Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 15 Ottobre 2023 – don Walter Magni

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DEDICAZIONE DEL DUOMO DI  MILANO CHIESA MADRE DI TUTTI  I FEDELI AMBROSIANI

Anno A – Rito Ambrosiano – 15 ottobre 2023

Di te si dicono cose gloriose, città di Dio!

Matteo 21,10-17 – In quel tempo. 10Mentre il Signore Gesù entrava in Gerusalemme,  tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». 11E la folla rispondeva: «Questi è il  profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea». 12Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio  vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe 13e  disse loro: «Sta scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera. Voi invece ne fate un covo di  ladri». 14Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. 15Ma i capi dei sacerdoti e gli  scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al  figlio di Davide!», si sdegnarono, 16e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù  rispose loro: «Sì! Non avete mai letto: Dalla bocca di bambini e di lattanti hai tratto per te una  lode?». 17Li lasciò, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte. 

Fratelli, sorelle 

nell’episodio evangelico della Festa della Dedicazione (15 ottobre 2023), Gesù, dopo essere entrato  in Gerusalemme, si dirige verso il Tempio. Subito scacciò i venditori di animali per i sacrifici, creando  sconcerto da parte dei capi dei farisei che avevano visto la scena, mentre persino un gruppo di bambini  Lo osannavano col canto. Intanto la gente si domandava incuriosita: ma “chi è Costui?” 

“Mi divora lo zelo per la tua casa” 

In prossimità della Pasqua ebraica, presso il tempio le offerte per i sacrifici aumentavano a dismisura.  Al punto che anche Gesù, per raggiungere il luogo della preghiera era obbligato ad attraversare il  Cortile dei pagani, dove in quella circostanza il vociare della gente si mescolava al richiamo invitante  dei mercanti. Gerusalemme, che allora contava circa 40.000 abitanti, in occasione della Pasqua si  riempiva di altri 100.000 pellegrini, provenienti dalla Palestina e dai paesi della diaspora. Era  inevitabile che la vendita degli animali destinati al sacrificio diventasse un affare.

Ma in  considerazione del fatto che le monete per l’acquisto non dovevano riportare l’effige di qualche  divinità pagana, la vittima per il sacrificio poteva essere comprata solo con una moneta speciale. Per  questo entrava in azione una discreta quantità di cambiavalute, pronti a rilasciare la moneta adatta in  cambio di un forte interesse. Tutto questo era insopportabile per Gesù che, entrato nel tempio, rovesciò “i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe”.

Non si tratta di un gesto di  debolezza di Gesù, ma dello stesso zelo cantato nel salmo 69: tanto “mi divora lo zelo per la tua  casa”. Perché il nostro Dio non sopporta l’ottusità calcolata, l’ignoranza maliziosa di chi ha sempre  una scusa, sbandierata come una ragione, pur di riuscire a difendere i propri interessi. Come fosse  una delle più subdole forme di incredulità, che sfrutta la devozione e la preghiera della gente senza  alcun rispetto nei confronti della gratuità di Dio.  

“Voi invece ne fate un covo di ladri” 

Gesù tuttavia fornisce una spiegazione del Suo operato, fondendo in una sola espressione la citazione Isaia: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera” (56,7) e del profeta Geremia: “Voi invece ne  fate un covo di ladri” (7,11). Per Gesù non aveva senso confondere il significato del Tempio come  casa dell’offerta gratuita e sincera della gente del popolo di Israele nei confronti di Dio con la vendita  interessata di animali per il sacrificio che dovevano proprio rappresentare quell’offerta.

L’avidità di  un guadagno interessato finiva per oscurare il senso spirituale del dono gratuito e disinteressato di sé  a Dio, l’abbandono sincero del cuore alla volontà di Dio e al Suo giudizio. Era troppo carico di  misericordia il cuore di Gesù, Figlio di Dio nei confronti della gente, non potendo più accettare che  venisse fraintesa e raggirata dai bassi calcoli di un profitto mercantile di piazza. Del resto, proprio la stessa preghiera di Gesù, quella che Lui ci ha insegnato, prendeva le mosse da un atto di abbandono  totale di Sé alla volontà del Padre: “sia fatta la tua volontà” (Mt 6,10), senza alcuna pretesa di ritorno. 

Intanto, proprio ai nostri giorni il linguaggio si fa paradossale nell’uso travisato della parola ‘tempio’,  giungendo a denominare il luogo massimo dei nostri traffici senza confini: tempio della finanza. Dove  il denaro diventa il dato essenziale e imprescindibile per raggiungere qualsiasi scopo. Perché senza  denaro non si combina niente nel nostro mondo! E come reagirebbe Gesù davanti a questo nostro  modo di ragionare? Non avrebbe le Sue ragioni per arrabbiarSi ancora?  

“Osanna al Figlio di Davide” 

Intanto sono troppe le chiese e le cattedrali, soprattutto in Occidente, trasformate in musei, teatri e supermercati, mentre, al fine di valorizzare il patrimonio artistico delle cattedrali ci si deve mettere  in fila per poterle ammirare! Sicuramente Gesù ci ripeterebbe ancora che la casa di Suo Padre è  anzitutto un luogo di preghiera! Carica di quella preghiera così come anzitutto Lui pregava. Forse per  cominciare a capirci qualcosa potremmo ricordare la diversa disponibilità nei confronti del Signore  di quei due che un giorno erano saliti al tempio a pregare (Lc 18,9-14)?

Il fariseo, ritto allʼaltare del  sacrificio, che mercanteggia con Dio, preoccupato di avere un ritorno per le sue molte elargizioni; il  pubblicano, rannicchiato e piegato all’ingresso del tempio che invece non si stanca di ripete con  umiltà: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Tra le tante forme di preghiera che potremmo riscoprire per stare alla richiesta di Gesù, c’è sicuramente la preghiera penitenziale, che la liturgia non si stanca  di riproporci ogni volta che decidiamo di partecipare all’Eucaristia. Rievocando così senza fatica una  scena che ancora ci spiazza e ci invita a maggior compunzione.

Come dice il Vangelo odierno, infatti,  dopo che erano stati scacciati i mercanti, si avvicinarono a Gesù “nel tempio ciechi e storpi, ed egli  li guarì”. Proprio questo indispettì i responsabili del Tempio, che intanto non potevano sottrarsi  all’ascolto del canto di lode di un gruppo di bambini: “dalla bocca di bambini e di lattanti hai tratto  per te una lode”. La loro semplicità sciolga i nostri troppo spesso cuori chiusi e induriti! 

don Walter Magni