che neppure più lo riconoscono. Poi c’è quello impaurito dei genitori, che non si compromettono solo per paura, e quello caparbio dei farisei che lo cacciano dalla sinagoga, senza alcuna misericordia. Un modo distorto di vedere la realtà degli uomini che un po’ ci appartiene. E vediamo peccati ovunque, senza riconoscere la luce che è sempre presente in ogni uomo. Infatti, “chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?”, dicono i discepoli all’inizio. E sarà Gesù che al termine sentenzierà duro con i farisei: “Siccome dite: noi vediamo, il vostro peccato rimane”. Vedere in modo ossessivo il peccato ovunque, come fosse la sola categoria capace d’interpretare la vita della povera gente, marcando così la qualità della loro fede. Gesù, invece, è venuto per spazzare via il peccato, insegnandoci ad aprire il cuore alla luce: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio”. Come dicesse: non inaridite la fede, non banalizzatela rivestendola solo di peccato. Dio è più grande e l’ha già annientato”. Il dramma sta qui: essere davanti alla luce senza accorgersi che Gesù te la sta già regalando: “finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo”. Questo l’esercizio che ci attende: stare nell’orizzonte della Sua luce, perché “nella tua luce vediamo la luce” (sl 36,10).
Vedere per credere
Questo è stato il cammino di un uomo cieco che torna a vedere. Lasciandoci guidare dal racconto si assiste, infatti, al miracolo della sua progressiva illuminazione. Potremmo anche immaginarlo all’inizio, mentre ancora cieco va verso la piscina di Silone, dell’Inviato. Forse tenuto per mano da qualcuno o anche solo fidandosi del tocco del suo bastone. Proprio qui si lava e riacquista la vista. E la luce e i colori che già cominciava a intravedere erano solo il riflesso di quella luce divina che ora lo abita. Ed è in forza di quell’intuizione luminosa che giunge a riconoscere che proprio Gesù che gli ha aperto gli occhi altri non è che il Figlio di Dio. Così, libero e fiero prende coraggio, tenendo testa ai farisei che lo interrogano con insistenza ottusa. Attraversati dalla falsa religione propria di chi non sa vedere e neppure s’accorge che la vita ti sta davanti in tutto il suo splendore e la sua magnificenza. Se inizialmente per quest’uomo Gesù era solo “quell’uomo”, poi però diventa “un profeta”. Sino a quando, fuori dalla sinagoga Se Lo trova davanti e, senza più esitare, semplicemente Lo riconosce e Lo adora. “Quando lo trovò, gli disse: ‘Tu, credi nel Figlio dell’uomo?’. Egli rispose: ‘E chi è, Signore, perché io creda in lui?’. Gli disse Gesù: ‘Lo hai visto: è colui che parla con te. Ed egli disse: ‘Credo, Signore!’. Teresa di Lisieux scriveva: “lo sguardo del mio Dio, il suo splendido sorriso. Ecco il mio Cielo!” e il teologo H. U. von Balhasar, commentava che “la santità consiste proprio in questo: nel tollerare lo sguardo di Dio”.
don Walter Magni