Rito Ambrosiano – Commento al Vangelo di domenica 16 Luglio 2023 – don Walter Magni

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VII DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Anno A – Rito Ambrosiano – 16 Luglio 2023

La tua legge, Signore, è luce ai nostri occhi

Luca 13,22-30. – In quel tempo. Il Signore Gesù 22passava insegnando per città e  villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli  che si salvano?». Disse loro: 24«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico,  cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la  porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi  risponderà: “Non so di dove siete”. 26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua  presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. 27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete.  Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando  vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.  29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel  regno di Dio. 30Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi». 

Fratelli, sorelle, 

se l’invito ad “entrare per la porta stretta” un po’ inquieta (VII domenica dopo Pentecoste, 16 luglio  2023) gli amici di Dio, invitati a partecipare al banchetto della Sua festa, rappresentano uno scenario mondiale: “verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a  mensa nel regno di Dio”. E tra questi ci sei anche tu: “Tutto è possibile a Dio!” (Mt 19,26). 

“Sforzatevi di entrare” 

Gesù stava rispondendo a un tale che aveva chiesto: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”,  riferendo una interpretazione rabbinica che riduceva la salvezza a una questione quantitativa. Per  salvarsi bastava attenersi in modo scrupoloso a poche regole, derivate da una lettura sbrigativa della  Legge di Mosè. Più che l’adesione sincera del cuore, poteva bastare l’esecuzione formale ed esteriore delle regole.

Come si potesse dire che “una volta fatta è fatta” e può bastare! Oggi, tuttavia, ci si  accorge che anche il formalismo di facciata non tiene più. Si rottama in fretta come una pubblicità.  Basta compilare un modulo e sei a posto; se hai commesso un’infrazione e nessuno l’ha rilevato t’è  andata bene. Intanto i valori etici ai quali riferirsi si moltiplicano a dismisura sino al dettaglio. Al  punto che non sai più a chi dare credito. Intanto Gesù, come fosse al di là di tutte queste questioni, a  bruciapelo, senza fare distinguo, dice: “sforzatevi di entrare per la porta stretta”.

Come invitandoci  a focalizzarci su una condizione previa, prima di attraversare quella porta: mettere in conto seriamente  di avviare uno sforzo capace di raccoglierci e di concentrarci su ciò che conta davvero. Andando oltre  la miriade di distrazioni e divertimenti che troppo ci confondo ancora. È giunto il momento di  invertire la rotta per poterci salvare. C’è un agonismo – agonízesthe, sforzati! dice il Vangelo che  oggi viene applicato rigorosamente solo nello sport di palestra e da chi segue le prescrizioni dietetiche  e salutistiche. C’è un agonismo della fede che anche i credenti dovranno pur recuperare!  

Per attraversare la porta 

E perché Gesù ci chiede questo sforzo? Per riuscire ad attraversare una porta. Gesù usa spesso nei  Vangeli l’immagine della porta, per significare il valore dell’ingresso e come spazio che avvia una  relazione, l’incontro. Così Gesù ci parla di una porta dove un amico insistente potrà sempre bussare 

per riuscire a rimediare un pezzo di pane per l’ospite che l’ha raggiunto (Lc 11,5-9). Oppure si dice  anche che, venuta la sera a Cafarnao, “tutta la città era riunita davanti alla porta (e Gesù) guarì  molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni” (Mc 1,32-34). Ma c’è una porta con  la quale Gesù stesso S’identifica, quale condizione necessaria e ineludibile per la nostra salvezza: “Io  sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo” (10,9).

Perché Gesù non è un salvatore  qualsiasi, che ci salva semplicemente da qualcosa, sanandoci da qualche male occasionale, rimarginando qualche ferita, come fosse un guaritore importante, un medico qualificato, funzionale  a rimediare al male del momento. Gesù è la porta della nostra salvezza piena, Che non fa sconti e non  ammette eccezioni. Se ti rivolgi a Lui, devi accettare una revisione totale, un check-up completo. E  questo vale per noi, ma vale per tutti. Anche per coloro che ancora non Lo conoscono come  L’abbiamo potuto conoscere noi. Perché proprio questo ci assicura il Vangelo: Verranno da oriente  e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi  sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi”.  

“stretta”  

Una porta che è “stretta”. Perché se vuoi entrare in relazione con Gesù devi in qualche modo non  solo farti vicino, ma stringerti, aderire a Lui. Sino a sentirLo, sino a toccarLo Imparando in diretta i  Suoi criteri di comportamento, le Sue abitudini, le Sue misure. Soprattutto quel Suo stile  inconfondibile che Lo ha portato ad abbassarSi fino a noi, permettendoci di poterLo raggiungere. 

Egli, infatti, “pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con  Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini, apparso  in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,6- 8). E poi viene il momento che per tutti i presuntuosi e gli impertinenti quella porta sarà chiusa dal  padrone di casa e “voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”.  Ma egli vi risponderà: ‘(…) voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di  ingiustizia!’”.

Mentre sarà sempre aperta e spalancata per tutti coloro che anche a loro modo per  provenienza e per culture diverse, si ritroveranno come d’incanto in una sintonia profonda con Gesù. Come s’accorgessero d’aver suonato da sempre la stessa melodia. Accomunati dallo stesso desiderio  di regalare misericordia, attraversati da uno stesso profondo bisogno d’amore e di speranza. Qualcuno  ha scritto che “tra i credenti e i non credenti io preferisco scegliere gli incredibili. Io faccio anzitutto  voto di vastità” (A. Bergonzoni). La stessa vastità del cuore trafitto, aperto e spalancato, di Gesù.  

don Walter Magni